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lunedì 13 gennaio 2014

Golden Globe Awards 2014: vincitori e nominati per le serie tv

di Emanuela Andreocci

Dopo gli innumerevoli Emmy vinti (con una media di due l'anno), la 71esima edizione dei Golden Globe Awards non stupisce nell'assegnare il premio per la Migliore Serie Drama a Breaking Bad, terminata con la quinta ed ultima stagione nel 2013. Stupisce invece la scelta della Migliore Serie Comedy o Musical a Brooklyn Nine-Nine di Fox, nata da poco ma già sulle vette della tv americana. Ai rispettivi protagonisti, Brian Cranston e Andy Samberg, è stato assegnato il Golden Miglior Attore nelle due diverse categorie.
Prosegue il successo anche di Dietro i candelabri e del suo protagonista Michael Douglas.

Di seguito l'elenco dei vincitori (in grassetto) e delle nomination per ogni categoria.

MIGLIOR SERIE DRAMA
Breaking Bad
Downton Abbey
House of Cards
Masters of Sex
The Good Wife

MIGLIOR SERIE COMEDY O MUSICAL
Brooklyn Nine-Nine
Girls
Modern Family
Parks and Recreation
The Big Bang Theory

MIGLIOR ATTORE IN UNA SERIE DRAMA
Brian Cranston in Breaking Bad
Liev Schreiber in Ray Donovan
Michael Sheen in Masters of Sex
Kevin Spacey in House of Cards
James Spader in The blacklist

MIGLIOR ATTRICE IN UNA SERIE DRAMA
Robin Wright in House of Cards
Julianna Margulies in The Good Wife
Tatiana Maslany in Orphan Black
Taylor Schilling in Orange is the new black
Kerry Washington in Scandal

MIGLIOR ATTORE IN UNA SERIE COMEDY O MUSICAL
Andy Samberg in Brooklyn Nine-Nine
Jason Bateman in Arrested Development
Don Cheadle in House of Lies
Michael J. Fox in The Michael J. Fox Show 
Jim Parsons in The Big Bang Theory

MIGLIOR ATTRICE IN UNA SERIE COMEDY O MUSICAL
Amy Poehler in Parks and Recreation
Zooey Deschanel in New Girl
Lena Dunham in Girls
Edie Falco in Nurse Jackie
Julia Louis-Dreyfuss in Veep

MIGLIOR MINISERIE O FILM TV
Dietro i candelabri
American Horror Story: coven
Dancing on the Edge
The White Queen
Top of the Lake

MIGLIOR ATTORE IN UNA MINISERIE O FILM TV
Micharl Douglas in Dietro i candelabri
Matt Demon in Dietro i candelabri
Chiwetel Ejiofor in Dancing on the Edge
Idris Elba in Luther
Al Pacino in Phil Spector

MIGLIOR ATTRICE IN UNA MINISERIE O FILM TV
Elisabeth Moss in Top of the lake
Helena Bonham Carter in Burton & Taylor
Rebecca Ferguson in The White Queen
Jessica Lange in American Horror Story: Coven
Helen Mirren in Phil Spector

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE, MINISERIE O FILM TV
Jon Woight in Ray Donovan
Josh Charles in The good wife
Rob Lowe in Dietro i candelabri
Aaron Paul in Breaking Bad
Corey Stoll in House of Cards

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE, MINISERIE O FILM TV
Jacqueline Bisset in Dancing on the edge
Janet McTeer in The white queen
Hayden Panattiere in Nashville
Monica Potter in Parenthood
Sofia Vergara in Modern Family

giovedì 21 novembre 2013

Facciamo il punto su: "The Walking Dead"


