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giovedì 10 aprile 2014

"Nessuno mi pettina bene come il vento": al cinema la desolazione (della vita)

di Emanuela Andreocci

Già i titoli di testa, scritti in bianco su sfondo nero, che scorrono come una malinconica lista della spesa davanti agli occhi dello spettatore, dovevano metterci in guardia: Nessuno mi pettina bene come il vento, il nuovo lavoro di Peter Del Monte nei cinema dal 10 aprile, è un film potenzialmente profondo e interessante (non bello), ma che non regge, non risponde nè alle domande nè alle necessità dello spettatore e non arriva da nessuna parte se non ad una conclusione buonista sul finale, simbolo di apertura all'altro e al diverso che conclude in qualche modo la vicenda raccontata, ammesso che di conclusione si possa parlare.
D'altronde, come può un dramma incentrarsi su un paradosso, un episodio che, se non surreale e impossibile, è altamente improbabile (e anche alquanto fastidioso)? Arianna (Laura Morante) è una scrittrice che dopo la separazione dal marito ha lasciato Parigi per trasferirsi in un piccolo paese di mare dove la sua casa/studio le permette di osservare il mondo da lontano: vive quindi apparentemente tranquilla e lontana da tutto e tutti fino all'invadente arrivo di una giornalista con la figlia al seguito. Capiamo subito che c'è qualcosa che non va e che la bambina (Andreea Denisa Savin) ha dei problemi affettivi e familiari e, se in parte muovendoci da questo presupposto possiamo arrivare a capire la folle richiesta che fa alla scrittrice ("Posso rimanere qui?"), certamente non arriviamo a comprendere la ancora più folle risposta, affermativa dopo un tentennamento impercettibile.
Gea preferisce rimanere dalla scrittrice perchè considera la nonna un'estranea (Arianna invece, che ha appena conosciuto, cos'è?), non si sente accettata dalla nuova famiglia del padre (quando lo conosciamo, capiamo che ha ragione e che ha degli evidenti problemi "gestionali" anche lui) e soprattutto perchè sulla spiaggia, per inseguire il suo fedele cagnolino che era scappato, ha conosciuto Yuri (Jacopo Olmo Antinori), un ragazzo taciturno, difficile e accompagnato da amici non propriamente raccomandabili che Arianna non vuole che frequenti. 
La scrittrice e Gea, vivendo insieme, pian piano si concedono delle piccole confidenze, ma la bambina, quando non è controllata, osserva dalla finestra Yuri e il suo gruppo di amici che fumano e combinano danni nella piazzetta sotto casa o, peggio ancora, esce di nascosto per stare con loro (lui). La diffidenza di Arianna per i ragazzi che Gea vorrebbe frequentare assume varie forme: sfiducia, istinto materno di protezione per la bambina, paura che possa succederle qualcosa; Gea, più che innamorata, è profondamente attratta dal ragazzo, al quale è legata da una misteriosa affinità che aleggia nell'aria ma che non viene mai spiegata o mostrata in maniera più evidente.
Nessuno mi pettina bene come il vento è un film lento, che scorre inesorabile, grigio, desolante e desolato come il paese che fa da contorno, mettendo lo spettatore a disagio fin dall'inizio. Salviamo solo le interpretazioni delle due protagoniste ed il titolo, per il quale dobbiamo ringraziare Alda Merini.

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