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giovedì 24 aprile 2014

"Nymphomaniac vol. II": la liberazione dopo la tortura

di Luca Cardarelli

Probabilmente non farà piacere ai molti sostenitori dell'eccentrico, depresso e schizofrenico regista danese Lars Von Trier leggere queste righe, ma dopo aver concluso la visione del secondo volume dell'ultima sua opera, Nymphomaniac, ciò che ne viene fuori, filtrato dagli occhi di chi scrive, è un'incomprensibile accozzaglia di pensieri e riflessioni sulla vita (sessuale? religiosa? amorosa?) di Joe, la protagonista ninfomane  interpretata da Charlotte Gainsbourg, e Seligman (Stellan Skarsgard), il vecchio e saggio ristoratore della donna che, lo ricordiamo, ha trovato in mezzo ad un vicolo in preda al dolore sia fisico che morale nel primo capitolo

In questo secondo volume assistiamo all'evoluzione, o peggioramento, dell'ossessione di Joe nei confronti del sesso, e al tentativo da parte della stessa di "guarire". Si sottopone a terapie di gruppo che però abbandona dopo pochissime sedute giudicandole inutili e decide di passare a qualcosa di più "forte": complice un cresciuto Billy Elliot, ovvero K interpretato, appunto, da Jamie Bell, sperimenta la pratica masochistica. Ed ecco la rivelazione: scoprendo che il dolore provocato dalle vergate è una sensazione molto vicina a quella del piacere, passa in ultima battuta al "fai da te", chiudendosi in casa e sigillando porte, finestre e qualsiasi oggetto dalla forma vagamente "fallica" – rubinetteria compresa - con della carta da imballaggio e del nastro isolante. Il resto lo potete facilmente immaginare. 

La storia, comunque, ci mostra anche altro: assistiamo al  licenziamento di Joe (motivato con la sua ninfomania, of course), alla nascita del figlio, alla fine del rapporto con Jerome (Shia Leboeuf), alla sua assunzione in una poco ortodossa "società di recupero crediti" alle dipendenze di L (Willem Dafoe) e all'insegnamento della "professione" ad una ragazzina che si rivelerà ben peggiore di lei. Il tutto condito da farneticazioni etico-filosofiche da parte di Seligman, scene di sesso raccapriccianti miste a rappresentazioni di redenzione mistico-religiosa, e dal mea culpa di Joe che non riesce a guarire dalla sua "malattia".

Comprendiamo benissimo che una non precisa quantità di spettatori eleverà questo prodotto a "capolavoro assoluto della cinematografia mondiale", ma ci sentiamo di discostarci da codesto pubblico. Il cinema di Von Trier è pesante, lento, didascalico all'inverosimile e, il più delle volte, noioso. E così è anche Nymphomaniac.  Bisogna comunque tenere sempre a mente che le 4 ore complessive, divise nei due volumi, in realtà sarebbero 5 e mezza, quindi non sapremo mai come sarebbe stata la pellicola nella sua versione integrale a meno che non venga commercializzata un'edizione "director's cut" in dvd o bluray, ma al momento ringraziamo la distribuzione italiana per averci evitato ulteriore e prolungata sofferenza. 
Ci sentiamo di promuovere il finale, un minuto a dir poco esilarante e completamente avulso dai 239 precedenti (ovviamente non ci renderemo protagonisti di uno spoiler crudele, anche se la tentazione c'è ed è pure grande), ma per il momento, nel caso non si fosse capito, sconsigliamo la visione di questo discusso film cui è stata fatta fin troppa pubblicità (in barba all'etichetta di "Regista di nicchia" che si porta appresso da tutta la vita Von Trier).

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