di Emanuela Andreocci

Nella mia idea di partenza, per quanto riguarda le serie tv, volevo soltanto pubblicare le recensioni dei vari pilot e poi quelle conclusive delle singole stagioni, affidando semplicemente a qualche tweet stringato o a qualche più ampio commento su facebook delle considerazioni flash sui singoli episodi o sui fatti più rilevanti. Arrivati ad oggi, però, mi sembra invece doveroso fare il punto della situazione sulle serie che ci stanno più a cuore.
Cominciamo con l'attesissima quarta stagione di The Walking Dead: dopo un primo episodio da dimenticare (l'esordio ha sicuramente deluso le aspettative), la serie si è pian piano ripresa, introducendo degli ottimi spunti narrativi che si sviscereranno nel corso delle prossime puntate. Sicuramente, come molti hanno notato, è di certo più lenta delle stagioni precedenti, ma è interessante il lavoro fatto sulla psicologia dei personaggi. Alcuni già li conosciamo, altri invece sono nuovi, frutto della fusione di più gruppi (vd. l'esodo da Woodbury alla fine della terza stagione). 
La maggior parte degli eventi avvengono all'interno della prigione che, da iniziale luogo di salvezza, si è trasformata in claustrofobica tomba: gli zombie passano in secondo piano lasciando il posto al morbo che si diffonde e che inesorabile miete vittime. Non si può combattere contro qualcosa che non si conosce nè si vede, si può solo sperare di arginare il problema con infusi di piante e spedizioni in cerca di medicine. Oppure si può uccidere quelli che fino a poco prima erano uomini, compagni e amici per provare a placare la diffusione del male...
I personaggi cambiano, alcuni si vedono poco e niente, altri invece diventano fondamentali.  Rick nei primi due-tre episodi ha continuato la sua involuzione (non pensando ad altro che a coltivare la terra) per poi tentare di riprendere il controllo innanzitutto su se stesso, e poi sul gruppo. Daryl e Glenn hanno momentaneamente avuto un ruolo marginale, sebbene si tema per la vita del secondo. Hershel, dal canto suo, è sempre più fondamentale: infonde coraggio, guida e cura gli altri con l'amore di un padre e la saggezza di un nonno. Michonne aiuta, partecipa alle spedizioni, entra ed esce dalla prigione per assecondare la sua anima inquieta: ha necessità di starne fuori perchè fuori è il suo obiettivo. Il personaggio che sicuramente ha compiuto un'evoluzione che ha dell'incredibile è quello di Carol: l'ex moglie sottomessa ha dato l'idea di aspirare alla leadership ribellandosi all'autorità in più di un'occasione e diventando, da vittima, carnefice.
Il quinto episodio ci ha lasciati col dubbio sul suo destino: cosa farà visto che Rick l'ha bandita dal gruppo? La stessa puntata si è conclusa con un altro strategico cliffhanger: il governatore è tornato e osserva di nascosto la prigione. Perchè? Quali sono i suoi intenti? L'abbiamo atteso tanto e con ansia, ma perchè la sua ricomparsa coincide proprio con l'esilio di Carol? Il destino dei due sarà legato? Speravamo di trovare risposte convincenti nel sesto episodio, ma siamo stati destinati a soffrire nell'attesa: l'ultima puntata, quella in cui si riponevano tutte le speranze e le risposte ai nostri dubbi, è stata infatti pensata interamente come un lungo e lontano flashback proprio sulla vita del temibile Philip Blake a partire dalla strage compiuta nel finale della scorsa stagione. E anche qua veniamo spiazzati: possibile che, dopo tutto quello che ha fatto, possa tornare ad essere una persona con sentimenti e valori? Possibile che riesca ad affezionarsi ancora alle persone? 
Un'unica cosa è certa: The Walking Dead colpisce ancora. 

lunedì 14 ottobre 2013

"The Walking Dead 4": pretendiamo (molto) di più.


di Emanuela Andreocci

La quarta stagione di The Walking Dead era un evento talmente speciale che richiedeva una preparazione altrettanto speciale e per l'occasione anche Oscar (il logo) è apparso "zombizzato" su facebook e twitter. Adesso, se potessi, mi piacerebbe trasformarlo nuovamente, ma nell'Urlo di Munch (avete presente?) per gridare a tutti il mio disappunto. No, no e un'altra volta no: proprio non ci siamo! Abbiamo (ho) aspettato troppo la quarta stagione per accontentarmi di quanto appena visto, l'attesa  non può essere direttamente proporzionale alla delusione.
Voglio commentare l'episodio da semplice spettatrice, senza andare alla ricerca di dettagli tecnici o stilistici di cui discutere: la prima puntata non doveva andare così. Sono certa, sia ben chiaro, che gran parte del disappunto nasca dalla problematica tempo: se fossero state trasmesse le prime due puntate, invece di una sola (da leggere con la "o" chiusa o aperta, fate vobis), certamente la storia ne avrebbe giovato e lo spettatore probabilmente si sarebbe tranquillizzato al riguardo, ma questa non può e non deve essere una scusante. 
Ci sono stati proposti tempi lunghi e dilatati e dialoghi privi di sostanza, al limite dell'inutilità. Tutti aspettiamo un'evoluzione nella storia tra Carol e Daryl, ma certamente non avverrà con le patetiche battute a suon di "Amore" che lei gli ha rivolto. Non mi sembrava li avessimo lasciati così...! Probabilmente è stata a lezione da Tyreese, visto che abbiamo ritrovato anche lui impegnato a tessere dolci relazioni con una new entry. Rick, dal canto suo, fortunatamente sembra essersi completamente ripreso: perché allora oppone tutta quella resistenza per portare con sè una pistola in perlustrazione? Non sembra un'idea così assurda... E potremmo continuare: Glen e Maggie quasi non si vedono, Beth reagisce alla morte del ragazzo in maniera alquanto matura, quasi stoica, il buon Hershel dispensa consigli (pochi) e coltiva piante (tante). Insomma, ritroviamo tutti e nessuno. 
La pioggia di Zombie e l'incontro di Rick con una donna - spettro e specchio di come sarebbe potuto diventare - sono delle buone idee, ma da sole non bastano a tenere in piedi una puntata che doveva coinvolgere e mantenere il livello di una terza stagione superlativa: siamo stati abituati male e adesso pretendiamo molto di più. (S)fortunatamente abbiamo un'altra settimana per digerire quanto accaduto e per prepararci al meglio (o al peggio, questione di punti di vista): sono fermamente convinta che con i prossimi episodi torneremo ai fasti degli anni precedenti. Non dobbiamo dimenticarci che stiamo parlando di The Walking Dead: errare è umano, perseverare... è da vaganti!

domenica 13 ottobre 2013

"American Horror Story: Coven" - Tremate: le streghe son tornate!

