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mercoledì 22 marzo 2017

“Non è un paese per giovani”: ritratto di una generazione

di Silvia Sottile

Parte da uno spunto profondamente reale Non è un paese per giovani di Giovanni Veronesi, che traccia un amaro ritratto delle nuove generazioni costrette a lasciare l’Italia, paese senza futuro, per trovare un lavoro, inseguire e realizzare i propri sogni e provare a costruire qualcosa. L’idea nasce da una trasmissione radiofonica condotta dallo stesso Veronesi in cui i giovani italiani all’estero si sono raccontati parlando delle loro esperienze e di come, nonostante la forte nostalgia per l’Italia, fosse completamente esclusa la possibilità di rientrare in patria, data l’inesistenza di opportunità.
Oltre 100.000 ragazzi italiani lasciano ogni anno il bel paese trovando all’estero migliori realtà lavorative e spesso anche il riconoscimento dei propri meriti e del proprio valore, riuscendo a svolgere – retribuiti – il lavoro dei propri sogni o almeno inerente ai propri studi. Una chimera per noi. Detto questo, spiace constatare come ad un interessante spunto di partenza, almeno sulla carta, non corrisponda una realizzazione cinematografica all’altezza.

Sandro (Filippo Scicchitano) è un ventenne gentile e insicuro che sogna di diventare scrittore. Luciano (Giovanni Anzaldo) è invece coraggioso e brillante ma con un misterioso lato oscuro. Lavorano entrambi come camerieri e sull’onda di un’euforica incoscienza decidono di lasciare l’Italia che non offre loro alcuna prospettiva e partire per Cuba col progetto di aprire un ristorante italiano fornito di wi-fi (ancora raro sull’isola) grazie alle nuove ma limitate concessioni governative. Lì incontreranno Nora (Sara Serraiocco), una ragazza sopravvissuta ad un aneurisma, che cambierà le loro vite. La bellezza e la violenza di Cuba porteranno Luciano a perdere ogni punto di riferimento, mentre Sandro invece troverà se stesso e scoprirà il motivo per cui ha deciso di seguirlo fino a lì.

Come dicevamo, il tema è quanto mai attuale. Non è un paese per giovani fotografa la reale e amara situazione di un’intera generazione che in patria si vede crollare il mondo sotto ai piedi ma non ha voglia di arrendersi né di rinunciare alla propria dignità e ai propri sogni e si trova costretta a inseguirli all’estero.
Il film però non riesce a inquadrare il messaggio che vuole trasmettere, inficiato da una sceneggiatura imbarazzante che parte in un modo per prendere poi una direzione completamente diversa rispetto alle premesse iniziali. La trama nell’insieme non risulta credibile e soprattutto sa di già visto, il ritmo è troppo discontinuo anche a causa di un montaggio non convincente e gli stessi personaggi sono sviluppati male, tanto da sembrare incoerenti. Un’altra nota dolente è costituita dai continui cambi di registro che dissociano ulteriormente lo spettatore: momenti tipicamente da commedia alternati senza soluzione di continuità a vicende fortemente drammatiche che colpiscono (o hanno colpito in passato) i protagonisti.

Anzaldo, Scicchitano e la Serraiocco sono bravi attori italiani emergenti eppure faticano parecchio ad esprimere il loro talento in questa pellicola, mentre svettano i comprimari: Sergio Rubini (Cesare, il padre di Sandro) e soprattutto Nino Frassica (nel breve ruolo di un messinese che vive a Cuba da trent’anni) dotato, come sempre, di una comicità brillante.

Non è un paese per giovani, al cinema dal 23 marzo, vanta almeno una meravigliosa colonna sonora che porta la firma dei Negramaro. Inoltre le splendide spiagge cubane tolgono il fiato e fanno venire voglia di mare. Ma è davvero troppo poco. 

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