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lunedì 30 settembre 2013

Le "Devious Maids" di Eva Longoria non faranno rimpiangere le "Desperate Housewives"

Da casalinga disperata, la bella e talentuosa Eva Longoria è diventata produttrice delle "cameriere ambigue": Devious Maids, la serie targata ABC creata da Marc Cherry ("il padre" di Desperate Housewives) si pone proprio sul filone del suo illustre predecessore, ma, come ha confermato Roselyn Sanchez, presente in conferenza stampa insieme alla sua collega attrice/colf Edy Ganem: "ci sono certamente affinità, l'autore è sempre Marc Cherry, ma anche se il tono è lo stesso,  il contenuto è sicuramente diverso". E continua elogiando la sua amica Eva: "E' come Wonder Woman, sa fare tutto. E non metterebbe mai il proprio nome su qualcosa che non la convinca appieno". 
La serie racconta la storia di cinque cameriere (o meglio, quattro cameriere e un'infiltrata): Rosie (Dania Ramirez), Zoila (Judy Reyes), Carmen (la Sanchez), Valentina (la Ganem) e Marisol (Ana Ortiz), tutte attrici sudamericane già conosciute per le quali, ovviamente, la produttrice/attrice rappresenta un modello da imitare e un punto di riferimento: di origini messicane, la Longoria ha sfondato prima ad Hollywood e poi, pian piano, si è fatta strada anche in politica. La giovane Edy Ganem conferma: "Ho avuto modo di conoscerla personalmente solo sul set e ne sono rimasta impressionata, anzi, più vado avanti nella conoscenza, più ne sono colpita. Estremamente professionale, dalle mille risorse e mille impegni. Non credo che la gente conosca tutto quello che fa...". 
Al di là di quello che si può intuire dal titolo, la serie non racconta solo la storia di cinque cameriere, ma la vita di cinque donne, governanti di professione, alle prese con i propri problemi e quelli delle persone per cui lavorano, con gli amori e i tradimenti, gli intrighi e gli scandali dell'alta società. In una commistione di generi (proprio come in Desperate Housewives troviamo il drama, il giallo, la comedy e la satira sociale, uno dei punti di forza) le tinte della soap si fondono con le caratteristiche proprie e necessarie delle serie prime time. 
A suon di tango, la prima puntata si apre con un omicidio con cui volenti o nolenti le belle e determinate protagoniste dovranno fare i conti. Nel pilot si sono soltanto presentate, andando avanti le conosceremo meglio. Appuntamento dal 9 ottobre ogni mercoledì alle 21:00 su FoxLife.

La presunta originalità di "Nymphs"

Sono uscita dall'anticipata stampa di Nymphs in uno stato confusionale: disorientata, basita, addirittura preoccupata. Sì, avete capito bene: preoccupata. Non tanto per quello che ho visto sullo schermo, ma per i giudizi che hanno seguito la proiezione. 
Procediamo con ordine. 
La serie finlandese prodotta da Fisherking si apre con il primo rapporto di una coppia di adolescenti, il che ci introduce subito al genere: siamo evidentemente davanti ad un teen drama. Il problema è che, per farla breve, lui muore subito dopo e lei, dopo una scarna serie di peripezie, scopre di essere una ninfa destinata ad avere ogni mese, con la luna piena, un rapporto sessuale in cui ucciderà sempre il malcapitato partner per poter sopravvivere. Il teen drama, dunque, si tinge di fantasy. Ma se, per esempio, Buffy - L'ammazzavampiri proprio di questo genere ha precorso i tempi, spianando la strada alle opere successive e diventando una serie di culto con delle forti innovazioni e peculiarità che ne fanno ancora parlare e che l'hanno portata ad essere anche oggetto di studio, la novità di Nymphs sta nella sostituzione dei vampiri con le ninfe? Nel fatto che le protagoniste siano esclusivamente donne, fascinose e fatali? Non credo che basterà la bellezza di Sara Souliè, la protagonista Didi del film, presente in sala, come incentivo per guardare 12 episodi di una stagione il cui pilot non presenta, checchè se ne dica, nessun tipo di attrattiva, nè narrativa nè visiva. Ed ecco che torniamo alla mia preoccupazione: possibile che il mio giudizio sia completamente discordante?
In sede di presentazione e dibattito, sia Carlo Cavazzoni, responsabile dell'edizione italiana, sia Michela Barberio, direttrice di Sky Uno, non hanno fatto altro che lodare l'originalità del prodotto. E' vero che non si può chiedere all'oste come è il vino, ed è vero anche che per una volta battiamo sul tempo gli altri Paesi in quanto la prima europea sarà trasmessa il 29 ottobre alle 21.10 proprio su Sky Uno, ma bisogna cercare di essere quantomeno oggettivi. Ok, siamo i primi ad avere questa serie (evviva...!) e non è il solito prodotto made in Usa (dalla fotografia si capisce benissimo, ma non è detto che questo sia un complimento), ma bisogna mantenere un po' di razionalità. Di originale, al momento, non si è visto niente... assai fantasiosa, invece, la presentazione. 

