di Silvia Sottile
Acclamatissimo alla Festa del Cinema di Roma e sicuramente
tra i film italiani più attesi di questa stagione cinematografica, Lo chiamavano Jeeg Robot non delude le
aspettative della stampa romana che a fine proiezione esplode in un eccezionale quanto raro applauso a scena
aperta. Gabriele Mainetti è riuscito nella storica impresa di creare un
supereroe tutto italiano, con un prodotto credibile, di qualità e di ottima
fattura.
In una Roma funestata da esplosioni terroristiche e bande
criminali, Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) è un piccolo delinquente di
periferia, introverso e scontroso, che passa le giornate tra furti, budini alla
vaniglia e film porno. Un giorno, inseguito dalla polizia, finisce nelle acque
del fiume Tevere dove entra in contatto con del materiale radioattivo. In
seguito a questo incidente scopre di avere dei superpoteri, una forza sovrumana
che inizialmente sfrutta nel suo “lavoro” compiendo rapine con estrema facilità.
Fino a quando la sua strada non incrocia quella di Alessia (Ilenia Pastorelli),
una ragazza fragile e problematica, convinta che il mondo del mitico cartoon
anni ’70 Jeeg Robot d’acciaio sia
reale e che Enzo altri non sia che Hiroshi Shiba, ovvero Jeeg Robot, il cui
compito è salvare l’umanità. Il cattivo, un villain da paura, che a tratti ruba la scena al protagonista, è
lo Zingaro (interpretato da uno straordinario Luca Marinelli), un folle, violento
e sanguinario capo-band di borgata, fissato col successo a tutti i costi.
Gabriele Mainetti, schivando alla grande i grossi rischi
insiti nel suo progetto, realizza un film di genere che rappresenta una novità
assoluta nel panorama cinematografico italiano. Lo chiamavano Jeeg Robot è un classico superhero movie, una origin
story che non ha nulla da invidiare ai cinecomic americani, anzi, ha un quid in
più, in quanto non si tratta di una pura e semplice imitazione ma è
perfettamente calato nella nostra realtà, rivelandosi dunque credibile e
realistico.
I protagonisti vivono nella periferia romana, nel quartiere di Tor
Bella Monaca (location principale della pellicola), si muovono in luoghi
riconoscibili della Capitale, dal lungotevere allo stadio Olimpico, regalandoci
scene a dir poco spettacolari. Incredibili gli effetti speciali realizzati
nonostante il budget limitato, grazie a regia, fotografia e montaggio, che
evidenziano l’ottimo livello di tutto il comparto tecnico, capace di
raggiungere un’elevata qualità con costi contenuti.
Trama avvincente e
coinvolgente, scrittura brillante, ritmo adrenalinico, azione, ma anche ironia,
amarezza, profondità, sentimenti, non manca nulla a questo capolavoro tutto
italiano. Un mix tra Marvel, Tarantino (sì, ci sono anche scene pulp e
splatter), film/serie TV nostrani sul mondo criminale e love story
(delicatissima la scena sulla ruota panoramica del LunEur, oltre che bella
visivamente).
Se i personaggi principali sono davvero ben caratterizzati,
la scelta del cast è a dir poco perfetta. Gli interpreti infatti sono
straordinari, non riusciamo ad immaginare nessun altro al loro posto. Il
protagonista, il supereroe di borgata, è un bravissimo Claudio Santamaria,
ingrassato di 20 kg per l’occasione, che riesce a dare al suo Enzo/Jeeg tutta
la profondità esistenziale necessaria nel suo percorso interiore di maturazione
che lo porta a trasformarsi da ladro in eroe. Ilenia Pastorelli (al suo esordio
cinematografico dopo aver partecipato come concorrente al Grande Fratello) è
intensa e credibile nel ruolo della fragile Alessia. Una gradita sorpresa. Ma è
Luca Marinelli a stupire più di tutti, con un’interpretazione magistrale di un
personaggio difficilissimo, lo Zingaro. Un villain dei nostri giorni, che cerca successo e fama, vuole entrare nel giro grosso, essere ammirato. Un personaggio
complesso, che uccide a colpi di iPhone ma poi si trucca e canta Anna Oxa,
Loredana Bertè o Gianna Nannini. Che il Joker di Batman sia stato o meno di
ispirazione, di sicuro l’affinità è evidente.
Le musiche, dello stesso Mainetti (e di Michele Braga) sono fantastiche e
funzionali alla trama, accompagnano con i toni giusti ogni snodo cruciale, ogni
scena, ogni emozione. Presenti anche belle canzoni anni ‘80 (ad esempio Non sono una Signora della Bertè, Latin Lover della Nannini, Un’emozione da poco della Oxa) ma la vera
chicca è rappresentata dalla canzone dei titoli di coda, un nuovo arrangiamento
della sigla di Jeeg Robot, meravigliosamente
cantata da Claudio Santamaria. Da brividi.
Lo chiamavano Jeeg
Robot, al cinema dal 25 febbraio, è un film innovativo, originale, che
intrattiene, diverte, scuote ed emoziona. Si tratta senza dubbio di un
esperimento riuscito che speriamo apra definitivamente la strada ad altri
prodotti simili. Da non perdere.
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