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domenica 14 dicembre 2014

"Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate": il grande commiato

di Emanuela Andreocci


Difficile, difficilissimo cercare di rendere a parole la potenza visiva e l'emozione tangibile che Jackson regala allo spettatore con Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate, il capitolo finale della trilogia tratta dall'omonimo romanzo di J. R. R. Tolkien nei nostri cinema dal 17 dicembre. 

Come Il Ritorno del Re ha rappresentato il punto più alto dell'amata trilogia de Il signore degli Anelli (conferendo al filmmaker l'Oscar nel 2004 per il miglior film, miglior regista e miglior sceneggiatura non originale, per un totale di 11 statuette conquistate dalla pellicola) e ha portato sul grande schermo una battaglia di dimensioni epiche che resterà nella storia della cinematografia mondiale, con la conclusione de Lo Hobbit succede esattamente lo stesso. Peccato però - meglio, in realtà! - che i tempi siano cambiati: sono passati ben 10 anni e a livello tecnico si sentono tutti. 
Quello che prima si poteva solo vedere adesso si percepisce, si sfiora, è a portata di mano: lo spettatore è costretto a fuggire dall'ultimo attacco di Smaug e si ritrova schierato nell'esercito di elfi tra lance e corazze scintillanti d'oro, affronta creature mostruose che ormai conosce e diventa padrone di un tesoro smisurato.

L'inizio roboante riporta subito la mente al finale de La desolazione di Smaug: il drago (con la voce di Benedict Cumberbatch nella versione originale) è libero e pronto ad attaccare con tutta la sua potenza Pontelagolungo, la cui unica speranza è Bard l'Arciere (Luke Evans). 
Nel frattempo Gandalf (Ian McKellen) rischia la vita, vittima di una trappola di Sauron, e Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage) viene contagiato dalla malattia del drago con cui aveva dovuto fare i conti già suo nonno: l'oro e l'Arkengemma valgono più dell'onore e delle amicizie? Riuscirà il mastro scassinatore Bilbo Baggins (Martin Freeman) a far rinsavire il suo amico? Il tesoro e la posizione privilegiata della montagna fanno gola a tutti: sia uomini che elfi reclamano la propria parte, ma quello che i "buoni", impegnati nelle loro trattative, non sanno, è che Sauron e i suoi eserciti di Orchi e Mannari sono pronti ad attaccare... Tutto il resto è battaglia, azione, scenari da capogiro e combattimenti mozzafiato.

Nel cast corale di altissimo livello di un film che ha tutto il sapore di un addio, ritroviamo attori i cui personaggi sono diventati ormai iconici, leggendari: oltre ai protagonisti già citati, ritroviamo anche Christopher Lee come Saruman, Evangeline Lilly nei panni di Tauriel, Lee Pace in quelli di Thranduil, re degli Elfi, Orlando Bloom nel ruolo ormai immortale di Legolas e Cate Blanchett in quello dell'eterea e potente Galadriel.

Impossibile non emozionarsi davanti ad un'opera che colpisce a trecentosessanta gradi, un'opera sinestetica che scuote visceralmente, un'opera la cui potenza è data dalla storia (e dalla sceneggiatura), ma è resa memorabile da una messa in scena perfetta che merita, ed esige, la visione in 3D. 

L'ultimo viaggio nella terra di mezzo sarà indimenticabile.


  

2 commenti:

  1. Scusa ma fai sul serio? Io non sono capace di trovare un pregio!

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    1. Certamente! Poteva essere raccontato in 5 minuti? Sì! Ma perchè rinunciare a tanta maestosità?

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