di Emanuela Andreocci

Con American Horror Story: Coven Ryan Murphy (creatore anche di Nip/Tuck e Glee) e Brad Falchuk continuano a fare centro. La loro forza sta nell'attingere al classico e più che vasto repertorio dell'horror per farlo proprio: innovandolo e dotandolo di caratteristiche uniche e rare, danno vita ad un prodotto che esula dagli schemi, di immediato impatto e coinvolgimento.
Una delle idee di maggior successo è sicuramente quella di utilizzare gli stessi attori: in questo modo il pubblico non si affeziona ai singoli personaggi (con i quali comunque crea un inevitabile rapporto che però si esaurisce all'interno della singola stagione), ma ai loro interpreti. Non tornano tutti, certo, e non sempre, ma ci sono degli elementi che sono intoccabili. Regina indiscussa è Jessica Lange che in Murder House nei panni di Constance, ma soprattutto in Asylum in quelli di Suor Jude, ha regalato delle interpretazioni... da brivido, giusto per rimanere in tema. In questa terza stagione è affiancata da un colosso quale Kathy Bates, per cui sarà difficile, ma certamente non impossibile, mantenere lo scettro. 
Ritroviamo Sarah Paulson (la giornalista Lana Winters in Asylum), Lily Rabe (che ricordiamo per il ruolo di Suor Mary Eunice) in quello che, per ora, sembra essere solo un cameo, Jamie Brewer (Adelaide in Murder House) e Frances Conroy (la governante Moira della prima stagione e la Morte nella seconda); incontriamo di nuovo con piacere anche la coppia Taissa Farmiga - Evan Peters: dopo aver recitato insieme in Murder House (lei nei panni di Violet Harmon e lui in quelli di Tate Langdon), i due si ritrovano fianco a fianco in Coven (ricordiamo però che, mentre la Farmiga "saltava il turno" di Asylum, Peters era presente nei panni di Kit Walker). Il loro nuovo incontro è stranamente romantico e strizza l'occhio allo spettatore più attento che certamente riconoscerà il rimando a quello avvenuto tra Claire Danes e Leonardo di Caprio in Romeo+Juliet di Baz Luhrmann. Assenti all'appello Zachary Quinto e Dylan McDermott, finora sempre presenti. 
Dopo un ottimo inizio con Murder House (la casa infestata è certamente un ever green del genere) e l’altissimo livello raggiunto con Asylum (l’ospedale psichiatrico si è dimostrato il luogo ideale per ambientare storie torbide e inquietanti), potrebbe a primo acchito non sembrare molto originale proseguire la serie dedicando una terza stagione alle streghe. L’argomento, infatti, è innegabilmente trito e ritrito (il personaggio di Taissa Farmiga, per esempio, al momento incarna lo stereotipo della strega che uccide i propri partner durante l’amplesso e sembra essere uscito dal recente Nymphs), ma se la Suprema interpretata da Jessica Lange gestisce insieme alla figlia Cordelia (Sarah Paulson) un collegio per ragazze "speciali" e dissotterra Madame LaLurie (interpretata dall'attesissima new entry Kathy Bates), la dama della metà dell'800 famosa per le sue pozioni di sangue e organi umani per ottenere l'immortalità, siamo certi che non ne rimarremo delusi. 
Pronti per la nuova magia di American Horror Story?

martedì 8 ottobre 2013

"The Fosters": una serie accogliente

di Emanuela Andreocci

Bella sorpresa quella avuta con la prima puntata di The Fosters: la serie televisiva creata da Peter Paige e Bradley Bredeweg e trasmessa sul canale ABC Family da giugno 2013 è un teen drama  innovativo che affronta problemi importanti ed attuali in maniera attenta e delicata, senza rinunciare alle caratteristiche proprie del genere cui appartiene. I legami omosessuali, la convivenza di più credo e razze sotto lo stesso tetto, la violenza domestica e il triste destino dei minori lasciati allo sbando sono alcuni dei temi trattati dalla serie, ai quali poi vanno ad aggiungersi dinamiche lavorative e relazioni affettive più classiche e sempreverdi che non fanno mai male e certamente alleggeriscono il prodotto.
Già il titolo è indicativo di un'idea sicuramente efficace: si gioca infatti sul cognome della famiglia, i Foster per l'appunto, e il significato che tale parola ha in inglese. Qualsiasi accezione si scelga (come verbo significa "sostenere", "allevare", come aggettivo "adottivo" e come sostantivo "tutela"), si adatta perfettamente alla famiglia in questione, formata da "due mamme" diverse per carattere e origini (Stef Foster interpretata da Teri Polo e Lena Adams da Sherri Saum) alle prese con il loro lavoro (la prima è una poliziotta, la seconda un'insegnate) e con la loro famiglia allargata: Brandon, il figlio biologico che Stef ha avuto da Mike, Jesus e Mariana, due gemelli adottati e, infine, Callie, appena uscita dal riformatorio, e suo fratello Jude, sottratto alle grinfie di un padre violento. 
Il rapporto tra le due donne, al momento, tende all'assurdo per via dei loro comportamenti "da pubblicità Mulino Bianco" (cosa che in effetti stona con la frenesia della colazione in cucina e gli sguardi di iniziale diffidenza nei confronti dei nuovi arrivati da parte degli altri ragazzi, elementi certamente più verosimili): traboccano di comprensione e amore, dando l'idea di un imperante buonismo che però, nonostante sia assolutamente eccessivo, non stona né con la storia né con i problemi affrontati. 
A casa Foster le incomprensioni si superano con un bacio e si accoglie chiunque a braccia aperte, anche lo spettatore. 

lunedì 7 ottobre 2013

Tanta carne sul fuoco per "Hannibal"!

