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sabato 19 aprile 2014

"Transcendence": se tiri troppo la corda, si spezza

di Luca Cardarelli

In un futuro non troppo lontano, il Dottor Will Caster (Johnny Depp) riesce a creare, in collaborazione con la moglie Evelyn (Rebecca Hall) e con il suo migliore amico Max (Paul Bettany), una macchina dotata di una così grande intelligenza artificiale da poter prendere coscienza di sé e vivere autonomamente. Questa creazione potrebbe dar vita ad una vera e propria rivoluzione in ambito scientifico, soprattutto medico. Si scatena così un dibattito etico-morale sulla bontà del progetto che porterebbe la tecnologia a sostituire completamente l'umanità, ma c'è chi di discutere non ha assolutamente intenzione: un gruppo di terroristi infatti osteggia strenuamente gli studi del Dottor Caster fino ad arrivare ad ucciderlo per fermarlo. Ottengono, però, l’effetto contrario: Il Dottor Caster rinasce sotto forma di "macchina", grazie anche alla moglie che mette online la sua coscienza e il suo sapere insieme con l'unità centrale dal macchinario da lui generato (non chiedete come), e si appresta a diventare una sorta di dio onnipotente che oltrepassa ogni limite nella sua ossessiva corsa al potere e, appunto, trascende. Si scatena una guerra, sia fisica che virtuale. 

Transcendence, film che segna l'esordio alla regia di Wally Pfister, conosciuto come direttore della fotografia dei nolaniani Inception e Il cavaliere oscuro, parte dall'idea, tutt'altro che originale, secondo cui le macchine e le intelligenze artificiali un giorno sostituiranno in tutto e per tutto quelle umane. Ma quando si ha un punto di partenza così trito e ritrito (2001 Odissea nello Spazio è stato uno dei primi film a parlarne, ma potremmo stilare una lista infinita di film sullo stesso argomento fino al recentissimo Her) o il film è uno di quelli classificabili tra le "pietre miliari della storia della cinematografia mondiale", o è un film di cui, appena scorso l'ultimo titolo di coda, già si fatica a tenere a mente il titolo. Ecco, possiamo tranquillamente relegare Trascendence in quest'ultima categoria: dimenticabile. 
Pur trattandosi di un film che si propone di analizzare in maniera molto nobile i pro e i contro di studi e scoperte molto attuali ed importanti per il progresso dell'intera umanità, lo fa molto superficialmente, distrattamente, sviluppando la narrazione in maniera molto confusionaria e non tenendo conto di dettagli sui quali da decenni si scatenano accesissimi dibattiti scientifici, lasciandoli morire nell'arco di una sequenza come se si trattasse di elementi poco importanti ai fini della storia. Inoltre il regista non deve aver tenuto conto del fatto che il pubblico in sala non sarebbe stato composto di soli ingegneri informatici o esperti nel campo delle nanotecnologie, e quindi molti passi del film sono risultati oscuri ai più, rendendo molto difficile la comprensione degli sviluppi della storia.  

Il cast, che vede in Johnny Depp, Rebecca Hall, Cillian Murphy e Morgan Freeman (questi ultimi, a dire la verità, un po’ troppo emarginati dalla storia) le sue punte di diamante, con un'interessante Kate Mara nella parte della terrorista (ma a fin di bene), non fa salire di tanto il livello complessivo della pellicola che, tuttavia, eccelle nelle scenografie futuristiche dei laboratori, alternate a quelle fatiscenti di Brightwood, cittadina semi-fantasma in mezzo al deserto dove è stata girata gran parte delle scene in esterna. Anche il finale, estremamente veloce, lascia trasparire una certa inesperienza del regista che ha pensato maggiormente alla forma che alla sostanza, infarcendo la pellicola di sequenze al rallenty e immagini naturalistiche piene di colori ma totalmente inutili per quanto riguarda le vicende narrate. La delusione aumenta quando si pensa alle potenzialità immense di questo sci-fi thriller, sprecate maldestramente da Wally Pfister (anche a causa di una sceneggiatura alquanto lacunosa), molto più abile a scegliere lenti e filtri ottici che a dirigere film.

Nei cinema dal 17 aprile.

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