domenica 29 settembre 2013

"The Crazy Ones": lampadine accese per la scoppiettante coppia Williams-Gellar

Ho un debole, da sempre, per l'eclettico e formidabile Robin Williams. Lo posso confessare tranquillamente, tanto so bene di essere portavoce di un gruppo decisamente più nutrito. Quando ho saputo del suo ritorno in tv, dopo ben trent'anni dalla sua ultima apparizione televisiva da protagonista in Mork & Mindy, non stavo nella pelle. E il pilot di The Crazy Ones, la nuova serie di David E. Kelley, non ha assolutamente disatteso le mie aspettative: la sitcom in onda dal 26 settembre 2013 sulla rete CBS racconta le vicende di un'agenzia pubblicitaria di cui l'istrionico attore è titolare nei panni di Simon Roberts, mentre Sarah Michelle Gellar (la nota e amata Buffy - L'ammazzavampiri) interpreta sua figlia Sidney, direttore creativo. Accanto a loro Lauren, una segretaria stereotipata interpretata da Amanda Setton), Andrew (Hamish Linklater) ed il "piacione" Zach (James Wolk), che nella prima puntata si rivela essere un'ottima spalla per Williams, con delle finte improvvisazioni che vedono protagonisti entrambi che sorprendono in maniera assolutamente positiva. 
Bastano i primi 20 minuti (questa la durata di ogni episodio) per capire cosa abbiamo difronte: Williams nei panni di Roberts può dar sfogo a tutta la sua bravura e voglia di divertirsi e mettersi in gioco, arricchendo il suo personaggio con tutte le sfaccettature, gesti e timbri del suo vastissimo repertorio. Non dobbiamo aver paura che l'attore prenda il sopravvento sul personaggio e lo divori perchè quella di Simon Roberts è la parte perfetta per "Mr. Doubtifire", ed i personaggi che lo circondano da una parte lo supportano e incoraggiano, (vedi Lauren che non resiste alle sue battute), dall'altra cercano di contenerlo frenando il suo estro. La figlia, più rigida e lavorativamente più convenzionale, scoprirà di non essere così diversa dal padre concedendosi anche lei piccoli momenti di sana follia. D'altronde, ed ecco spiegato anche il titolo della serie, sono due i motivi che hanno spinto Sidney ad intraprendere questa carriera: suo padre, naturalmente, e "Here's to the Crazy Ones", la pubblicità del 1997 simbolo del thinking different della Apple in cui non si vende un prodotto, ma si trasmette un'idea. Mossa da un così nobile intento, a cui si unisce il disperato tentativo di non perdere l'incarico affidato dal colosso McDonald's, vogliamo che Sidney Roberts, figlia di cotanto padre, non riesca a convincere Kelly Clarkson (la cantautrice statunitense vincitrice del talent show American Idol nel 2002) a registrare un jingle per vendere hamburger? 
Non sappiamo cosa succederà nei prossimi episodi, ma lavoro e vita privata si fonderanno sicuramente in un bel connubio spumeggiante, divertente e inaspettato; da quel che viene sottinteso, probabilmente non mancheranno anche momenti più introspettivi nei quali si consoliderà il rapporto padre e figlia. Le basi, su tutti i fronti, sono ben solide, pronte a reggere il peso di un sicuro successo. 

"Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D.": in attesa di un'evoluzione

Sono stata ufficialmente reclutata (ho un tesserino che prova in maniera inconfutabile la mia appartenenza allo S.H.I.E.L.D con tanto di fotografia) e da buon agente segreto non dovrei diffondere notizie che possano compromettere l'organizzazione per cui lavoro, né tantomeno parlarne male, per cui mi limiterò a dire ciò che posso, limitandomi ad esporre con oggettività fatti che non interferiscano in nessun modo con il mio operato...
Ieri sera al RomaFictionFest, a solo pochi giorni di distanza dalla messa in onda Usa sulla rete ABC, è stato presentato l'attesissimo Agents of S.H.I.E.L.D., il primo live-action tv targato Marvel e ideato da Joss Wedhon, già regista di The Avengers. La serie, spin-off televisivo della saga cinematografica, si presenta con un resuscitato Phil Coulson (interpretato sempre da Clark Gregg) con il compito di formare una nuova squadra di agenti segreti. La loro missione è quella di nascondere i supereroi e proteggerli da un mondo che non è ancora pronto alla loro manifestazione. Il gruppo è formato da Ward, abile combattente e disinnescatore di bombe, ma come egli stesso afferma, assolutamente non predisposto al lavoro di squadra, l'asiatica May, restia a tornare sul campo ma grande esperta di arti marziali e pilota provetta ed infine la coppia Fitz-Simmons, gli strampalati, ma non per questo meno esperti, scienziati del gruppo. Anche se il pilot vorrebbe lasciarci con un velatissimo dubbio al riguardo, sicuramente completerà la squadra Skye, ex hacker della Rising Tide, organizzazione che si muove in modo diametralmente opposto allo S.H.I.E.L.D. e che vuole rivelare al mondo tutto ciò che la società di spionaggio invece nasconde.   
La serie, dedicata per lo più al pubblico di appassionati ed esperti conoscitori dell'universo Marvel (numerosi sono, infatti, i riferimenti e le citazioni) ha un buon potenziale, ma non conquista fin da subito: i personaggi potrebbero risultare interessanti, ma al momento sono solo abbozzati e non sembra esserci una trama così forte da sostenere un'intera stagione; d'altra parte, però, certamente non mancheranno futuri colpi di scena, rivelazioni improvvise e sicuri rovesciamenti di fronte, per cui non è corretto dare un giudizio troppo affrettato. Concediamogli un po' di respiro (sulla carta ha tutti i requisiti per poter riuscire) e vediamo come evolve nei prossimi episodi.

"Una mamma imperfetta": un gioiellino made in Italy che di imperfetto ha solo il titolo

Una bella rivelazione quella avuta ieri sera al RomaFictionFest: la serata dedicata a Una mamma imperfetta, infatti, si è dimostrata assolutamente piacevole e, in qualche modo,  illuminante. Premetto che non ne sapevo nulla e che ho scelto di vederla per due motivi, uno più professionale, l’altro sicuramente meno: da una parte la voglia di documentarmi su quello che succede nel panorama Italia (che in genere passa sempre in secondo piano per qualità e, quindi, ascolti rispetto ai prodotti esteri), dall’altra la comodità (nella stessa sala Petrassi, subito dopo, veniva presentato Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. che non volevo perdere).
Più che l’antefatto, però, quello che è sicuramente importante è il fatto stesso: una serie che dal web (la prima stagione è stata pubblicata sul sito del Corriere della Sera www.corriere.it) passa alla televisione (dal 9 settembre la troviamo alle 21 su Rai2) e che trova talmente tanti consensi da essere venduta anche all’estero (notizia fresca fresca di ieri sera, come ha tenuto a precisare Piera Detassis che ha presentato l’evento insieme al Direttore Artistico Steve Della Casa e a tutto il cast).
Molte, sicuramente, le caratteristiche vincenti della coproduzione Indigo Film, Rai Fiction e Rcs scritta e diretta da Ivan Cotroneo: ogni puntata, della durata di 8 minuti, si presenta come una sorta di video-diario o video-blog di Chiara (Lucia Mascino), una mamma imperfetta che insieme alle sue amiche Irene (Anna Ferzetti), Claudia (Vanessa Compagnucci) e Marta (Alessia Barela), imperfette quanto lei,  riflette sulla sua condizione di donna, moglie, madre. Accanto a loro, ovviamente, un universo di altri personaggi che di volta in volta vengono chiamati in causa: la tata, i mariti, i figli, altri amici… I temi trattati sono all'ordine del giorno, fanno ridere perché veri e concreti, assolutamente tangibili e sperimentati dai più, ma trattati con garbata ironia e delicatezza. Ottimi sia l’uso della macchina da presa, che alterna le riprese frontali della protagonista che si confida davanti al computer ad altre più dinamiche e d’insieme, sia la scrittura scenica e la consecutiva realizzazione sullo schermo: alle immagini confidenziali e narrative nel senso più basico del termine, si aggiungono infatti fantasie, ricordi, testimonianze in chiave fanta-documentaristica che rendono ogni singolo episodio un concentrato di divertimento e stile.
Dal 15 ottobre la seconda stagione andrà in onda sia sul web che su Rai 2... da non perdere!