di Emanuela Andreocci

Ammetto di essere un po' in ritardo con Hannibal: la serie creata da Bryan Fuller per il network NBC è approdata sui nostri schermi domestici il 12 settembre. Chi la sta seguendo potrà certamente confermare, oppure smentire, le mie impressioni sul primo episodio.
Will Graham (interpretato da Hugh Dancy), il talentuoso profiler cui l'FBI ricorre per alcuni casi impossibili, è in bilico tra genio e follia, possiede un'abilità che compromette il suo "stare al mondo" ed il rapporto con il prossimo: non solo ricostruisce le scene del crimine immaginando i delitti avvenuti, ma vede e vive i crimini, li sperimenta in prima persona. Se per intuizione scopre che la serie di omicidi su cui Jack Crawford (Laurence Fishburne) gli ha chiesto di lavorare è opera di un cannibale, per volere del caso si trova a lavorare fianco a fianco proprio con il dottor Hannibal Lecter (Madds Mikkelsen). Lo spettatore capisce subito che qualcosa non va: chi non ha mai visto il film interpretato da Anthony Hopkins? In questo modo la storia è ancora più avvincente e la suspance ancora più efficace: nel momento in cui il pubblico conosce qualcosa di più rispetto ai personaggi è costretto a non abbassare la guardia perché sa che, prima o poi, quel qualcosa succederà e si arriverà ad un punto di svolta. A dir la verità, quella in cui la serie colloca il pubblico è una posizione strana, ambigua: privilegiata per quanto concerne il rapporto e la conoscenza con Lecter, assolutamente marginale nel momento in cui vengono introdotti gli altri personaggi. Lo spettatore nel secondo caso si sente trascurato: rimanendo all'interno del genere psico-thriller, infatti, in qualsiasi pilot che si rispetti i personaggi vengono abitualmente presentati in modo che il pubblico li conosca superficialmente fin da subito, ma abbia allo stesso tempo alcune informazioni che alludano al loro passato, alla loro psicologia e ai legami che li mettono in relazione tra di loro. Insomma, di solito vengono forniti dei piccoli tasselli che aiutano ed invogliano lo spettatore a completare il puzzle. In Hannibal tutto questo non c'è e la storia progredisce omettendo dei passaggi che per chi è seduto davanti la televisione sono fondamentali: come può Graham permettere a Crawford un simile atteggiamento? Chi è la donna che ne vuole preservare la salute? Perchè Lecter può permettersi di andare a trovarlo a casa e di preparargli addirittura la colazione? Che ruolo ha il medico legale? E, a questo punto, che ruolo ha il povero spettatore?
Nel primo episodio si individuano elementi grafici e sonori d'impatto che connotano l'opera fin da subito, evidenziando la ricerca di un "marchio di fabbrica" che possa rendere il prodotto diverso dagli altri e immediatamente riconoscibile: un battito di un cuore in sottofondo,  l'uso costante della soggettiva nelle visioni, flashback e pensieri del protagonista, il rallenty e le sequenze a ritroso per ricostruire, da ciò che si vede, ciò che è stato, la cura del dettaglio e del colore sono sicuramente strumenti vincenti.
Che altro dire? E' sicuramente una serie con tanta carne sul fuoco...!

domenica 6 ottobre 2013

"Sleepy Hollow": convince anche il secondo episodio.

di Emanuela Andreocci

Già nella recensione del primo episodio abbiamo tessuto le lodi di Tom Milson, l'attore che interpreta Ichabod Crane, ma dopo aver visto la seconda puntata è necessario tornare a parlarne: sarà per la sua faccia da bravo ragazzo, per i suoi occhietti furbi e per il suo accento così british, ma protagonista più appropriato certamente non si poteva trovare. Il modo in cui si muove con destrezza nei luoghi che riconosce spiazza, mentre la difficoltà che incontra per aprire un rubinetto o per capire il funzionamento di una lampadina intenerisce; gli si crede ciecamente e non lo si mette mai in discussione nonostante l'assurdità delle sue affermazioni e il modo anacronistico in cui vengono poste.
Divertente e curioso il legame che si instaura con la determinata tenente Mills, la cui situazione continua ad essere quantomeno complicata: i poliziotti che avevano visto il cavaliere senza testa ritrattano la loro testimonianza e il suo superiore Frank Irving (Orlando Jones) da una parte comincia a darle un po' più di libertà di movimento, ma dall'altra cerca di "indirizzarla" verso un comportamento corretto perché non può permettere che nel suo dipartimento si spargano voci assurde che compromettano il suo operato. La poliziotta è quindi in una morsa, incastrata tra quello che prevede il suo ruolo ufficiale e quello invece che la sua coscienza le impone di fare, e si troverà ben presto, più di quanto possa immaginare, a fare i conti con il suo doloroso passato che sembra guadagnare sempre di più terreno.
Il secondo episodio di Sleepy Hollow conferma, quindi, tutti gli ottimi presupposti del pilot: conosciamo un po' di più i personaggi (che, nel frattempo, si conoscono di più anche tra di loro), si aggiungono elementi che vanno a delineare meglio la figura dell'inquietante cavaliere senza testa (compare, infatti, il Diavolo, si scopre che ci sono streghe buone e streghe cattive e che i quattro Cavalieri dell'Apocalisse - Conquista, Guerra, Carestia e Morte - saranno preceduti da altri spiriti malvagi che apriranno loro la strada), si continuano a incastrare sapientemente flashback e visioni e ci si interroga sulla natura e funzione di alcuni personaggi che fanno di nuovo la loro comparsa.  Horror e fantasy, azione e drama vanno a braccetto: quello che sulla carta potrebbe sembrare addirittura "troppo", sullo schermo televisivo dà vita ad immagini avvincenti ed emozionanti, che scorrono piacevolmente e che certamente invogliano a proseguire nella visione. 
Rinnoviamo il monito: attenzione a non perdere la testa...!

