di MsLillaRoma
Una distinta signora americana di nascita austriaca, Maria
Bloch-Bauer sposata Altmann, affronta il proprio passato e quello del suo paese
di origine chiedendo la restituzione di cinque preziosi dipinti
illegittimamente sottratti alla sua fa
miglia ebrea dai conquistatori tedeschi con il beneplacito austriaco.
Una storia vera attraverso cui lo spettatore è
gradevolmente accompagnato dalla regia delicata di Simon Curtis (Marilyn) e
dalla bravura di una impeccabile ed ironica Dame Helen Mirren (Premio Oscar per
The Queen) e da Ryan Reynolds nel ruolo del giovane ed inesperto avvocato di
origini austriache che aiuta Maria Altmann. La sinergia tra i due attori di
questa coppia inusuale è palpabile come suggerisce il regista Simon Curtis in
sede di conferenza stampa a Roma: «Aver messo insieme Helen Mirren - che
desideravo dirigere da molto tempo - con Ryan Reynolds è stato fantastico
perché lo spirito, il calore e l'umorismo che si sente nel film sono frutto
della loro alchimia: sebbene non si fossero mai incontrati prima, hanno
immediatamente lavorato bene insieme aggiungendo molto di loro stessi in ogni
scena; per me, come regista, è stato eccezionale».
In questo film, come in Marilyn, anche i ruoli minori sono
affidati ad attori di alto livello e la rappresentazione complessiva ne
guadagna notevolmente: Katie Holmes è la moglie dell'avvocato Reynolds, Daniel
Bruhl è il giornalista che aiuta concretamente i due austro-americani.
Straordinari sono i caratteristi che interpretano la famiglia austriaca tra cui
spicca la giovane Maria interpretata da Tatiana Maslany alla grande prova per
l'inevitabile confronto con la meravigliosa Mirren.
La storia si svolge nel presente degli anni novanta con
flashback degli anni trenta caratterizzati da una imponente ricostruzione
scenografica, tra cui l'incantevole appartamento dei Bloch-Bauer. È un film in
cui passato e presente si incontrano mettendo in contrapposizione la vecchia
Europa con Vienna ed il nuovo mondo con Los Angeles, nuova patria di Maria,
confronto sapientemente mediato dalle scelte linguistiche. I flashback
riportano al periodo antecedente la seconda guerra mondiale quando l'Austria fu
annessa alla Germania e il partito nazista prese il controllo del paese
distruggendo la comunità ebraica, che occupava ampi spazi della società
benestante ed era culturalmente elevata. La famiglia Bloch-Bauer era, per
l’appunto, colta e benestante: il padre musicista, lo zio collezionista d'opere
d'arte e mecenate, la zia musa di Gustav Klimt che la dipinse nel capolavoro
“Ritratto di Adele Bloch-Bauer”, opera nota per molti anni come "La donna
in oro" (da qui il titolo Woman in Gold) per celare sia l'illegale
appropriazione dell'opera che il legame con i veri proprietari ebrei.
Questa pellicola rappresenta una memoria storica in cui pesa la
resistenza dei paesi europei di fare mea culpa e risarcire le vittime di
ingiustizie peraltro dimostrate e ben documentate. In ultimo, in ogni caso,
saranno tre giudici austriaci a deliberare sulla questione, una scelta saggia.
Le opere di Klimt sono ad oggi esposte al pubblico presso la Neue Galerie di
New York.
La memoria di ieri mostra l'umanità al presente. E sul
valore del ricordare, la Signora Mirren rimarca, sempre in sede di conferenza
stampa, come l'interpretare Maria le abbia permesso di «tornare all'epoca dei
miei genitori, un periodo buio di storia che continua ad apparire
incomprensibile nonostante la realtà attuale ci mostri la situazione dei
profughi siriani o quello che è successo in Rwanda o tra la Serbia e la
Croazia. Poichè questi eventi non sembrano avere una fine, allora fare un
film su questo è importante per ricordare».
In sala dal 15 ottobre.
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