di Silvia Sottile
Il regista Neri Parenti decide di riportare sul grande
schermo il cinepanettone per antonomasia, quello vecchio stile, l’originale, e
per farlo ricostruisce la sua squadra dei tempi d’oro, ovvero gli sceneggiatori
Fausto Brizzi e Marco Martani e il protagonista storico per eccellenza,
Christian De Sica, entusiasta del progetto. A lui il compito di far ridere gli
italiani durante le prossime vacanze di Natale, affiancato da un cast di buon
livello, nella speranza di ritrovare anche il successo al botteghino. L’unico
cambiamento evidente (a parte l’assenza di Boldi, ormai per la sua strada) è il
passaggio dal binomio produttore/distributore De Laurentiis/Filmauro
(interessati più a una commedia sofisticata) a Wildside/Medusa.
Vacanze ai Caraibi
si sviluppa in tre episodi. Mario (Christian De Sica), indebitato fino al
collo, va a Santo Domingo con la moglie (Angela Finocchiaro), ignara di tutto,
per vendere la villa e cercare di recuperare un po’ di liquidità. Lì scoprono
che la figlia Anna Pia (Maria Luisa De Crescenzo) vuole sposare Ottavio (Massimo
Ghini) di trent’anni più vecchio. Se all’inizio sono contrari, cambiano subito
idea quando scoprono che l’uomo pare ricchissimo, senza sospettare che in
realtà è squattrinato anche lui. Fausto (Luca Argentero) e Claudia (Ilaria
Spada), sono in crociera con i rispettivi compagni ma tra loro scoppia
un’irresistibile passione che li porta a lasciare i partner e fuggire insieme.
Solo che, a dispetto dell’ardente intesa sessuale, sono diversissimi tra loro,
come il giorno e la notte: lui filologo del nord, vegetariano, salutista e noioso, lei estetista romana, coatta,
carnivora e fumatrice. Nel terzo episodio troviamo un one man show di Dario Bandiera, nei panni di Adriano, un tecnomane
catanese che si ritrova naufrago su un’isola deserta… senza “campo”!
Se la trama si rivela (ed era prevedibile) leggera, fin
troppo elementare e grossolanamente comica, e le gag sono volontariamente
vecchiotte, scurrili, volgari, e persino puerili, per una comicità di bassa
lega, come da tradizione (e decisamente non politically correct), bisogna riconoscere che il film centra
l’obiettivo principale che si prefigge, riuscendo nel suo intento primario,
ovvero far ridere gli spettatori, anche i più prevenuti, cosa non sempre così
scontata. Senza dubbio ciò che gioca un ruolo importante in questo senso, oltre
naturalmente ad un regista più che esperto del genere, è stata la scelta degli
attori, tutti dotati di innata verve, tempi comici giusti e buone attitudini
recitative. Infatti oltre al veterano Christian De Sica e alla sua spalla
Massimo Ghini (i due hanno davvero un’ottima chimica e una recitazione di
impianto teatrale) si segnalano le new entry Angela Finocchiaro, perfetta nel
ruolo di moglie svampita ma in fin dei conti cinica almeno quanto marito e
futuro genero, e gli affiatatissimi Luca Argentero e Ilaria Spada, ormai molto
più che promesse nel panorama cinematografico italiano: Argentero è una garanzia
ma anche la Spada, vista quest’anno in numerose commedie in ruoli secondari,
conferma il suo talento e ci aspettiamo che le venga affidato quanto prima un
ruolo da protagonista. Il segmento forse
più debole è quello affidato a Dario Bandiera, non tanto per l’interpretazione
del simpatico caratterista siciliano, sempre divertente, quanto proprio in
partenza, in fase di scrittura.
Vacanze ai Caraibi, dunque,
non brilla certo per qualità, però il prodotto si rivela esattamente per quello
che è, un vero cinepanettone (e come tale va considerato) con tutti i soliti
cliché fortemente voluti, in una rivendicazione della farsa vera e propria e
della comicità libera, quasi cinica, senza freni inibitori. E si ride, il che
non è poco. Con un pizzico di nostalgia per i film di Natale che furono.
Dal 16 dicembre al cinema.
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