sabato 5 ottobre 2013

Serie tv Usa: chi sale e chi scende

Nell'altalena dei palinsesti televisivi Usa, c'è chi sale e chi scende.
Lucky 7, l'adattamento del britannico The syndacate, non ha avuto la stessa fortuna del predecessore: due stagioni per il primo in ordine cronologico, due soli episodi per il secondo. I pessimi ascolti del dramedy incentrato sulla storia di sette dipendenti di una stazione di servizio nel Queens che vincono alla lotteria, ha fatto chiudere i battenti alla serie ben prima del previsto: dal rating di 1,3 già assolutamente scarso della première, si è passati allo 0,7 dell'episodio successivo, numeri che hanno costretto la ABC ad interromperne la messa in onda senza pensarci due volte. Il vuoto sarà colmato dall'emittente con le repliche di Scandal. 
Procede a gonfie vele, invece, Sleepy Hollow: miglior debutto di una serie tv sul canale Fox in autunno dal 2006 con il 3,5 di rating, si è aggiudicata il rinnovo per una seconda stagione composta da 13 episodi. Il network ha annunciato anche la ventiseiesima stagione dei Simpson che, secondo il presidente di Fox Kevin Reilly, "non è solo lo show più lungo della storia della tv, ma anche una delle più grandi sit-com dei nostri tempi".
La fortuna sorride anche a The Blacklist: la serie targata NBC che ha esordito due settimane fa con il 3,6 di rating ha grandi potenzialità: come ha affermato anche il capo di NBC Enterteinment Jennifer Salke "i tanti volti di Red Reddington sembrano affascinare il pubblico [...] Questa serie eccezionale continuerà a fare di NBC una grande destinazione nella serata del lunedì".

giovedì 3 ottobre 2013

Con "Masters of Sex" va in onda il piacere. Sarà reciproco?

Impresa ardita quella compiuta da John Madden: il regista di Shakespeare in love, infatti, ha portato sullo schermo televisivo Masters of Sex, la serie prodotta da Showtime (in onda sull'omonimo canale dal 29 settembre e presentata ieri sera al Roma) basata sulla biografia del Dottor Williams Masters e della sua assistente Virginia Johnson scritta da Thomas Maier. 
I due personaggi, interpretati rispettivamente da Michael Sheen e Lizzy Caplan, sono realmente esistiti e sono considerati due pionieri della sessualità. Siamo in un fedelmente ricostruito 1956 ed il dottor Masters (il cui cognome si presta evidentemente al gioco di parole del titolo della biografia, lo stesso mantenuto dalla serie) è un ginecologo di fama mondiale che salva le donne donando loro speranza ma allo stesso tempo conduce studi non ufficialmente autorizzati, ai limiti del voyeurismo se non della perversione. Quali sono le reazioni fisiche e chimiche che avvengono nel corpo umano prima, durante e dopo un rapporto sessuale? Vale lo stesso sia per gli uomini che per le donne? C'è un modo per osservare scientificamente nel dettaglio tutto quello che avviene? 
Si parla di scienza e di medicina, è vero, ma l'alone che si portano dietro i due protagonisti, le loro storie familiari e il rapporto con l'amore e con il sesso ha un che di morboso fin dall'inizio, se non sbagliato. In principio si tende a giustificare il fatto che il dottore paghi prostitute per "studiarle mentre lavorano" in modo da registrare dati importanti, si apprezza di meno, ma lo si tollera, il fatto che vengano poi coinvolte altre persone, cavie reclutate volontariamente "per la scienza", ma è certamente insopportabile che, sebbene in forma assolutamente professionale ed apparentemente distaccata, Masters proponga alla sua assistente di sperimentare loro stessi il metodo.
Dopo aver visto il pilot non sembra ci siano aspetti rilevanti che meritino di essere approfonditi dal punto di vista tecnico; la storia, invece, è sicuramente interessante e nuova, bisogna però vedere come evolve: che succederà con l'aumentare degli esperimenti e dei soggetti interessati? 
Con la serie va in onda il piacere, ma sarà reciproco?

"The Michael J. Fox Show": una bella scommessa.

Ritorno in tv come protagonista per Michael J. Fox: l'attore a cui nel 1991 è stato diagnosticato il morbo di parkinson e che dal 2000, a seguito di un aggravamento, è stato costretto a ritirarsi dalle scene e da Spin City, che gli valse tre Golden Globe, interpreta nella nuova serie che porta il suo nome l'anchorman Mike Henry, debilitato dalla sua stessa malattia ma, come lui, pieno di energia e pronto a rientrare al lavoro, grazie anche all'incoraggiamento del suo capo Harris Green (Wendell Pierce).
Presentato ieri sera al RomaFictionFest (in America sul canale NBC sono stati trasmessi i primi due episodi il 26 settembre), il pilot di The Michael J. Fox Show ci mostra sicuramente un prodotto nuovo, su cui però è necessario interrogarsi. Tolto l'impatto iniziale (è bello rivedere il protagonista di Ritorno al Futuro, ma allo stesso tempo è fortemente toccante constatare come la malattia lo abbia cambiato), ci si concentra sulla trama: lavoro e famiglia basteranno a sostenere i 22 episodi di cui è composta la prima stagione? Riusciranno gli autori Sam Laybourne (Cougar Town) e Will Gluck a trovare qualcosa che vada oltre quel mix di stima, rispetto e un po' di pietà che si porta dietro il protagonista Henry? 
In famiglia qualcosa di diverso l'abbiamo già visto. Ha una moglie (interpretata da Betsy Brandt), tre figli e una sorella che, superato evidentemente il dolore e il trauma iniziale (sappiamo che sono passati cinque anni da quando ha lasciato il lavoro), lo incoraggiano ad uscire e a lasciare le mura domestiche: la continua e forzata convivenza è diventata, a dir loro, un tantino pesante.
Il progetto è una bella scommessa, ma deve essere portato avanti in modo intelligente affinché il pubblico possa affezionarsi a Mike Henry senza vedervi dietro sempre e solo Michael J. Fox. 

