di Silvia Sottile
L’idea di base del film Le
badanti, primo lungometraggio del regista Marco Pollini, è quella di
raccontare le vicende di un segmento sociale molto presente nel nostro paese ma
poco o nulla rappresentato al cinema. Se le intenzioni di partenza sembrano essere interessanti,
la resa è quanto di più lontano si possa immaginare.
Partiamo intanto dalla sinossi. Lola (Samantha Castillo), Carmen (Nadiah M.
Din) e Irina (Anna Jimskaya) sono tre belle ragazze extracomunitarie arrivate
in Italia da tre diversi paesi alla ricerca di un futuro migliore. Dopo aver subito invidie, violenze e soprusi
decidono di cambiare vita, si trasferiscono nella provincia veronese e iniziano
a lavorare come badanti in una casa di cura per anziani: “Villa Bella”.
Inizialmente sono vittime di scherzi da parte degli anziani (tra gli interpreti
segnaliamo Pino Ammendola nel ruolo di Michele, il leader, e la novantatreenne
Stella Maris nei panni di Giuseppina) ma poi fanno amicizia e conquistano la loro
fiducia. Così un duro lavoro all’apparenza non appagante come quello delle
badanti, diventa per queste donne una missione, tanto da fare di tutto per
salvare la casa di cura dalle grinfie del direttore furbo e truffatore che l’ha
portata sull’orlo del fallimento.
Leggiamo sul pressbook: “Dedicato alla vecchiaia e alle
storie e le strade del passato. Dedicato ai giovani che sono alla ricerca della
loro strada”. Quello che invece ci ritroviamo a vedere è un prodotto di qualità
scadente, con una sceneggiatura inconsistente, banale e fin troppo scontata,
una recitazione sempre sopra le righe, personaggi stereotipati e un taglio
televisivo da soap opera da quattro soldi. Le tre protagoniste sono troppo
belle e sexy per essere credibili come badanti. La caratterizzazione degli
anziani alla casa di cura non è minimamente plausibile: passi che anche loro
abbiano ancora voglia di divertirsi ma qui rasentiamo l’assurdo con vecchietti
arzilli (alla Amici miei ) che fanno
scherzi puerili come mettere il lassativo nelle tisane! Insomma, le gag comiche
sono di bassissimo livello, al limite del ridicolo, anzi, lo superano di
parecchio.
I pochi fondi e le difficoltà di realizzazione non possono
essere una valida scusante. In molti altri casi abbiamo visto piccoli film
indipendenti senza troppe pretese che si sono rivelati lavori discreti con
qualche pecca ma buoni spunti di partenza. Ovviamente non è questo il caso de Le badanti. Dispiace molto non trovare nulla da salvare. Purtroppo
si vede poco anche lo splendido paesaggio veneto, dove sono avvenute in gran
parte le riprese ed è stata ambientata la vicenda.
Quella che forse nelle intenzioni voleva essere una favola,
il racconto di come tre donne in difficoltà siano riuscite a farcela (con tanto
di voce fuori campo) si rivela nei fatti un prodotto imbarazzante, quasi trash. Nella migliore delle ipotesi ci si annoia.
Al cinema dall’11 giugno.
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