di Silvia Sottile
The Dressmaker – Il
Diavolo è tornato, tratto dall’omonimo romanzo di Rosalie Ham (edito in
Italia da Mondadori), può essere considerato un commedia nera che tuttavia
racchiude al suo interno altri generi cinematografici. La regista stessa
(l’australiana Jocelyn Moorhouse) ne ha curato la sceneggiatura, scritta pensando
già all’attrice che avrebbe interpretato il ruolo principale, Kate Winslet.
Le vicende si svolgono in Australia, a Dungatar (un piccolo
paese immaginario dell’entroterra), nel 1951: Tilly Dunnage (il premio Oscar
Kate Winslet) torna, dopo anni passati in Europa, nel suo paese d’origine da
cui si era dovuta allontanare a causa di un terribile evento di cui è ritenuta
colpevole ma che lei non ricorda. Torna per stare accanto alla madre Molly detta “la pazza” (Judy Davis), per fare i conti col suo passato ma soprattutto
per vendicarsi dell’ipocrisia e della falsità della gente di Dungatar. Come?
Con i suoi meravigliosi abiti. Tilly, infatti, ha vissuto a Parigi dove ha
perfezionato la sua abilità a cucire, è in grado di dar vita a vestiti all’ultima moda realizzati su misura e usati quasi come fossero armi contro i
suoi detrattori, una battaglia a colpi di creazioni da sogno per smascherare
anni di segreti e bugie. Altri due personaggi interessanti sono il bel
giocatore di football Teddy McSwiney (Liam Hemsworth) – per la serie “anche l’occhio vuole la sua parte”, del
resto cosa c’è di meglio che ammirare Liam Hemsworth a torso nudo? – e
soprattutto l’originale sergente Farrat (Hugo Weaving).
Già dai nomi degli attori protagonisti si evince che si
tratta di una pellicola di qualità, scritta anche bene, soprattutto per i primi
due terzi. The Dressmaker ha infatti
un inizio scoppiettante e divertente, carico di ironia, humour nero e una comicità grottesca che ben si sposa
con la brillante recitazione delle due straordinarie protagoniste: le scene tra
madre e figlia (bravissime la Winslet e la Davis) e il loro rocambolesco
rapporto sono il fulcro del film, insieme alla stravaganza di Hugo Weaving in
un ruolo simpaticissimo e convincente (che a tratti richiama la sua
interpretazione in Priscilla, la regina
del deserto). Gli abiti, poi, sono il pezzo forte. Si tratta di un personaggio
a tutti gli effetti, anche tra i più importanti ai fini della trama: vestiti
splendidi di ogni stoffa, taglio e colore, grazie all’impeccabile lavoro
sartoriale delle due costumiste, Marion Boyce e Margot Wilson (che ha vestito
esclusivamente Kate Winslet, una vera Diva).
In un film incentrato sulla vita in un piccolo paesino, in
cui gli abiti e i colori hanno un ruolo così importante, non poteva essere da
meno la fotografia che fin dalle prime immagini cattura positivamente l’occhio
dello spettatore. D’altronde la professionalità di Donald M. McAlpine è ben
nota. Tra i suoi lavori ricordiamo Moulin
Rouge! (che gli è valso una nomination agli Oscar) e Romeo + Giulietta di William Shakespeare. Impeccabili anche musiche
e scenografie che contribuiscono a creare la giusta atmosfera.
Ad un certo punto, ben oltre la metà del film, c’è un cambio
di registro totalmente inaspettato: la commedia tagliente si fa all’improvviso dramma
sentimentale con la pecca di qualche scelta discutibile e poco convincente di
sceneggiatura che poteva essere evitata. Una in particolare, che stona. Si
tratta forse di un pretesto necessario per un finale che si riallinea agli
intenti iniziali, giustamente cattivo, grottesco, a tratti persino pulp e sopra
le righe. Una conclusione decisamente azzeccata.
The Dressmaker – Il
diavolo è tornato, nelle nostre sale dal 28 aprile, è una divertente commedia
nera, che con ironia e umorismo non manca di sottolineare drammi umani e realtà
pregne di cattiveria e ipocrisia. Regala indubbiamente due ore piacevoli e
risate genuine anche se forse una durata di poco inferiore l’avrebbe reso quasi
perfetto.
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