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venerdì 6 giugno 2014

"Rompicapo a New York": risorge Ground Zero e risorge Xavier

di Carlo Anderlini

Il regista francese Cédric Klapisch ha creato nel 2002 il personaggio di Xavier Russeau, si è affezionato ad esso e da allora non l’ha più mollato. Nel primo film della trilogia, L’appartamento spagnolo, Xavier, fidanzato con Martine, vive a Barcellona partecipando ad un programma Erasmus che gli potrebbe dare l’accesso ad un comodo lavoro statale. Insieme agli altri coinquilini, affronta varie esperienze, ma invece realizza il suo sogno di diventare scrittore, seppur di romanzi di basso livello. Nel secondo film del 2005, Bambole russe, lui e Martine si sono lasciati, Xavier intraprende anche l’attività di ghostwriter e incontra a San Pietroburgo una sua vecchia amica, Wendy, con la quale, dopo altalenanti e tormentate vicende, si sposa e fa figli.

Ed ecco ora riapparire Xavier, oramai sfigato quarantenne, in Rompicapo a New York, che è anche il titolo del romanzo serio che sta scrivendo. Lui ora vive a Parigi, ma il lavoro non procede come vorrebbe e il rapporto con Wendy si è oramai logorato perché “…l’amore non è una cosa logica”. Lei si trasferisce a New York per vivere accanto al suo nuovo compagno e anche Xavier, per non perdere il contatto con i due bambini, si costringe a seguirla. Tra le tentacolari e multietniche braccia di Chinatown, straniero tra gli stranieri, egli diviene parte di quel folle crogiolo di umanità problematica che convive con il borderline, con l’instabilità dell’umore e delle relazioni interpersonali; dove lo smantellamento della famiglia tradizionale è work in progress e dove il grande cantiere delle avversità è aperto H24.
Per sua fortuna, Xavier non è solo in questa guerra metropolitana. Rimasto fedele ad alcune amicizie catalane, viene assistito dalla vecchia amica Isabelle, nel frattempo scopertasi lesbica. Klapisch dà il meglio di sé nello scolpire il loro profondo legame di amicizia: complicità, comprensione, contrasto. Lui dona a Isabelle il seme per consentirle di fare famiglia con la sua fidanzata di origini cinesi. Mentre Xavier lotta alla ricerca di un job under the table, arriva il momento stritolante del divorzio, la difficile gestione degli incontri con i figli, i contrasti con l’Ufficio Immigrazione che non crede al suo nuovo matrimonio bianco organizzato per fargli ottenere la cittadinanza americana. In parallelo procede speditamente il suo romanzo, quello sempre sognato. E arriverà come sua ospite anche Martine, il suo primo amore, anch’essa madre stordita dalle legnate di un finito legame ma oramai abile donna d’affari. Xavier è frastornato, mangia polvere, vede instabilità in tutto, diffida dell’ amore. Ma intanto dipinge le pareti con i figli, si riappropria delle radici familiari pur disfacendosi del padre, si libera, e vuole avere anch’egli diritto al cielo. Quando tutto sembra perduto, Xavier diventa il guerriero che era in lui, trova l’illuminazione, scopre che l‘agognato punto B è a portata di mano: happy end, fine del suo viaggio e del suo romanzo, perchè “…quando torna la felicità, non c’è più niente da raccontare”.

La saga, la trilogia dell’ appartamento, è ora sicuramente finita. L’eterno loser ha attraversato sulla barca del dubbio e del coraggio l’insidioso oceano dell’ Amore, nel mezzo della tempesta perfetta ha fatto la sua scelta e come d’incanto è arrivata la agognata bonaccia. Come i grattacieli di Ground Zero che riemergono dalle ceneri, Cédric Klapisch ha incastrato alla perfezione l’ ultimo pezzo del suo puzzle rimettendo in piedi il suo spento eroe.
Il regista sembra indicare a sé stesso e ai suoi fedeli followers la giusta ricetta: il passato è fortemente radicato in ciascuno di noi, è come una medicina che dobbiamo assorbire. Il mantra della voce fuori campo del protagonista scorre su precisi passaggi emozionali che servono da puntelli necessari per sorreggere le architravi della crescita. Flashback usati come puntine di un foglio bianco appeso sul muro dell’ esistenza. Si riparte sempre da dove si è iniziato, da dove si è fallito, e i fallimenti passati non sono incidenti sgradevoli, ma pietre miliari del divenire. Le donne dell’ universo globalizzato di Klapisch sono figure tormentate ma comunque trainanti, fuoriuscite con coraggio e passione da intricati grovigli di rovi esistenziali, ora mogli deluse, ora amiche preziose, ora amanti accudenti, ma sono comunque loro che conducono la giostra caotica che ruota attorno ad ogni fattispecie di “famiglia”. Kelly Reilly (Wendy, la moglie), Audrey Tautou  (Martine, il primo amore) e Cécile de France (Isabelle, l’amica) traghetteranno Romain Duris (Xavier) dalla buia sponda dell’ignavia all’ approdo luminoso della consapevolezza. La famiglia, ecco il vero approdo, comunque essa sia e comunque articolata. L’unione, soprattutto: quell’unione che fa complicità e che edifica positività, quell’amore senza pregiudizi che umanizza e affranca i malcapitati delle grandi metropoli rendendoli protagonisti dei propri destini.

Lo svolgimento della vicenda procede equilibrato, in un fluido crescendo di delicata genialità. Il regista cura i particolari, si sofferma sugli sguardi insistenti dei figli dei separati, dà anima alle pornostar delle riviste hot, utilizza Shopenahuer e Hegel come consiglieri, rende esilarante una asettica riunione di lavoro con i cinesi. Siamo un po’ nella New York di Woody Allen. Questa fresca e non banale commedia termina sulla Main Street con una disneyana passeggiata collettiva, che trasmette un messaggio di assoluzione piena per tutti, perché (in amore e nei rapporti di coppia) il fatto non sussiste.




Nei cinema dal 12 giugno.

1 commento:

  1. L'ho trovato molto simpatico...certo non un cult come L'appartamento spagnolo, ma godibile!

    Ecco cosa ne penso:

    http://myindiepoptaste.blogspot.it/2014/06/rompicapo-new-york-cedric-klapisch.html

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