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lunedì 7 dicembre 2015

“Il Professor Cenerentolo”: l’ultima fatica di Pieraccioni


di Silvia Sottile

Il Professor Cenerentolo è il dodicesimo film di Leonardo Pieraccioni, che per i suoi 50 anni anagrafici e 20 di carriera (ricordiamo l’esordio alla regia nel 1995 con I laureati e l’enorme successo dell’anno successivo con Il ciclone) si regala (sia da regista che da interprete) un personaggio leggermente diverso dai soliti, purtroppo non particolarmente riuscito.

La storia è quella di Umberto (Pieraccioni), un ingegnere che per evitare il fallimento della sua ditta improvvisa un maldestro colpo in banca insieme ad un suo dipendente (Massimo Ceccherini), che gli frutta 4 anni di carcere nella splendida isola di Ventotene. Giunto a fine pena, ottiene il permesso di lavorare (di giorno) nella biblioteca del paese, insieme ad Arnaldo (Davide Marotta). Una sera, durante un dibattito, incontra Morgana (Laura Chiatti), donna esuberante e un po’ fuori di testa, che lo scambia per un uomo che lavora in carcere e non un detenuto. Umberto sfrutta l’equivoco per frequentare (e sedurre) Morgana nelle ore di libertà ma per evitare di essere scoperto dal direttore del carcere (Flavio Insinna) a mezzanotte deve rientrare, proprio come Cenerentola.  In realtà, però, il titolo risulta forzato perché un evento del genere si verifica solamente una volta: la ragazza infatti scoprirà ben presto di essere stata ingannata e dopo una iniziale arrabbiatura aiuterà l’uomo a riconquistare l’affetto della figlia (Lisa Ruth Andreozzi) che si vergogna di lui.

Descritta così, sembrerebbe una commedia divertente, a tratti sentimentale, mentre in realtà ci troviamo di fronte ad un prodotto indecifrabile che ambisce a qualcosa di più ma si perde nei meandri di una comicità ormai obsoleta e di una sceneggiatura senza spunti particolarmente interessanti.
Leonardo Pieraccioni, nonostante l’età, rimane un ragazzo che continua a riproporre la sua idea di comicità, sempre uguale e decisamente anacronistica. Oltretutto, anche a voler sorvolare sulla trama inconsistente e banale, senza guizzi e per nulla credibile, i personaggi si rivelano totalmente privi di spessore, incoerenti, carichi invece di stereotipi fino a diventare (alcuni soprattutto) delle macchiette caricaturali. La cosa ben più drammatica è però un’altra: la pellicola, comica nelle intenzioni, in realtà non fa ridere! E non perché il tono si mantiene più profondo, tutt’altro. Semplicemente le presunte gag spassose sono in realtà ripetitive, scontate, offensive, a volte addirittura demenziali e farsesche, di certo poco divertenti, specie nell’essere riproposte al giorno d’oggi. Viene sfruttato fin troppo, ma senza tuttavia coglierne al meglio il potenziale comico, il nanismo di Marotta, la Chiatti sembra capitata lì per caso e Pieraccioni in questo caso non convince né come interprete né come regista.

Tra le poche cose da salvare ci sono le musiche di Gianluca Sibaldi e la canzone Il Re cantata sui titoli di coda dallo stesso Pieraccioni, oltre naturalmente ai meravigliosi paesaggi e allo splendido mare di Ventotene. Elementi che comunque non bastano da soli a risollevare questa commedia fin troppo leggera e facilmente dimenticabile. Come una bella cornice su un quadro vuoto.

Il Professor Cenerentolo sarà al cinema dal 7 dicembre in 500 copie.

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