di Silvia Sottile
007 – Spectre è il
24° film della saga di James Bond, il quarto con Daniel Craig nei panni del più famoso agente segreto britannico
uscito dalla penna di Ian Fleming. Torna alla regia Sam Mendes, dopo il successo
del pluripremiato Skyfall con cui il
paragone è d’obbligo (nonché fisiologico), principalmente perché i due film
sono strettamente collegati tra loro. Ci sarà sempre chi riterrà ineguagliabile
il precedente episodio, visto unanimemente come un capolavoro, e chi (ad esempio chi scrive) riconoscerà i
meriti dell’ultimo arrivato, reputandolo addirittura superiore, ma di sicuro
c’è che Spectre ha tutte le carte in
regola per essere considerato uno dei migliori Bond movie di sempre.
Un misterioso messaggio dal passato porterà James Bond
(Daniel Craig) a inseguire autonomamente una pericolosissima organizzazione che
minaccia l’ordine mondiale, la Spectre, al cui comando c’è il folle Franz
Oberhauser (Christoph Waltz): da Città del
Messico (spettacolare la scena iniziale nel giorno dei Morti) a Roma (dove
incontrerà la vedova Lucia Sciarra, interpretata dalla nostra Monica Bellucci),
dalle Alpi a Tangeri, fino naturalmente a Londra. Il tutto col solo supporto dei fidati Q (Ben Whishaw) e Moneypenny (Naomie
Harris) e cercando contemporaneamente di proteggere l’unica persona che possa
davvero aiutarlo a dipanare questa matassa, Madeleine Swann (Léa Seydoux), figlia di un suo vecchio nemico,
Mr. White (Jesper Christensen).
Intanto
al quartier generale dell’MI6, il nuovo M, Gareth Mallory
(Ralph Fiennes) combatte una dura battaglia politica contro C, Max Denbigh
(Andrew Scott), membro del Governo britannico e capo dei nuovi servizi segreti
congiunti, che preme per chiudere la sezione doppio zero e sostituirla con un
sistema informatico globalizzato e superinvadente.
Ciò che è chiaro fin dalle prime immagini è un evidente
effetto nostalgia della pellicola, si guarda molto al passato, strizzando
l’occhio ai fan dell’intera saga, a partire dalla fotografia e dalla colonna
sonora. La canzone dei titoli di testa (Writing’s
on the Wall, interpretata da Sam Smith) su immagini (e colori) dal sapore
retrò, non farà rimpiangere la Skyfall valsa
l’Oscar ad Adele. Ma non si tratta di una nostalgia fine a sé stessa. L’operazione
portata avanti da Mendes è ben più complessa: dopo aver scavato nel lato oscuro
di Bond a partire dalle sue origini con Skyfall,
in Spectre tira le somme e conclude
un percorso che comprende tutti e 4 i film con Craig, regalandoci un agente
segreto 007 rinnovato e moderno che porta orgogliosamente con sé il suo passato
in un perfetto mix di tradizione e innovazione.
Ed ecco che possiamo godere di
tutti quegli aspetti classici, vecchio stile, finalmente ritrovati: l’ironia
tipicamente british (anche se bisogna ammettere che forse le battute si colgono
meglio in lingua originale), il lavoro di squadra, i repentini cambi di
continente, le lotte in treno con lo scagnozzo di turno (Dave Bautista) e
persino in elicottero, i gadget inimitabili della sezione Q, le auto pluri-accessoriate,
una fiammante Aston Martin nuova di zecca, le donne, il Vodka Martini, fino alla
mitica e celebre frase: “My name is Bond, James Bond”.
Daniel Craig non è Sean Connery ma si trova decisamente a
suo agio nei panni di Bond, che veste con eleganza e atleticità. Gli va anche
riconosciuto il merito di aver dato nuova linfa al personaggio di 007, grazie
al suo stile, al suo fisico e ai suoi occhi di ghiaccio. Bene anche tutti i
rappresentanti dell’MI6, capitanati dallo straordinario Ralph Fiennes, sempre
capace di fare la differenza. Christoph Waltz è un po’ prigioniero del ghigno
malefico del suo cattivo, che forse poteva essere più sfaccettato. Quanto alle
donne, la Bellucci rappresenta un piccola nota negativa di Spectre, il suo è un personaggio minore, al quale è però affidato
un ruolo chiave, ma l’attrice non appare del tutto convincente. Convince invece,
e pure tanto, la splendida Léa Seydoux, perfetta e affascinante Bond girl.
Spectre, nelle
nostre sale dal 5 novembre, regala
due ore e mezza di puro intrattenimento. È un film avvincente e adrenalinico,
condito da spettacolari sequenze d’azione, prima fra tutte una scena che
resterà nella storia del cinema: un inseguimento mozzafiato per le strade di
Roma, in notturna, da Via della Conciliazione (con vista su San Pietro) al
Lungotevere. Già solo questo, vale il prezzo del biglietto.
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