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giovedì 19 marzo 2015

"Fino a qui tutto bene": frizzante esperimento cinematografico sulla convivenza universitaria

di Silvia Sottile

Vincitore nel 2014 del premio del pubblico al Festival Internazionale del film di Roma, Fino a qui tutto bene ha stupito positivamente per l’ottimo risultato ottenuto con un budget davvero limitato. L’idea vincente del regista (Roan Johnson) è stata quella di realizzare il film a costo quasi zero grazie alla collaborazione tecnica di amici e pagando i giovani e brillanti attori con una compartecipazione agli utili anziché con un cachet vero e proprio. I protagonisti hanno davvero vissuto tutti insieme nella stessa casa come coinquilini durante le riprese.

La  storia, ambientata a Pisa, racconta gli ultimi tre giorni insieme di cinque studenti universitari prossimi a lasciare l’appartamento che hanno condiviso durante gli studi. La trama si sviluppa sia proiettandosi nel futuro incerto di questi giovani che dovranno affrontare le difficoltà della vita vera (mentre fino a quel momento si sono sentiti protetti) sia ricordando quanto accaduto nei mesi e negli anni precedenti. Cioni (Paolo Cioni), il più stralunato del gruppo, resterà a Pisa ma rientrando in casa dei genitori, Ilaria (Silvia D’Amico), dalla vita sessuale disinibita, ritrovandosi incinta è costretta a tornare dalla famiglia nella provincia laziale e a cercare il supporto degli amici intorno a lei. C’è poi Vincenzo (Alessio Vassallo), laureato in vulcanologia, a cui viene offerta una cattedra in Islanda. Questo metterà in crisi la sua storia con Francesca (Melissa Anna Bartolini) che invece preferisce rimanere in Italia a cercare la sua strada. Infine Andrea (Guglielmo Favilla) che vuole viaggiare per il mondo anche per dimenticare la rottura con Marta (Isabella Ragonese, la sua è una partecipazione amichevole), l’unica del gruppo teatrale di cui facevano parte, "I poveri illusi", ad aver avuto successo nel mondo dello spettacolo. Aleggia ancora la presenza di Michele, un loro amico,  suicidatosi un anno prima.

Chi ha vissuto qualche anno da fuori sede non tarderà a ritrovarsi nelle credibili e realistiche vicissitudini della convivenza: risate, liti, amicizie, amori, crisi, nottate sui libri per gli esami con relative feste da sballo il giorno dopo, divisione dei costi delle bollette telefoniche, sughi scaduti e mitici pranzi o cene a base di ‘pasta col nulla’ ovvero con quel che di commestibile si recupera in frigo.  Da un lato dunque il desiderio di restare ancorati a questi anni di divertimento, dall’altro l’angoscia del mondo là fuori che li aspetta. Affiora una certa incoscienza da parte di questi ragazzi nell’affrontare i problemi della vita ma sicuramente emerge anche la voglia di non mollare, di non arrendersi di fronte alle difficoltà e piuttosto ‘continuare a remare’ con coraggio e fiducia.
Con questo film,  al cinema dal 19 marzo, si ride e si riflette, alternando allegria ad amarezza. Unica pecca forse l’aver messo troppa carne al fuoco, ovvero troppi spunti che in 80 minuti non possono certo essere approfonditi come dovrebbero e quindi rimangono un po’ superficiali insieme a qualche scena goliardica di troppo, ma nell’insieme, visto il budget ridotto, possiamo dire che si tratta di una scommessa vinta e un esperimento riuscito.  

Dal punto di vista tecnico salta subito all’occhio un grande utilizzo di piani sequenza a mano sfruttando la luce naturale, il che conferisce un’atmosfera molto viva e reale. La colonna sonora, che si sposa bene con la trama e le immagini, è del gruppo pisano "I Gatti Mézzi".

Fino a qui tutto bene  si regge sulla sceneggiatura, la regia e la bravura del cast (gli attori, per quanto giovani, si sono formati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica o al Centro Sperimentale di Cinematografia). Nel suo piccolo si rivela un buon prodotto, credibile e godibile: uno spaccato di vita universitaria al giorno d’oggi, con i pregi e i difetti della convivenza, un forte legame di amicizia e la paura per il futuro. Si può quasi immaginare il film come una sorta di prequel ideale delle tante commedie che prendono spunto dalla difficile situazione lavorativa giovanile causata dalla crisi.

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