di Silvia Sottile
Sembra un buon momento in Italia per il cinema di genere.
Dopo lo straordinario successo di pubblico e critica (culminato con 16
nomination ai David di Donatello) ottenuto da Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, ecco che arriva in
sala Veloce come il vento, terza regia
per Matteo Rovere, che porta sullo schermo una storia familiare ambientata nel ruggente
mondo dei motori.
Giulia De Martino (Matilda De Angelis) ha 17 anni e la
velocità le scorre nelle vene: viene da
una famiglia che da generazioni sforna campioni di corse automobilistiche. È un
pilota di talento, nonostante la giovanissima età, e corre nel campionato GT
sotto la guida del padre. Un giorno tutto cambia e si ritroverà a dover crescere il fratellino Nico (Giulio
Pugnaghi) e ad affrontare da sola la pista e la vita. Per non perdere la casa
deve vincere il campionato e sarà dunque costretta a convivere col fratello
maggiore Loris (Stefano Accorsi), un ex pilota di successo, ormai rovinato
dalla tossicodipendenza, ma ancora dotato di una grande abilità al volante. I
due saranno obbligati a lavorare insieme, in un susseguirsi di adrenalina ed
emozioni che farà scoprire loro quanto sia complicato ma allo stesso tempo
importante, essere una famiglia. Nel cast anche Roberta Mattei (Annarella, la
compagna di Loris) e Paolo Graziosi (nel ruolo del meccanico Tonino).
L’abilità di Rovere sta nel far convivere le due anime del
film, conciliando alla perfezione la storia umana, le emozioni della sfera
familiare, con l’azione, la carica e la dinamicità del mondo delle corse. Il
personaggio di Loris De Martino è liberamente ispirato alle reali vicende dell’ex-campione
di rally Carlo Capone. Mentre Giulia
rappresenta un po’ tutte quelle donne (e ce ne sono tante) che guidano su pista in un ambiente prettamente maschile. Ciò che si evince con forza è la
grande passione che chi lavora in questo mondo mette in ciò che fa: tutti, dal
primo all’ultimo, sono animati dall’amore per i motori. È davvero un peccato
che non abbiano la stessa visibilità della Formula 1. Le scene di gara a tutta
velocità sono molto realistiche, addirittura vere, essendo state girate nei
weekend durante le gare del campionato GT. Difatti si respira a pieni polmoni
l’adrenalina tipica delle corse, l’ideale per dare un ritmo intenso che si
mantiene per tutta la durata del film facendo appassionare lo spettatore.
Per quanto riguarda i
rapporti familiari l’evoluzione procede su binari piuttosto classici e
collaudati ma senza perdere mai quei guizzi originali che lasciano il segno, ulteriormente
valorizzati dalle magistrali interpretazioni dei protagonisti. Matilda De
Angelis, infatti, al suo esordio cinematografico dopo l’esperienza televisiva
di Tutto può succedere, è ben più di
una promessa, reggendo da professionista un difficile ruolo di primo piano. Stefano
Accorsi, d’altro canto, dà mostra di tutto il suo talento, dando vita ad un personaggio
ricco di sfaccettature che per certi versi ricorda quello da lui stesso
interpretato agli inizi della sua carriera in Radiofreccia di Luciano Ligabue e che gli era valso il David di
Donatello (da notare che il produttore è sempre Domenico Procacci). L’attore
bolognese si immedesima totalmente, anche nel fisico (ha dovuto perdere 11 kg),
nel tossico e disperato Loris che dentro di sé ha ancora una grinta
inaspettata.
Veloce come il vento
è stato presentato in anteprima al BIF&ST 2016 ed è stato scelto per la
terza edizione del progetto ADOTTA UN
FILM promosso da 01 Distribution, Rai Cinema e Fandango per sostenere i
giovani registi italiani, in partnership con i circuiti Uci Cinemas e The Space
Cinema. Il film sarà nelle nostre sale
dal 7 aprile, in circa 300 copie. La qualità del prodotto è sicuramente all’altezza
dei film “adottati” nel 2014 (Smetto
quando voglio di Sydney Sibilia) e nel 2015 (Se Dio vuole di Edoardo Falcone).
Nessun commento:
Posta un commento