giovedì 26 settembre 2013

RomaFictionFest 2013: una scorpacciata di attese anteprime

Meno di due giorni ormai ci separano dall’inizio della settima edizione del RomaFictionFest: dal 28 settembre al 3 ottobre 2013 , infatti, l’Auditorium Parco della Musica offrirà, come afferma anche l’efficace slogan dell’evento, “il meglio della tv, prima della tv”.
Il primo weekend è dedicato soprattutto ai giovanissimi, ai teen e non che seguono con ammirazione e impazienza i loro beniamini. Tra gli appuntamenti dedicati a loro sicuramente spiccano l’incontro con Peppa Pig e Geronimo Stilton (l’ormai più che famoso direttore dell’Eco del Roditore, inventato dalla penna di Elisabetta Dami) e la presentazione della seconda stagione di Violetta con Pink Carpet e successiva esibizione di Ruggero Pasquarelli, che nella serie interpreta Federico.
Il Festival si inaugurerà ufficialmente domenica 29, serata a cui ovviamente prenderà parte Serena Autieri, madrina dell’evento. A seguire l’anteprima di Altri tempi (regia di Marco Turco e protagonista Vittoria Puccini), che rientra nella Sezione Italia insieme a L’assalto (regia di Ricky Tognazzi, verrà presentato il 30 settembre), Il ritorno di Ulisse, coproduzione internazionale di Rai Fiction con Alessio Boni e Caterina Murino (1 ottobre) e  Angeli – Una storia d’amore, con Raul Bova e Vanessa Incontrada (2 ottobre).
La sezione che crea più aspettative è sicuramente quella internazionale, con le anteprime delle nuove stagioni delle serie più attese in tutto il mondo e le Master Class con autori, registi e produttori internazionali: sabato 28 verrà presentato Marvel’s agents of S.H.I.E.L.D.; lunedì 30 settembre Nymphs, Devious Maids, Les revenants, Burning Bush (miniserie ispirata alla storia di Jan Palach) e The Millers, solo per citarne alcuni; martedì 1 ottobre grande scorpacciata di titoli noti con Under the Dome (in sala saranno presenti Rachelle Lefèvre e Dean Norris, uno dei protagonisti dal 2008 di Breaking Bad), Homeland, Sleepy Hollow e The Americans; mercoledì 2 ottobre The newsroom, la nuova serie di Aaron Sorkin con Thomas Sadoski, che sarà presente in sala, The Michael J. Fox Show, The blacklist, Master of sex e The fear; anche giovedì 3 ottobre, giorno della cerimonia di premiazione, non mancheranno gustose anteprime come Generation War e la presentazione della settima stagione della spumeggiante The Big Bang Theory (ricordiamo che il pilot della serie è stato presentato proprio al RomaFictionFest nel 2008 con la partecipazione dei protagonisti).
Last but not least, grande spazio e tempo anche quest’anno sono dedicati alle web series, diventate ormai un fenomeno di successo in grado di attirare l’attenzione di milioni di fan, specie tra i più giovani. Quindici titoli in tutto, tra cui numerose anteprime: tra le più attese, alcuni episodi inediti della seconda stagione dei The Pills e una nuova produzione Magnolia, Il Candidato, con FilippoTimi, Lunetta Savino e Antonio Catania.

