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mercoledì 10 febbraio 2016

“Perfetti Sconosciuti”: quali segreti nasconde il tuo cellulare?

di Silvia Sottile

“Ognuno di noi ha una vita pubblica, una privata e una segreta”. È questa frase di Gabriel Garcia Marquez a dare il via a Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese. Se un tempo la vita segreta rimaneva appunto nascosta, ben protetta nella nostra memoria, adesso il nostro cellulare è diventato una sorta di “scatola nera” nella quale sono custoditi tutti i nostri segreti. Immaginate di mettere il vostro smartphone a completa disposizione del partner o degli amici e avrete un’idea di ciò che accade ai protagonisti di questa commedia tanto brillante quanto amara.

Durante una cena tra amici (ogni riferimento al francese Le Prénom di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte e al rifacimento italiano della Archibugi, Il nome del figlio, è assolutamente voluto, data l’ambientazione molto simile, quasi totalmente in una stanza attorno a un tavolo) la padrona di casa Eva (Kasia Smutniak) propone di rendere pubbliche per tutta la serata telefonate, mail, chat, WhatsApp e tutte le comunicazioni tramite social network. Sebbene riluttanti, accettano tutti, sostenendo di non avere nulla da nascondere. Ma quello che sembrava un innocente e provocatorio passatempo diviene un gioco al massacro che porta alla luce segreti e bugie ma anche innocenti malintesi (che vengono prontamente fraintesi). Nel frattempo in terrazza si può assistere all’eclissi lunare, metafora precisa di quanto accade in casa. Chi sono i perfetti sconosciuti? Sono amici da una vita (o forse no?). Eva, psicologa, è sposata con Rocco (Marco Giallini), i due hanno una figlia adolescente perennemente in contrasto con la madre ma molto legata al padre. Ci sono poi i neosposi innamoratissimi Bianca (Alba Rohrwacher) e Cosimo (Edoardo Leo). La terza coppia è costituita da Lele (Valerio Mastandrea) e Carlotta (Anna Foglietta), sposati da tempo ma che attraversano un momento difficile. Infine c’è Peppe (Giuseppe Battiston), insegnante di educazione fisica, reduce da un divorzio.

L’ambientazione è di stampo teatrale, ottima la scenografia e perfetti i movimenti di regia, ma il punto di forza principale della commedia è la sceneggiatura brillante, dinamica e ben scritta, con dialoghi precisi e mai banali che tengono desta l’attenzione per tutta la durata della pellicola (e della cena) senza annoiare, mantenendo anzi sempre vivace il ritmo grazie ad una scrittura quanto mai scorrevole e precisa che alterna battute e ironia a momenti ben più riflessivi e drammatici con colpi di scena, alcuni immaginabili ed altri assolutamente imprevedibili. 

Genovese, già regista dell’interessante Tutta colpa di Freud (di cui ritroviamo alcuni protagonisti) ci regala il suo lavoro più maturo e completo, il migliore, supportato da un cast stellare: non è eccessivo infatti affermare che si tratta di alcuni dei migliori attori italiani contemporanei, tutti perfettamente credibili, in parte; ottimo il feeling tra loro: ognuno dà il suo straordinario contributo personale e, pur trattandosi di un film corale, ogni personaggio ha il suo spazio ed il suo carattere ne emerge ben delineato. Lo spettatore si sente quasi come l’ottavo commensale a tavola e vive le vicende di fianco ai protagonisti. Azzeccata anche la colonna sonora d’autore: la canzone originale del film viene scritta e cantata da Fiorella Mannoia.

Perfetti sconosciuti si rivela davvero un ottimo film, divertente e malinconico, una commedia all’italiana nel suo significato più classico e profondo, alla Ettore Scola. Infatti si ride ma si riflette (soprattutto sull’uso forse eccessivo che facciamo della tecnologia, sull’amore, sulla vita di coppia, sull’amicizia e su altro ancora),  c’è commedia brillante al suo interno, ma anche dramma, euforia e amarezza.

Perfetti sconosciuti, nelle nostre sale dall’11 febbraio, è un film da vedere e risulterà inevitabile sentirsi coinvolti in un modo o in un altro nelle tematiche che affronta.

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