di Silvia Sottile
Il sottotitolo italiano di Foxcatcher è Una storia americana e già questo, per
quanto possa sembrare banale, inquadra chiaramente lo scenario focalizzandosi su
un mondo tipicamente USA. Il film di Bennett Miller racconta fatti realmente
accaduti: è l’adattamento cinematografico dell’autobiografia di Mark Schultz Foxcatcher. Una storia vera di sport, sangue
e follia. Storia legata al mondo dello sport (nel caso specifico la lotta
libera) con una passione che supera i limiti della follia.
Protagonisti della drammatica vicenda sono lo stesso Mark
Schultz (interpretato da Channing Tatum) e suo fratello maggiore Dave (Mark
Ruffalo), campioni olimpici di lotta libera nel 1984.
Dopo aver vissuto
un’infanzia difficile e dopo la straordinaria vittoria alle Olimpiadi, i due
fratelli sono molto legati nella vita e soprattutto nello sport. Si allenano
anche insieme ma Mark si sente spesso oscurato dalla fama del fratello maggiore
(di pochi anni), nonostante Dave (decisamente più maturo, non solo in
riferimento all’età) sia in realtà molto affettuoso e protettivo nei confronti
del fratello minore, quasi un padre.
Centotrentaquattro minuti che non passano mai per un dramma
già intenso e deprimente di suo ma narrato in maniera particolarmente lunga,
noiosa, fredda e pesante. I dialoghi sono spesso fatti solo di poche sillabe e
manca del tutto un collante, una qualsiasi cosa che dia fluidità e che riesca a
tenere desta l’attenzione dello spettatore.
E pensare che questa pellicola ha ricevuto 5 nomination agli
Oscar! Si vede che agli americani piace, a noi decisamente meno. Per dovere di
cronaca vanno segnalate le magistrali prestazioni degli attori, unica salvezza
del film: spicca la camaleontica bravura di Steve Carell (profondamente
trasformato per l’occasione e meritatamente candidato come miglior attore
protagonista) ed anche Mark Ruffalo (nominato come miglior attore non protagonista)
è bravissimo e toccante nel suo ruolo. Channing Tatum, tutto muscoli ma mono-espressivo
e sempre ingrugnito, è perfetto per la parte solo grazie alla sua fisicità.
La cosa più triste e tragica di Foxcatcher, al cinema dal 12 marzo, è proprio il fatto che si
tratta di una storia vera.
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