di Silvia Sottile
Il Professor
Cenerentolo è il dodicesimo film di Leonardo Pieraccioni, che per i suoi 50
anni anagrafici e 20 di carriera (ricordiamo l’esordio alla regia nel 1995 con I laureati e l’enorme successo dell’anno
successivo con Il ciclone) si regala
(sia da regista che da interprete) un personaggio leggermente diverso dai
soliti, purtroppo non particolarmente riuscito.
La storia è quella di Umberto (Pieraccioni), un ingegnere
che per evitare il fallimento della sua ditta improvvisa un maldestro colpo in
banca insieme ad un suo dipendente (Massimo Ceccherini), che gli frutta 4 anni
di carcere nella splendida isola di Ventotene. Giunto a fine pena, ottiene il permesso di lavorare (di giorno) nella biblioteca del paese, insieme ad
Arnaldo (Davide Marotta). Una sera, durante un dibattito, incontra Morgana
(Laura Chiatti), donna esuberante e un po’ fuori di testa, che lo scambia per
un uomo che lavora in carcere e non un detenuto. Umberto sfrutta l’equivoco per
frequentare (e sedurre) Morgana nelle ore di libertà ma per evitare di essere scoperto dal direttore del carcere (Flavio Insinna) a mezzanotte deve
rientrare, proprio come Cenerentola. In realtà, però, il titolo risulta forzato perché un evento del genere si verifica solamente una
volta: la ragazza infatti scoprirà ben presto di essere stata ingannata e dopo
una iniziale arrabbiatura aiuterà l’uomo a riconquistare l’affetto della
figlia (Lisa Ruth Andreozzi) che si vergogna di lui.
Descritta così, sembrerebbe una commedia divertente, a
tratti sentimentale, mentre in realtà ci troviamo di fronte ad un prodotto
indecifrabile che ambisce a qualcosa di più ma si perde nei meandri di una
comicità ormai obsoleta e di una sceneggiatura senza spunti particolarmente
interessanti.
Leonardo Pieraccioni, nonostante l’età, rimane un ragazzo che
continua a riproporre la sua idea di comicità, sempre uguale e decisamente anacronistica.
Oltretutto, anche a voler sorvolare sulla trama inconsistente e banale, senza
guizzi e per nulla credibile, i personaggi si rivelano totalmente privi di
spessore, incoerenti, carichi invece di stereotipi fino a diventare (alcuni
soprattutto) delle macchiette caricaturali. La cosa ben più drammatica è però
un’altra: la pellicola, comica nelle intenzioni, in realtà non fa ridere! E non
perché il tono si mantiene più profondo, tutt’altro. Semplicemente le presunte
gag spassose sono in realtà ripetitive, scontate, offensive, a volte addirittura
demenziali e farsesche, di certo poco divertenti, specie nell’essere riproposte
al giorno d’oggi. Viene sfruttato fin troppo, ma senza tuttavia coglierne al
meglio il potenziale comico, il nanismo di Marotta, la Chiatti sembra capitata
lì per caso e Pieraccioni in questo caso non convince né come interprete né come regista.
Tra le poche cose da salvare ci sono le musiche di Gianluca
Sibaldi e la canzone Il Re cantata sui titoli di coda dallo stesso Pieraccioni,
oltre naturalmente ai meravigliosi paesaggi e allo splendido mare di Ventotene.
Elementi che comunque non bastano da soli a risollevare questa commedia fin
troppo leggera e facilmente dimenticabile. Come una bella cornice su un quadro
vuoto.
Il Professor
Cenerentolo sarà al cinema dal 7 dicembre in 500 copie.
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