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martedì 9 giugno 2015

The Salvation: il western di una volta

di Emanuela Andreocci

Con The Salvation il regista danese Kristian Levring (sì, proprio lui, il fondatore di Dogma 95 insieme a Lars Von Trier, Thomas Vinterberg e Soren Kragh Jacobsen) porta in scena un western che, da una parte, guarda alla contemporaneità con l'utilizzo di almeno due degli attori più versatili e alla ribalta dei giorni nostri, dall'altra rimanda al western di una volta, quello di Ford, Leone e Kurosawa. Fin dall'inizio l'impronta è evidente: si coglie per esempio l'omaggio a Sentieri Selvaggi ed alla sua apertura sul mondo, al suo modo di rappresentare il paesaggio in un genere che si pensava morto o, quantomeno, dimenticato.


La storia è molto semplice e lineare, come il genere vuole, tutto si concentra sul tormento interiore dei protagonisti. Siamo nel 1870 e l'immigrato Jon (Mads Mikkelsen) accoglie moglie e figlio in America dopo anni di lontananza. Fatale, però, è la diligenza e l'incontro con gli uomini che pongono fine alla felicità appena riassaporata. Jon, accecato dal dolore, si vendica uccidendo il responsabile di una simile atrocità che però si scopre essere il fratello dello spietato colonnello e bandito Delarue (Jeffrey Dean Morgan) che già terrorizzava il villaggio di Black Creek e che ora è disposto a tutto per vendicare l'assassinio. Grazie anche all'aiuto indispensabile del fratello Peter (Mikael Persbrandt), Jon rispolvera la sua formazione di soldato e da pacifico coltivatore di terra si trasforma in un eroico vendicatore che vuole ristabilire l'ordine giusto delle cose. 

Anche le alte cariche del villaggio hanno paura di Delarue, ma non fanno niente per contrastarlo e, anzi, sottostanno alle sue barbariche volontà. Stessa sorte tocca anche alla "principessa" Madelaine (Eva Green), vedova del defunto diventata in tutto e per tutto proprietà del colonnello. Grande prova quella della bellissima e bravissima attrice: muta per un vecchio crimine subito, dà vita al suo personaggio esclusivamente tramite movimenti ed espressioni. 

La scelta degli attori, lo abbiamo già accennato, è vincente. Mikkelsen ed Eva Green, in particolare, hanno la possibilità di interpretare con facilità ed estrema credibilità qualsiasi personaggio, ma anche gli altri, inclusi Jonathan Pryce nel ruolo del sindaco becchino Keane ed Eric Cantona in quello de Il Corso, braccio destro di Delarue, sono perfetti per la parte.


La sequenza iniziale all'interno della diligenza è decisamente ben riuscita: il pathos è tangibile, così come l'ansia e la certezza di ciò che sta per succedere in un climax di paura mista ad impotenza. Prologo decisamente efficace, forse la parte migliore del film, ma soltanto perché ciò che viene dopo segue il più classico dei copioni. Niente di nuovo sul fronte occidentale, quindi, ma questo è un bene: Levring ha avuto la sensibilità, l'umiltà e sicuramente anche l'intelligenza di riportare sul grande schermo un genere senza reinterpretarlo soggettivamente, ma rendendogli un puro omaggio.

Il color ocra predominante, lo strazio consumato al chiar di luna, la polvere e la calura tangibile, il saloon, la tipica musica di accompagnamento, gli sguardi che non necessitano di dialoghi ed i personaggi legati ai ruoli che ognuno si aspetta rendono The Salvation un bel tuffo nel passato.


Dall'11 giugno al cinema.

      

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