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mercoledì 14 maggio 2014

"Godzilla": il Mostro risorge dalle ceneri

di Luca Zanovello

Sedici anni dopo l’ultima mediocre apparizione (Godzilla, Roland Emmerich 1998), torna il 15 maggio al cinema il mostro cinematografico più famoso del mondo.
La versione 2014 di Godzilla è affidata a Gareth Edwards - regista che aveva già dimostrato di sapersi destreggiare bene in scenari “mostruosi” (Monsters, 2010) - e tenta di rinnovare e risollevare la reputazione del leggendario ed antesignano kaiju, riallacciandosi per molti aspetti proprio alle sue primissime apparizioni, quelle made in Japan nei lontani anni 50.
Se gli esiti catastrofici sulle metropoli e sui loro abitanti sono gli stessi, nel film di Edwards la strada che conduce alla distruzione è più elaborata e particolare di quella del suo predecessore (nonché di quasi tutti gli innumerevoli capitoli della saga): quando due gigantesche e misteriose uova covate per decenni nel sottosuolo danno vita a dei raccapriccianti e distruttivi parassiti insettiformi, l’umanità è costretta ad armarsi fino ai denti per respingere l’attacco. La situazione sembra complicarsi ulteriormente con la comparsa di Godzilla, preistorico lucertolone risvegliatosi dal fondo dell’oceano: la Natura ha però strani modi di mantenere il suo millenario equilibrio e così, forse, Godzilla sarà proprio il mezzo migliore per combattere i nuovi flagelli. Sullo sfondo di un epico combattimento inter-mostri, l’umanità annaspa nel suo splendido e autodistruttivo egocentrismo, sperando ancora una volta di sfuggire alle proprie responsabilità.
Seguendo l’immancabile e un po’ prevedibile odissea del soldato Ford Brody (Aaron Taylor-Johnson, Kick-Ass, Le Belve), figlio del profetico scienziato Joe (Bryan Cranston, Breaking Bad), percorriamo Giappone, Filippine, Hawaii ed infine i cari vecchi Stati Uniti sulle orme di tre creature spaventose e titaniche.
Nonostante qualche cliché da kolossal catastrofico, il nuovo Godzilla vince la scommessa in un non facile mix fra tradizione e futuro, unendo budget ed effetti speciali da urlo ad un’estetica e ad alcune dinamiche mutuate tout court dalla tradizione del Gojira nipponico, a partire dall’aspetto del vero ed acclamato protagonista della pellicola, un Godzilla mai così eroe, mai così “umano”. Se i comprimari “Muti” sono spaventosi e del tutto malvagi, il lucertolone diventa una sorta di deus ex machina in un ruolo ben congegnato e di profonda empatia.

Era legittimo avere qualche riserva sulle doti di Edwards, quasi esordiente, eppure sotto la sua direzione la leggenda godzilliana non solo non naufraga, ma rinasce. Poco male se il 3D (come troppo spesso accade) non aggiunge nulla al dinamismo e alla profondità del film: il regista vince sul versante tecnico con una regia fluida e spettacolare e con un team grandioso che consegna una fotografia elegantissima (Seamus McGarvey, We Need To Talk About Kevin, Anna Karenina) e le suggestive scenografie di Owen Paterson (The Matrix, Priscilla La Regina Del Deserto).
Non solo stile, però: Godzilla 2014 è un racconto che mischia ottimamente una struttura classica coi ritmi e l’estetica contemporanea, concedendosi qualche sbavatura retorica in pochissimi momenti; il resto soddisferà un po’ tutti, dagli amanti dell’azione a quelli dei monster-movies (con Pacific Rim e The Host di Bong Joon-ho è il migliore dei tempi recenti), fino ai piccoli fan dei bestioni preistorici.

Una manovra benevolmente populista, certo, ma che ha il merito di rilanciare una leggenda lunga 60 anni e che, ultimamente, aveva perso un po’ di smalto.
Il momento che sintetizza meglio il fascino della pellicola è uno dei combattimenti finali fra Godzilla e i Muti: una spessa e tetra nube di polvere e detriti incornicia la lotta spettacolare e furibonda mentre in basso, tra le macerie, giace “l’arroganza dell’uomo di pensare di avere la natura sotto il proprio controllo e non l’esatto contrario”.

1 commento:

  1. complimenti, bella recensione, al film gli darò certamente un occhiata :)

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