Insomma, chi più ne ha, più ne metta. L’importante è studiarsi per bene il programma (completo sul sito ufficiale  www.romafictionfest.org), munirsi di biglietto (gratuito) e prepararsi ad una bella scorpacciata: ce n'è per tutti i gusti! 

lunedì 23 settembre 2013

Emmy Awards 2013: "Behind the candelabra" on the scene

Trionfo per Behind the Candelabra ai Primetime Emmy Awards (più volgarmente definiti come “gli Oscar della televisione”): il 22 settembre 2013 al Nokia Theatre di Hollywood, infatti, durante la serata presentata da Neil Patrick Harris (il Barney di How I met your Mather) l’opera del regista dei vari Ocean’s (solo per citarne, con uno, tre) ha portato a casa il premio per la migliore miniserie o film tv, quello per la miglior regia per un film, miniserie o speciale drammatico e quello assegnato a Michael Douglas per il miglior attore protagonista (sempre in miniserie o film tv) nel ruolo del pianista gay Liberace. Aspiravano alla statuetta altri nomi degni di  nota, tra cui Matt Damon (per aver interpretato Scott Thorson all’interno dello stesso lavoro) e Al Pacino (con il ruolo di Phil Spector nell’opera omonima).  
Breaking Bad è risultata, meritatamente, la miglior serie drammatica, battendo prodotti di altissimo livello come Games of Thrones, Mad Man, Downton Abbey, Homeland (a cui è andato il premio per la migliore sceneggiatura) e House of Cards (l'episodio pilota è valso a David Fincher il premio per la miglior regia nella sezione drama).
Jeff Daniels e il suo Will McAvoy, personaggio principale di The Newsroom, è risultato il miglior attore protagonista in una serie tv drammatica (avremo modo di vederla in autunno su Rai 3), mentre il corrispondente premio femminile è andato a Claire Danes e alla sua Carrie Mathison, l’agente della CIA con disturbo bipolare che interpreta in Homeland – Caccia alla spia.
Star del calibro di Jessica Lange, Sigourney Weaver e Helen Mirren hanno visto assegnare il premio come migliore attrice in una miniserie o film tv a Laura Linney e alla sua Cathy Jamison in The Big C: Hereafter. Il premio al miglior attore non protagonista per la stessa categoria è andato all’eccellente interpretazione di James Cromwell in American Horror Story – Asylum, dove era in lizza, tra gli altri, anche il suo collega e compagno di serie Zachary Quinto.
Mentre Modern Family ha vinto il quarto Emmy consecutivo come miglior serie tv commedia, confermando il proprio primato, il relativo premio come miglior attore è stato assegnato ad un meritevolissimo Jim Parsons per il suo adorabile Sheldon Cooper in The big bang theory (Bazinga!), mentre il corrispettivo femminile è andato a Julia Luis-Dreyfus e alla sua Selina Meyer in Veep.


Tanti i premi assegnati, numerosissime le serie da non perdere o da recuperare. Con l'arrivo del freddo, cosa c'è di meglio di una bella e sana dose di tv di qualità? D'altronde, per rimanere in tema, winter is coming...!


Miglior serie drammatica
Breaking Bad

Miglior serie comica
Modern Family

Miglior attore protagonista in una serie drammatica
Jeff Daniels per The Newsroom

Miglior attore protagonista in una serie comica
Jim Parsons per The Big Bang Theory

Miglior attrice protagonista in una serie drammatica
Claire Danes per Homeland

Miglior attrice protagonista in una serie comica
Julia Louis-Dreyfus per Veep

Miglior attore non protagonista in una serie drammatica
Bobby Cannavale per Boardwalk Empire – L’impero del crimine

Miglior attore non protagonista in una serie comica
Tony Hale per Veep

Miglior attrice non protagonista in una serie drammatica
Anna Gunn per Breaking Bad

Miglior attrice non protagonista in una serie comica
Merritt Wever per Nurse Jackie – Terapia d’urto

Miglior guest star femminile in una serie comica
Melissa Leo per Louie

Miglior guest star maschile in una serie comica
Bob Newhart per The Big Bang Theory

Miglior guest star femminile in una serie drammatica
Carrie Preston per The Good Wife

Miglior guest star maschile in una serie drammatica
Dan Bucatinsky per Scandal

Miglior sceneggiatura di una serie drammatica
Homeland, Q&A, Henry Bromell

Miglior regia di una serie drammatica
House of Cards, Chapter 1, David Fincher

Miglior regia di una serie comica
Modern Family, Arrested, Gail Mancuso

Miglior mini-serie o film tv
Behind the Candelabra

Miglior attore protagonista  in una mini-serie o film tv
Michael Douglas per Behind the Candelabra

