di Silvia Sottile
Candidato agli Oscar come miglior film straniero, vincitore del Golden Globe nella stessa categoria e premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Cannes, Leviathan si presenta subito come un prodotto di qualità e di ottima fattura. Si tratta di un intenso dramma russo diretto da Andrey Zvyagintsev che affonda le sue radici nella figura biblica del Leviatano. Il titolo (e non solo quello) rimanda infatti al mostro marino dalla terribile potenza distruttrice dell’Antico Testamento (Libro di Giobbe) ma anche all’omonimo scritto pubblicato nel 1651 dal filosofo Thomas Hobbes.
Kolia (Alexey Serebryakov) vive in un villaggio nel nord
della Russia con la giovane moglie Lilya (Elena Lyadova) e suo figlio Roman (
Sergey Pokhodaev), nato da un precedente matrimonio. Kolia possiede un’officina
dove ripara auto, che si trova proprio accanto alla sua casa, sul Mare di
Barents, un luogo dal paesaggio aspro ma assolutamente spettacolare. Il sindaco della città, Vadim Shelevyat (Roman
Madyanov), simbolo del potere corrotto, si incapriccia delle sue terre e vuole
portargli via la sua casa, la sua officina, tutto. Prova prima a convincere
l’uomo a vendere, ma Kolia non vuole perdere tutto ciò che ha, non solo la
terra ma anche la bellezza della natura che lo circonda. Di fronte al rifiuto
di Kolia – che con la forza della disperazione passa al contrattacco chiedendo
aiuto al suo amico ed ex compagno d’armi Dimitri (Vladimir Vdovitchenkov),
importante avvocato di Mosca – il sindaco si incattivisce e diventa sempre più
aggressivo nel colpire Kolia e la sua famiglia.
Ci troviamo di fronte ad una storia drammatica, un film intenso,
crudo, potente, indubbiamente forte e pesante ma costruito alla perfezione. Il
regista riesce a delineare magistralmente e con lucidità la parabola della
disperazione di un essere umano lasciando parlare solo i fatti, i personaggi,
gli eventi, il paesaggio. Si evince con forza la figura di uno stato che
dovrebbe proteggere l’individuo e che invece si abbatte con violenza e inaudita
potenza su un uomo che non ha i mezzi per difendersi e quindi viene totalmente
annientato, non ha scampo. L’impotenza dell’uomo non contro la forza della
natura ma contro il potere politico (corrotto e colluso con la polizia e la
Chiesa Ortodossa) che lo spazza via come
un’onda devastante. In sintesi Zvyagintsev ci mostra la costruzione impeccabile
di un dramma.
Sullo sfondo la natura sembra quasi osservare immutabile
dall’alto delle scogliere, lambite dalle onde e dal vento. Paesaggi scarni e
immensità del mare, sempre lì, azzurro cupo, a perdita d’occhio, con i suoi
relitti e un enorme scheletro di balena blu che tanto richiama il mitico mostro
biblico, il Leviatano.
Anche i suoni, i silenzi e le musiche, sempre funzionali
alla trama, contribuiscono alla creazione dell’atmosfera drammatica e a
trasmettere al pubblico forti emozioni. Gli attori, totalmente immedesimati e
credibili nei personaggi, interpretano nel migliore dei modi i propri ruoli. Non
si può non notare l’uso a dir poco eccessivo degli alcolici: si beve vodka come
fosse acqua fino a perdere il lume della ragione.
Leviathan sarà
nelle nostre sale dal 7 Maggio, distribuito da Academy2.
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