mercoledì 2 ottobre 2013

Con "The Newsroom" bisogna stare sul pezzo


È meglio non chiedere a Will McAvoy (Jeff Daniels) di essere serio e di non rispondere in maniera politicamente corretta alle domande cui vorrete sottoporlo perché quello che sentirete non vi piacerà affatto. Dopo aver sciorinato tutti i motivi e i primati per cui l'America non è il miglior Paese al mondo, al suo rientro in redazione l'anchorman del notiziario "News Night" in onda sul canale ACN trova una sgradita sorpresa: la maggior parte del suo team, compreso il Produttore Esecutivo Don (Thomas Sadoski, ospite del RomaFictionFest), l'ha abbandonato accettando di lavorare ad un programma in onda in una diversa fascia oraria.  
Intendiamoci, Will non è affezionato alle persone (non sa neanche come si chiamino la maggior parte di loro), ma si trova spiazzato dalla notizia e va su tutte le furie soprattutto nell'apprendere che Charlie Skinner, il presidente della divisone news della ACN interpretato da Sam Waterston con cui, si capisce, ha un ottimo rapporto (è l'unico con cui si relaziona in un rapporto paritario), ha scelto il suo nuovo P.E. senza interpellarlo: McAvoy non ha assolutamente nessuna intenzione di lavorare con la determinata MacKenzie McHale (Emily Mortimer). Si capisce fin da subito che i due sono uniti da un passato burrascoso, se non doloroso. 
Diversi i punti di forza del prodotto ideato da Aaron Sorkin che, lo ricordiamo anche se non serve, non è certo un novellino (basti pensare alla sua sceneggiatura di The Social Network). 
I dialoghi, sicuramente, la fanno da padrone: ben scritti, serrati e mordaci, incastonati in botte e risposte che divertono, incuriosiscono e delineano al meglio i personaggi, interpretati, a loro volta, da attori che ne vestono i panni in maniera impeccabile, formando una squadra con caratteri e vissuti (personali e lavorativi) diversi che ben si integrano tra loro. Jeff Daniels, recente vincitore dell'Emmy per la migliore interpretazione maschile in una serie drammatica proprio con questo ruolo, è un anchorman burbero, presuntuoso e schietto, un grande professionista che però non ha il dono del sapersi rapportare con il prossimo. Nonostante il suo caratteraccio (in alcuni casi ci si domanda se "ci è o ci fa") lo spettatore entra subito in relazione con lui e con il suo modo di fare che, in un modo o nell'altro, conquista (anche se il suo vecchio team, evidentemente, la pensa in maniera differente!). 
Il montaggio veloce e snello ci rende pienamente partecipi della frenesia di una redazione che deve stare sempre sulla notizia, comunicandola prima e meglio degli altri. Peccato che, da questo punto di vista, il RomaFictionFest non abbia gli stessi tempi di News Night: la serie, infatti, verrà presentata stasera alle 20:30 in anteprima in Sala Petrassi e verrà trasmessa su Rai 3 dal 17 ottobre, ma in America è uscita il 24 giugno 2012 e sono andate in onda già le prime due stagioni... Quando si dice "stare sul pezzo"!

martedì 1 ottobre 2013

"Sleepy Hollow": una serie con la testa sulle spalle!

Appuntamento da non perdere con Sleepy Hollow: la nuova serie, in onda negli Usa dal 16 settembre sul canale Fox, verrà presentata al RomaFictionFest stasera in Sala Petrassi subito dopo il primo episodio della terza stagione di Homeland.  
Il pilot è irresistibile, cattura immediatamente l'attenzione e desta curiosità con personaggi che conquistano fin da subito, scenografie azzeccate, storia allettante e tasselli sparsi qua e là da mettere insieme nel corso dei vari episodi. Si capisce fin da subito che è una serie con la testa sulle spalle...!
Nel dire Sleepy Hollow è ovviamente difficile non tornare con la mente al 1999 e all'omonimo film del geniale Tim Burton, ma dobbiamo distaccarcene. Il protagonista ovviamente è sempre Ichabod Crane, ma l'attore che nella serie sostituisce il personaggio che fu di Johnny Depp è Tom Milson, inglese, classe '82. Impossibile non affezionarcisi subito: volto pulito, fresco, simpatico e intelligente, bello e charmant (chi più ne ha più ne metta!), Ichabod si ritrova in un mondo che non gli appartiene (la Sleepy Hollow del XXI secolo) e che osserva come un bambino che scopre tutto per la prima volta. Non c'erano macchine, telecamere o Starbucks ai tempi in cui combatteva per il "generale Washington"! Insieme a lui, purtroppo, un'altra figura compare in quella che una volta era una tranquilla cittadina: un cavaliere senza testa (decapitato proprio da Crane circa 250 anni prima) ha ucciso lo sceriffo davanti gli occhi della sua collega Abbie Mills (Nicole Beharie). I due erano molto legati e la morte dell'uomo, suo mentore, farà aprire gli occhi alla ragazza: non solo rimarrà a Sleepy Hollow invece di trasferirsi a Quantico per entrare nell'FBI, ma farà di tutto per catturare l'assassino e aiutare l'innocente Crane, cautelativamente arrestato in quanto sospetto. E' difficile ammettere l'esistenza di un criminale senza testa, ma quando anche altri agenti lo vedranno con i propri occhi tutto sarà più facile e si potrà fare luce su tanti avvenimenti, incluso un episodio oscuro in cui è stata coinvolta la poliziotta da adolescente. Nessuno sembrava averle creduto, ma alcuni appunti ritrovati dello sceriffo le dimostreranno il contrario, mettendola in relazione con Ichabod: i due hanno una missione da compiere ed erano destinati ad incontrarsi...
Serie da brivido, attenzione a non perdere la testa!

