di Silvia Sottile
Candidato a tre premi Oscar (miglior film, migliore
sceneggiatura non originale e miglior attrice non protagonista Octavia Spencer), Il diritto di contare (Hidden Figures) di Theodore Melfi è basato sull’omonimo libro di Margot Lee
Shetterly (edito in Italia da Harper Collins) e racconta la storia vera di tre brillanti
donne di colore che volevano cambiare le loro vite e invece hanno cambiato la
Storia, rendendo possibile la conquista dello Spazio.
La geniale matematica afroamericana Katherine Johnson
(Taraji P. Henson) lavora alla NASA insieme alle colleghe Dorothy Vaughan (il
premio Oscar Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monàe). In quanto “donne”
e “nere” sono relegate in una sorta di scantinato. Eppure grazie alla loro
caparbietà, al loro coraggio e soprattutto alle loro elevate qualità
professionali, riusciranno a cambiare le cose infrangendo il muro del sessismo
e del razzismo che all’epoca (siamo negli anni ’60, nel pieno del
segregazionismo) in America erano all’ordine del giorno. n particolare, grazie
ai calcoli matematici della Johnson, la NASA riuscirà a mandare il primo
astronauta americano nello spazio: John Glenn (interpretato da Glen Powell).
Segnaliamo nel ricco cast (tra l’altro fresco vincitore del SAG per il miglior
cast d’insieme) anche l’inossidabile Kevin
Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons e Mahershala Ali (premio Oscar come
miglior attore non protagonista per Moonlight).
Il regista, indubbiamente grazie al buon materiale di
partenza, si mette completamente al
servizio della storia, utilizzando al meglio l’ottimo cast a sua disposizione.
Sebbene la delicata questione razziale sia un aspetto centrale della pellicola,
il tono che si mantiene è quello della commedia, sottolineando principalmente il
valore di queste donne geniali e decisamente in gamba, il coraggio con cui
lottano per i loro diritti ed i passi in avanti che riescono a fare nel mondo
lavorativo e sociale.
Entriamo anche nella loro vita privata, assistendo in particolare allo
sbocciare della storia d’amore che coinvolge la protagonista e al forte
rapporto di amicizia e supporto reciproco che lega le tre colleghe.
Melfi riesce persino ad evitare uno dei rischi insiti in
questo tipo di pellicole, ovvero un eccesso
di retorica patriottica. Il diritto di
contare è dunque costruito in maniera impeccabile, molto classica e
lineare, come un film d’altri tempi. È una pellicola deliziosa, in grado di
trasmettere emozioni positive. Ha infine il merito di far conoscere
un’importante pagina della storia americana e far riflettere su quanto ancora
ci sia da fare al giorno d’oggi per il riconoscimento dei diritti negati.
Perfetto l’accompagnamento musicale: la colonna sonora vede infatti
un’interessante collaborazione tra il premio Oscar Hans Zimmer e il cantautore
e musicista Pharrell Williams.
Nelle nostre sale dall’8 marzo.
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