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mercoledì 29 gennaio 2014

"Dallas Buyers Club": l'accettazione dell'impossibile

di Emanuela Andreocci

Si ha sempre una sorta di timore reverenziale nell'accostarsi ad un film pluricandidato all'Oscar, timore che cresce se è tratto da una storia vera che affronta il tema estremamente delicato ed importante dell'AIDS.
Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée, in arrivo nelle nostre sale il 30 gennaio, è una pellicola importante che merita e non delude le più positive aspettative. Si è parlato abbondantemente dei 20 kg persi dal protagonista Matthew McConaughey, ma non è questo l'argomento su cui focalizzare l'attenzione: la sua magistrale interpretazione va giudicata a prescindere dall'enorme calo di peso (tra l'altro non è stato certamente il primo a trasformarsi così tanto per un ruolo, basti pensare a Christian Bale per L'uomo senza sonno). Quello che sorprende fin dalle prime inquadrature è infatti la performance di un attore che, scrollatosi di dosso il pesante bagaglio della facile commediola a cui spesso viene associato, sta vivendo una nuova rinascita. Periodo assolutamente fortunato, infatti, per il bravo texano: un cameo assolutamente riuscito in The Wolf of Wall Street di Scorsese, una serie tv targata HBO che sembra promettere molto bene come True Detective, attualmente in onda, ed infine il cowboy Ron Woodroof in Dallas Buyers Club che gli è valso già il Golden Globe per il miglior protagonista in un film drammatico e che lo rende uno dei favoriti nella corsa all'Oscar.
Il film di Vallée racconta la drammatica ma determinata lotta di un uomo contro il tempo: Ron è un elettricista di professione, cowboy da rodeo per passione e allibratore all'occasione, un uomo duro, tutto d'un pezzo, rigido e assolutamente omofobo. Ci troviamo nell'estate del 1985, l'anno del "caso Rock Hudson": il tabù dell'omosessualità è radicato e l'AIDS è una piaga profonda della società soggetta a discorsi da osteria fatti di ignoranza, superficialità e qualunquismi. Da questo punto di vista Ron Woodroof è perfettamente integrato nel mondo in cui vive, condivide lo stesso pensiero della gente che frequenta finchè non scopre di essere malato di AIDS e di avere solo 30 giorni a sua disposizione. 
L'iniziale rabbia e non accettazione (in fondo lui non è come Rock Hudson, perchè dovrebbe avere la sua malattia?), lasciano pian piano spazio alla presa di coscienza e alla ricerca: Woodroof sperimenta l'evoluzione per disperazione, inizia a guardare il mondo con occhi diversi, più stanchi e affaticati certamente, ma al contempo più attenti e vigili. 
Complice il giovane transessuale Rayon (il candidato all'Oscar Jared Leto che delizia con un'intepretazione difficile, dolce, toccante e misurata già premiata col Golden Globe), in cui Woodroof sorprendentemente trova un improbabile amico e compagno di avventure e sventure (anch'egli infatti è malato), e sotto lo sguardo che "vede e non vede" della dottoressa Eve Saks (Jennifer Garner), il protagonista intraprende un percorso fatto di studio e di viaggi, prima oltre il confine, poi intercontinentali, un percorso di disintossicazione per la sopravvivenza e di lotta contro chi specula sulla malattia delle persone per vendere farmaci e trarne profitto. La sua lotta contro l'AIDS e contro l'azidotimidina, contro le cure per pochi e contro un sistema che invece cura solo il proprio tornaconto, lo portano ad essere una sorta di fuori legge, un trafficante che importa da altri paesi medicinali che sembrano funzionare ma che nel suo non sono approvati ed infine un imprenditore, fondatore del Dallas Buyers Club in cui chiunque, pagando la propria quota mensile, può ricevere le cure che gli servono. 
I cambi di registro sono sapientemente dosati ed equilibrati (lacrime e sorrisi si alternano magnificamente), le interpretazioni di McConaughey e Jared Leto mai eccessive ed assolutamente convincenti, la regia essenziale ma presente ed attenta: Dallas Buyers Club è un film che ti rimane nel cuore e che ti tocca nel profondo, come un lungo sibilo che di tanto in tanto fa capolino e grida "Attento!".

2 commenti:

  1. bel film di cui parlerò a breve.
    matthew mcconaughey è bravissimo, ma secondo me jared leto qui è talmente pazzesco che ogni volta che compare riesce persino a rubargli la scena.

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  2. Bello. Toccante eppure eccezionalmente sobrio. Leto veramente meraviglioso.

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