lunedì 30 settembre 2013

Le "Devious Maids" di Eva Longoria non faranno rimpiangere le "Desperate Housewives"

Da casalinga disperata, la bella e talentuosa Eva Longoria è diventata produttrice delle "cameriere ambigue": Devious Maids, la serie targata ABC creata da Marc Cherry ("il padre" di Desperate Housewives) si pone proprio sul filone del suo illustre predecessore, ma, come ha confermato Roselyn Sanchez, presente in conferenza stampa insieme alla sua collega attrice/colf Edy Ganem: "ci sono certamente affinità, l'autore è sempre Marc Cherry, ma anche se il tono è lo stesso,  il contenuto è sicuramente diverso". E continua elogiando la sua amica Eva: "E' come Wonder Woman, sa fare tutto. E non metterebbe mai il proprio nome su qualcosa che non la convinca appieno". 
La serie racconta la storia di cinque cameriere (o meglio, quattro cameriere e un'infiltrata): Rosie (Dania Ramirez), Zoila (Judy Reyes), Carmen (la Sanchez), Valentina (la Ganem) e Marisol (Ana Ortiz), tutte attrici sudamericane già conosciute per le quali, ovviamente, la produttrice/attrice rappresenta un modello da imitare e un punto di riferimento: di origini messicane, la Longoria ha sfondato prima ad Hollywood e poi, pian piano, si è fatta strada anche in politica. La giovane Edy Ganem conferma: "Ho avuto modo di conoscerla personalmente solo sul set e ne sono rimasta impressionata, anzi, più vado avanti nella conoscenza, più ne sono colpita. Estremamente professionale, dalle mille risorse e mille impegni. Non credo che la gente conosca tutto quello che fa...". 
Al di là di quello che si può intuire dal titolo, la serie non racconta solo la storia di cinque cameriere, ma la vita di cinque donne, governanti di professione, alle prese con i propri problemi e quelli delle persone per cui lavorano, con gli amori e i tradimenti, gli intrighi e gli scandali dell'alta società. In una commistione di generi (proprio come in Desperate Housewives troviamo il drama, il giallo, la comedy e la satira sociale, uno dei punti di forza) le tinte della soap si fondono con le caratteristiche proprie e necessarie delle serie prime time. 
A suon di tango, la prima puntata si apre con un omicidio con cui volenti o nolenti le belle e determinate protagoniste dovranno fare i conti. Nel pilot si sono soltanto presentate, andando avanti le conosceremo meglio. Appuntamento dal 9 ottobre ogni mercoledì alle 21:00 su FoxLife.

La presunta originalità di "Nymphs"

Sono uscita dall'anticipata stampa di Nymphs in uno stato confusionale: disorientata, basita, addirittura preoccupata. Sì, avete capito bene: preoccupata. Non tanto per quello che ho visto sullo schermo, ma per i giudizi che hanno seguito la proiezione. 
Procediamo con ordine. 
La serie finlandese prodotta da Fisherking si apre con il primo rapporto di una coppia di adolescenti, il che ci introduce subito al genere: siamo evidentemente davanti ad un teen drama. Il problema è che, per farla breve, lui muore subito dopo e lei, dopo una scarna serie di peripezie, scopre di essere una ninfa destinata ad avere ogni mese, con la luna piena, un rapporto sessuale in cui ucciderà sempre il malcapitato partner per poter sopravvivere. Il teen drama, dunque, si tinge di fantasy. Ma se, per esempio, Buffy - L'ammazzavampiri proprio di questo genere ha precorso i tempi, spianando la strada alle opere successive e diventando una serie di culto con delle forti innovazioni e peculiarità che ne fanno ancora parlare e che l'hanno portata ad essere anche oggetto di studio, la novità di Nymphs sta nella sostituzione dei vampiri con le ninfe? Nel fatto che le protagoniste siano esclusivamente donne, fascinose e fatali? Non credo che basterà la bellezza di Sara Souliè, la protagonista Didi del film, presente in sala, come incentivo per guardare 12 episodi di una stagione il cui pilot non presenta, checchè se ne dica, nessun tipo di attrattiva, nè narrativa nè visiva. Ed ecco che torniamo alla mia preoccupazione: possibile che il mio giudizio sia completamente discordante?
In sede di presentazione e dibattito, sia Carlo Cavazzoni, responsabile dell'edizione italiana, sia Michela Barberio, direttrice di Sky Uno, non hanno fatto altro che lodare l'originalità del prodotto. E' vero che non si può chiedere all'oste come è il vino, ed è vero anche che per una volta battiamo sul tempo gli altri Paesi in quanto la prima europea sarà trasmessa il 29 ottobre alle 21.10 proprio su Sky Uno, ma bisogna cercare di essere quantomeno oggettivi. Ok, siamo i primi ad avere questa serie (evviva...!) e non è il solito prodotto made in Usa (dalla fotografia si capisce benissimo, ma non è detto che questo sia un complimento), ma bisogna mantenere un po' di razionalità. Di originale, al momento, non si è visto niente... assai fantasiosa, invece, la presentazione. 

