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mercoledì 1 aprile 2015

“LA SCELTA” di Michele Placido non convince

di Silvia Sottile

Il regista Michele Placido non ha evidentemente un buon rapporto con Pirandello, almeno per quel che riguarda la sua trasposizione sul grande schermo. Difatti è la seconda volta che si ispira allo scrittore siciliano e nella precedente occasione (Ovunque sei) venne fischiato al Festival del Cinema di Venezia. Questa volta Placido prende spunto dalla commedia drammatica L’innesto scritta da Luigi Pirandello nel 1919. In effetti non è nelle sue corde neanche il genere drammatico/sentimentale: il tono del film appare eccessivamente pesante senza però andare nella profondità del dramma.

Laura (Ambra Angiolini) e Giorgio (Raoul Bova) sono una coppia all’apparenza normale e felice, lui gestisce un’enoteca, lei insegna canto ai bambini. Sono molto innamorati e desiderano tanto avere un figlio che però non arriva. Un giorno Laura subisce violenza e poco dopo scopre di essere incinta. Lei vuole a tutti i costi tenere il suo bambino, anche se potrebbe essere dello stupratore. Il marito non riesce inizialmente ad accettare questa decisione, sentendosi ferito. Riuscirà il loro amore ad affrontare e superare un evento così traumatico ed una scelta di tale portata?

Da quel momento il film scorre solo sulla psicologia di Laura e Giorgio e si sviluppa sull’evoluzione del loro pensiero nell’affrontare il dramma e la conseguente scelta d’amore, senza però renderli credibili e senza dare allo spettatore emozioni, empatia e neanche possibilità di comprensione. Si ha addirittura l’impressione di trovarsi di fronte ad atteggiamenti contraddittori e surreali. I protagonisti vorrebbero essere intensi ma si ritrovano spaesati, in un girare intorno senza senso con pochi dialoghi e parole campate in aria. Si vede che Bova e la Angiolini ci hanno messo davvero molto impegno, ma non basta: risultano comunque fuori luogo, non tanto per l’ interpretazione quanto per il contesto. Demerito da non imputare dunque esclusivamente a loro ma all’impostazione registica, alla sceneggiatura e anche al montaggio: tutto stona. 
Non aiutano i personaggi di contorno, quasi inesistenti, a volte slegati dalla trama e con loro storie già di per sé molto particolari. Francesca (Valeria Solarino) è la sorella di Laura, convive alla luce del sole con due uomini, in un vero e proprio ménage a trois: il marito (nonché padre delle sue due bambine) e l’amante.  Poi c’è il maresciallo dei carabinieri che trova Laura dopo la violenza e la riaccompagna a casa, interpretato dallo stesso Michele Placido. 

Senza dubbio la scelta del regista di portare al cinema L’innesto di Pirandello, che all’epoca fece molto scalpore, si rivela coraggiosa, come a voler dire che le dinamiche in fondo non sono poi molto cambiate e purtroppo molti casi di cronaca nera che leggiamo sui giornali lo dimostrano. Ma si tratta di una scelta anche molto anacronistica a nostro avviso. Non convince soprattutto la decisione di ambientarlo ai giorni nostri senza però assolutamente contestualizzarlo: stride difatti l’atteggiamento molto antico con la nostra mentalità moderna. Perché non attualizzare tutto il testo oppure realizzare un film in costume ambientato un secolo fa? Anche l’aspetto fin troppo teatrale non si sposa bene con il grande schermo,  facendo a tratti sembrare finta la storia.


Cosa salvare de La scelta (al cinema dal 2 Aprile)? Forse le musiche di Luca D’Alberto che - sebbene un po’ martellanti - accompagnano le emozioni dei due protagonisti meglio di tutto il resto.

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