Miglior attrice protagonista  in una mini-serie o film tv
Laura Linney per The Big C

Miglior attore non protagonista in una mini-serie o film tv
James Cromwell American Horror Story: Asylum

Miglior attrice non protagonista in una mini-serie o film tv
Ellen Burstyn per Political Animals

Miglior regia in una mini-serie o film tv
Steven Soderbergh per Behind the Candelabra


giovedì 19 settembre 2013

"Percy Jackson e gli dei dell'olimpo - Il mare dei mostri" - Un piacevole tuffo al cinema

Non è certamente dolce naufragare nel mare dei mostri, ai più conosciuto come il triangolo delle bermuda, dove persino Poseidone non ha giurisdizione né voce in capitolo. Eppure Percy Jackson, nel secondo capitolo della saga che porta il suo nome, anche se non è stato scelto per la missione, non può tirarsi indietro, spinto a compiere gesta eroiche dalla voglia di riscatto e di dimostrare il suo valore (la premonizione parla chiaro: un mezzosangue distruggerà definitivamente o salverà l'Olimpo). La posta in gioco, d'altronde, è troppo alta: l'albero di Thalia che protegge il Campo è stato avvelenato e solo il vello d'oro può sanarlo, ma rubarlo a Polifemo non sarà certo impresa semplice. Ad accompagnarlo nell'impresa Annabeth e Grover (squadra vincente non si cambia) e una piacevolissima new entry: un ciclope di nome Tyson, altro figlio di Poseidone e quindi suo fratello.
Alcune cose sono già viste e riviste: la rivalità tra i ragazzi (Percy non si misura più con Annabeth, diventata sua amica, ma con Clarisse, un'altra miss-so-tutto-io, ma ovviamente anche loro risolveranno velocemente i propri dissidi) e il cattivo di turno, gira che ti rigira, è sempre Luke (il ladro di fulmini). Nonostante questo, il film scorre piacevolmente e sebbene sia stato criticato in quanto adatto esclusivamente ad un pubblico di ragazzini, può incontrare il favore anche di un pubblico più grande che certamente apprezzerà alcune battute o aspetti grafici notevoli, come la corsa in taxi o la traversata sull'ippocampo, e che avrà modo di ripassare un po' di mitologia. La storia, certo, rimane quel che è, un percorso in cui i buoni hanno la meglio e sconfiggono i cattivi, ma con momenti toccanti che fanno riflettere. Tyson, per esempio, è un "diverso": ha un occhio solo, è imbranato e rumoroso, ma simpatico, pulito e con un cuore grande e pieno d'amore. In qualche modo il suo personaggio, portatore sano di valori positivi, racchiude in sè quello che è il senso del film: semplice ma genuino, piacevole e divertente.
   

