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mercoledì 10 giugno 2015

“Le badanti”: stereotipi e gag al limite del trash

di Silvia Sottile

L’idea di base del film Le badanti, primo lungometraggio del regista Marco Pollini, è quella di raccontare le vicende di un segmento sociale molto presente nel nostro paese ma poco o nulla rappresentato al cinema. Se le intenzioni di partenza sembrano essere interessanti, la resa è quanto di più lontano si possa immaginare.

Partiamo intanto dalla sinossi.  Lola (Samantha Castillo), Carmen (Nadiah M. Din) e Irina (Anna Jimskaya) sono tre belle ragazze extracomunitarie arrivate in Italia da tre diversi paesi alla ricerca di un futuro migliore. Dopo aver subito invidie, violenze e soprusi decidono di cambiare vita, si trasferiscono nella provincia veronese e iniziano a lavorare come badanti in una casa di cura per anziani: “Villa Bella”. Inizialmente sono vittime di scherzi da parte degli anziani (tra gli interpreti segnaliamo Pino Ammendola nel ruolo di Michele, il leader, e la novantatreenne Stella Maris nei panni di Giuseppina) ma poi fanno amicizia e conquistano la loro fiducia. Così un duro lavoro all’apparenza non appagante come quello delle badanti, diventa per queste donne una missione, tanto da fare di tutto per salvare la casa di cura dalle grinfie del direttore furbo e truffatore che l’ha portata sull’orlo del fallimento.

Leggiamo sul pressbook: “Dedicato alla vecchiaia e alle storie e le strade del passato. Dedicato ai giovani che sono alla ricerca della loro strada”. Quello che invece ci ritroviamo a vedere è un prodotto di qualità scadente, con una sceneggiatura inconsistente, banale e fin troppo scontata, una recitazione sempre sopra le righe, personaggi stereotipati e un taglio televisivo da soap opera da quattro soldi. Le tre protagoniste sono troppo belle e sexy per essere credibili come badanti. La caratterizzazione degli anziani alla casa di cura non è minimamente plausibile: passi che anche loro abbiano ancora voglia di divertirsi ma qui rasentiamo l’assurdo con vecchietti arzilli (alla Amici miei ) che fanno scherzi puerili come mettere il lassativo nelle tisane! Insomma, le gag comiche sono di bassissimo livello, al limite del ridicolo, anzi, lo superano di parecchio.

I pochi fondi e le difficoltà di realizzazione non possono essere una valida scusante. In molti altri casi abbiamo visto piccoli film indipendenti senza troppe pretese che si sono rivelati lavori discreti con qualche pecca ma buoni spunti di partenza. Ovviamente non è questo il caso de Le badanti. Dispiace molto non trovare nulla da salvare. Purtroppo si vede poco anche lo splendido paesaggio veneto, dove sono avvenute in gran parte le riprese ed è stata ambientata la vicenda.

Quella che forse nelle intenzioni voleva essere una favola, il racconto di come tre donne in difficoltà siano riuscite a farcela (con tanto di voce fuori campo) si rivela nei fatti un prodotto imbarazzante, quasi trash. Nella migliore delle ipotesi ci si annoia.


Al cinema dall’11 giugno.

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