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sabato 24 dicembre 2016

“Oceania”: un viaggio alla ricerca della propria identità

di Silvia Sottile

Oceania, diretto dai veterani Ron Clements e John Musker (storici registi di Basil l’investigatopo, La Sirenetta, Aladdin, Hercules, La principessa e il ranocchio), che per la prima volta realizzano un film animato in CGI, è il 56° film d'animazione Disney.

Più classico nell’impostazione, nello stile e nei temi rispetto al fortemente innovativo Zootropolis (uscito a febbraio 2016 e a nostro avviso favorito nella corsa agli Oscar, dopo un anno ricco di soddisfazioni per la casa di Topolino), Oceania trasmette comunque un messaggio forte e moderno.
La protagonista di questa nuova avventura è Vaiana, non una principessa ma la volitiva figlia di un capo villaggio di una meravigliosa isola del Pacifico. Vaiana ha sempre sentito un forte legame con l’Oceano, ma il padre le ha proibito di superare il reef (la barriera corallina) destinandola a prendere in futuro il suo posto. Quando nella rigogliosa isola di Motu Nui inizia a giungere una strana oscurità che causa moria di pesci e piante, Vaiana, supportata da Nonna Tala e dai suoi leggendari racconti, decide coraggiosamente di partire per mare per salvare il suo popolo. Il suo viaggio irto di pericoli e difficili prove da superare è volto a recuperare il cuore di Te Fiti, la madre di tutte le isole, e a costringere il semidio in disgrazia Maui a restituirlo alla divinità a cui lo aveva sottratto in passato. Al termine di questa emozionante avventura, intrapresa per amore del suo popolo, Vaiana troverà ciò che ha sempre desiderato: la sua identità.

Basato sui racconti della tradizione orale dei popoli delle isole del Pacifico, Oceania si inserisce nel solco dei recenti classici Disney che vedono come protagonista un’eroina coraggiosa. La grande novità è che l’emancipazione femminile è già avvenuta: Vaiana non parte per dimostrare qualcosa ma con un obiettivo molto più preciso e il suo viaggio avventuroso non è altro che una metafora del viaggio interiore volto a superare i propri limiti e alla ricerca della propria identità, finalizzato alla salvezza del suo popolo e della sua famiglia. Va sottolineato che per la prima volta in assoluto è totalmente assente la love story: si tratta espressamente di una storia di crescita e non di una storia romantica. Particolare attenzione viene data anche al tema dell’ecologia e ai danni che è l’uomo stesso a causare all’ambiente in cui vive. Difatti si nota persino la mancanza di una figura “tipica” di cattivo, ma naturalmente non possiamo dire di più a questo proposito. Rassicuriamo invece i più piccoli: non mancano i divertenti animaletti che garantiscono tanta ilarità, in particolare il coloratissimo gallo HeiHei.

Per il resto la trama, sempre ben orchestrata, non è particolarmente complessa e procede in maniera lineare e avvincente, accompagnata da un numero incredibile di canzoni che riportano un po’ l’orologio indietro nel tempo, ricordando i vecchi classici a cui ci sono evidenti richiami.
La colonna sonora di Oceania, come dicevamo molto presente, è opera di Mark Mancina, Opetaia Foa’i e Lin-Manuel Miranda. Da segnalare la splendida voce di Alessia Cara che interpreta (in versione originale) il brano How Far I’ll Go che veleggia in direzione Oscar, mentre nella versione italiana (che purtroppo perde parecchio, come era prevedibile) è la giovane e brava Chiara Grispo a interpretare le canzoni della protagonista Vaiana. Rocco Hunt e Sergio Sylvestre cantano il brano dei titoli di coda (Prego, versione italiana di You’re Welcome).

Tecnicamente ineccepibile, è a livello visivo che l’animazione Disney continua a stupire, raggiungendo vette di perfezione considerate finora impossibili e regalando immagini  meravigliose che tolgono letteralmente il fiato: non solo colori vivaci e sgargianti ma una resa così realistica dell’acqua (uno degli elementi generalmente più difficili da animare), trasparente, cristallina, di una tonalità di azzurro da far venire voglia di tuffarsi all’istante. Stessa impeccabile precisione anche per i capelli ricci dei due protagonisti, che sembrano veri in ogni loro movimento. Molto carina anche l’idea dei tatuaggi animati sul petto di Maui: se narrativamente rappresentano un po’ la sua coscienza, visivamente sono divertenti diversivi disegnati manualmente, alla vecchia maniera, unica eccezione in una pellicola realizzata per il resto totalmente in grafica computerizzata.

Oceania, nelle nostre sale dal 22 dicembre (anche in 3D), è un film per tutta la famiglia. Del resto, come da tradizione, non è Natale senza i film di animazione della Disney.


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