lunedì 16 settembre 2013

"Squadra Antimafia 5": tutto uguale, anche se a Catania

In attesa della seconda puntata di Squadra Antimafia5 (a messo che qualcuno la aspetti effettivamente), cerchiamo di fare un po’ il punto della situazione rispetto quello che abbiamo visto lunedì scorso. La tanto attesa botola di Calcaterra (Marco Bocci) è stata aperta, ma mentre gli appassionati telespettatori hanno impiegato mesi ad elaborare le teorie più disparate come una possibile ma non auspicabile resurrezione della Mares o di Di Meo, l’ottimo cliffhanger tra le due stagioni è stato liquidato velocemente, in modo approssimativo e assolutamente deludente. La nuova stagione, infatti, non inizia dove è finita la prima, ma il buon Calcaterra è già libero e in servizio, anche se non ricorda il volto del suo salvatore. La momentanea amnesia potrebbe conciliarsi con lo shock causato da un salvataggio improbabile come avevano pensato i fedelissimi della serie, ma pian piano i suoi ricordi prendono forma con l’incontro con una donna, una poliziotta sotto copertura, per l’esattezza, Lara Colombo (interpretata da Ana Caterina Morariu). Tanta attesa e tanto mistero, dunque, per cosa? E come si giustifica il viso visibilmente turbato del vicequestore di Palermo nel momento dell’apertura della botola? Secondo il più prevedibile dei cliché, inoltre, l’incontro tra i due avviene con un intervento di Calcaterra che fa saltare non solo la copertura, ma anche i duri mesi di lavoro alle spalle della sua collega di Catania e di tutto il suo staff. I due vicequestori, ovviamente, sono destinati a lavorare insieme perché, nel frattempo, è stato rapito il figlio di Rosy Abate (Giulia Michelini) e le indagini si spostano nella città della Colombo. Infatti, dopo un raid lampo per riprendersi il figlio e dare un addio appassionato e ridicolo all’inerte Calcaterra (che, diciamolo, man mano che la serie progredisce perde sempre più credibilità), l’Abate era pronta a prendere il volo e a lasciare tutto e tutti, ma in aeroporto il piccolo Leonardino decide di sottrarsi alla mamma per giocare con il laser di un estraneo e viene rapito (detto tra noi: gli sta anche bene…!). L’ex regina di Palermo non ha scelta e deve rivolgersi ad Achille Ferro (Francesco Montanari, “Il Libanese” di Romanzo Criminale La serie): il padre, infatti, l’ha aiutata a fuggire e gli ha fornito uomini di fiducia, ma non è in grado di offrirle nessun aiuto per il figlio. 
Dunque: Rosy Abate è ancora in Sicilia, Calcaterra è alle prese con una nuova donna (e sappiamo tutti quanto fortuna ha in questo campo!), una nuova famiglia di mafiosi si affaccia sulla scena siciliana e due squadre di poliziotti devono imparare a lavorare insieme senza pestarsi i piedi a vicenda. Al momento assolutamente niente di nuovo sul fronte occidentale. Speriamo di ricrederci.

lunedì 2 settembre 2013

"The canyons": il baratro in cui cade il cinema

Niente da fare per il film di Paul Schrader: The canyons fa acqua da tutte le parti, perde ovunque. A partire dal genere: come si può definire una pellicola di questo tipo? Un tentativo di thriller dalle tinte patinate del porno? La storia è debole fin dall'inizio: Christian (il produttore cinematografico interpretato da James Deen) e la compagna Tara (Lindsay Lohan) sono a cena con la segretaria di lui, Gina (Amanda Brooks), e Ryan (Nolan Gerard Funk), il fidanzato appena ingaggiato per il prossimo film, caldeggiato fortemente per la parte da entrambe le ragazze. Una cena sgradevole, in cui trapelano segreti intimi, vizi e abitudini che sarebbe meglio tenere all'interno delle mura domestiche: Christian non ha problemi nel parlare delle sue perversioni sessuali e degli scambi di coppia che caratterizzano il suo rapporto, mentre Tara è visibilmente in imbarazzo nel trattare tale argomento. E lo è per un duplice motivo: sia per l'oggetto di discussione in sé (è palese che asseconda le fantasie del compagno dimostrando poco interesse al riguardo) sia per via della storia con Ryan, nascosta ovviamente ai relativi fidanzati. Ma d'altronde anche Christian ha degli (altri) scheletri nell'armadio... L'unica ad essere ignara di tutto è la povera Gina, la sola figura "pulita" del film. 
Gli intrecci, decisamente esagerati, non reggono, le poche sequenze leggermente più interessanti vengono bruscamente interrotte per essere spiegate successivamente, i rapporti tra i vari personaggi , ammesso che di rapporti si possa parlare, evolvono in un climax che rasenta il ridicolo. 
Fuori dal baratro (altro che canyons!) che ingloba tutto e tutti, si trova la Lohan: oltre ad essere molto bella (sia vestita che nelle scene di nudo), interpreta il suo personaggio con bravura e convinzione... peccato abbia scelto la pellicola sbagliata. Anche di Deen si può certamente dire che è molto bello, ma qui ci fermiamo. Da svestito, però, ha quel quid in più che non si riesce a spiegare... Se avesse passato il film a salire le scale la sua performance ne avrebbe sicuramente giovato!
Profetiche sono le immagini degli studi cinematografici abbandonati e fatiscenti che compaiono durante i titoli di testa: se fossero state messe in coda, avrebbero dato forma precisa al pensiero degli spettatori in uscita dalla sala.