di Luca Cardarelli

La premiata ditta Boon/Merad, già
apprezzata in Giù al nord, in Supercondriaco è tornata più scoppiettante che mai con un film che mette a nudo una delle peggiori ossessioni che un
uomo possa avere: l'ipocondria. Soprattutto ora, con a disposizione
informazioni pressoché illimitate grazie alla rete, il fenomeno (o disturbo
psichico?) è più diffuso che mai. Quanti di noi, notando "qualcosa che non
va" hanno aperto almeno una volta la pagina di google e digitato i sintomi
nel box di ricerca? Ecco, Romain
Flaubert vive praticamente in simbiosi con il suo pc perennemente collegato alla
pagina "medicweb". Odia le feste, soprattutto quelle che implicano
baci e abbracci come quella di capodanno (l'esilarante scena iniziale), per
paura di beccarsi qualche infezione dovuta a chissà quale microbo o bacillo
volante. La genialità di Boon non sta tanto nel raccontare, seppur benissimo,
questa fobia estrema (tra l'altro ha affermato di rispecchiarsi molto nella
figura di Romain e che realmente uno dei suoi migliori amici è anche il suo
medico), ma nel combinarla con una vicenda molto movimentata in stile
"Action Movie" in una classica commedia degli equivoci
contraddistinta da un ritmo alto dall'inizio alla fine.

Siamo di fronte ad un
prodotto di buona fattura, anche se alla lunga può risultare un po' stancante,
vuoi per la coppia comica Boon/Merad che ha sparato le sue più potenti cartucce
già con Giù al Nord, film veramente esilarante dalla prima
all'ultima scena, vuoi perchè noi italiani, quanto ad ipocondriaci, vantiamo
due pezzi da 90 come Carlo Verdone e Margherita Buy in Maledetto il
giorno che t'ho incontrato. Un film, Supercondriaco, caratterizzato da
una sceneggiatura varia e ben sviluppata lungo tutta la durata del film, senza
tempi morti: si ride bene e si ride
tanto. Ottime anche le scelte scenografiche: esilarante la parete della casa di
Romain, completamente occupata dai medicinali, e molto ben curata
l'ambientazione carceraria (la prigione è stata recuperata da un vecchio
rifugio antiatomico risalente all'epoca Sovietica nei pressi di Budapest che dà
proprio l’idea di un Lager).
I francesi, con a capo Dany Boon
che si conferma un ottimo attore/regista/sceneggiatore, negli ultimi anni hanno
veramente assunto il ruolo di leader europei nel genere della commedia:
pensiamo a film come il già citato Giù al Nord (rifatto in salsa
tricolore con Benvenuti al Sud), Niente da dichiarare? (ottima commedia sulla rivalità tra Belgi e Francesi, diretto sempre da Boon), Il piccolo Nicolas e i suoi genitori (semplicemente esilarante)
fino ad arrivare al recente Un piano perfetto (in cui Dany Boon è
protagonista insieme ad un'effervescente Diane Kruger). Anche se ultimamente
sembra che il cinema italiano si stia ridestando sul campo della commedia dopo
anni di encefalogramma piatto, i nostri cuginastri si godono la loro epoca
d'oro sfornando sempre più spesso ottime pellicole ridanciane che solo una
decina di anni fa sembravano utopia.
Nelle sale italiane dal 13 marzo.
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