domenica 29 settembre 2013

"The Crazy Ones": lampadine accese per la scoppiettante coppia Williams-Gellar

Ho un debole, da sempre, per l'eclettico e formidabile Robin Williams. Lo posso confessare tranquillamente, tanto so bene di essere portavoce di un gruppo decisamente più nutrito. Quando ho saputo del suo ritorno in tv, dopo ben trent'anni dalla sua ultima apparizione televisiva da protagonista in Mork & Mindy, non stavo nella pelle. E il pilot di The Crazy Ones, la nuova serie di David E. Kelley, non ha assolutamente disatteso le mie aspettative: la sitcom in onda dal 26 settembre 2013 sulla rete CBS racconta le vicende di un'agenzia pubblicitaria di cui l'istrionico attore è titolare nei panni di Simon Roberts, mentre Sarah Michelle Gellar (la nota e amata Buffy - L'ammazzavampiri) interpreta sua figlia Sidney, direttore creativo. Accanto a loro Lauren, una segretaria stereotipata interpretata da Amanda Setton), Andrew (Hamish Linklater) ed il "piacione" Zach (James Wolk), che nella prima puntata si rivela essere un'ottima spalla per Williams, con delle finte improvvisazioni che vedono protagonisti entrambi che sorprendono in maniera assolutamente positiva. 
Bastano i primi 20 minuti (questa la durata di ogni episodio) per capire cosa abbiamo difronte: Williams nei panni di Roberts può dar sfogo a tutta la sua bravura e voglia di divertirsi e mettersi in gioco, arricchendo il suo personaggio con tutte le sfaccettature, gesti e timbri del suo vastissimo repertorio. Non dobbiamo aver paura che l'attore prenda il sopravvento sul personaggio e lo divori perchè quella di Simon Roberts è la parte perfetta per "Mr. Doubtifire", ed i personaggi che lo circondano da una parte lo supportano e incoraggiano, (vedi Lauren che non resiste alle sue battute), dall'altra cercano di contenerlo frenando il suo estro. La figlia, più rigida e lavorativamente più convenzionale, scoprirà di non essere così diversa dal padre concedendosi anche lei piccoli momenti di sana follia. D'altronde, ed ecco spiegato anche il titolo della serie, sono due i motivi che hanno spinto Sidney ad intraprendere questa carriera: suo padre, naturalmente, e "Here's to the Crazy Ones", la pubblicità del 1997 simbolo del thinking different della Apple in cui non si vende un prodotto, ma si trasmette un'idea. Mossa da un così nobile intento, a cui si unisce il disperato tentativo di non perdere l'incarico affidato dal colosso McDonald's, vogliamo che Sidney Roberts, figlia di cotanto padre, non riesca a convincere Kelly Clarkson (la cantautrice statunitense vincitrice del talent show American Idol nel 2002) a registrare un jingle per vendere hamburger? 
Non sappiamo cosa succederà nei prossimi episodi, ma lavoro e vita privata si fonderanno sicuramente in un bel connubio spumeggiante, divertente e inaspettato; da quel che viene sottinteso, probabilmente non mancheranno anche momenti più introspettivi nei quali si consoliderà il rapporto padre e figlia. Le basi, su tutti i fronti, sono ben solide, pronte a reggere il peso di un sicuro successo. 

"Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D.": in attesa di un'evoluzione

Sono stata ufficialmente reclutata (ho un tesserino che prova in maniera inconfutabile la mia appartenenza allo S.H.I.E.L.D con tanto di fotografia) e da buon agente segreto non dovrei diffondere notizie che possano compromettere l'organizzazione per cui lavoro, né tantomeno parlarne male, per cui mi limiterò a dire ciò che posso, limitandomi ad esporre con oggettività fatti che non interferiscano in nessun modo con il mio operato...
Ieri sera al RomaFictionFest, a solo pochi giorni di distanza dalla messa in onda Usa sulla rete ABC, è stato presentato l'attesissimo Agents of S.H.I.E.L.D., il primo live-action tv targato Marvel e ideato da Joss Wedhon, già regista di The Avengers. La serie, spin-off televisivo della saga cinematografica, si presenta con un resuscitato Phil Coulson (interpretato sempre da Clark Gregg) con il compito di formare una nuova squadra di agenti segreti. La loro missione è quella di nascondere i supereroi e proteggerli da un mondo che non è ancora pronto alla loro manifestazione. Il gruppo è formato da Ward, abile combattente e disinnescatore di bombe, ma come egli stesso afferma, assolutamente non predisposto al lavoro di squadra, l'asiatica May, restia a tornare sul campo ma grande esperta di arti marziali e pilota provetta ed infine la coppia Fitz-Simmons, gli strampalati, ma non per questo meno esperti, scienziati del gruppo. Anche se il pilot vorrebbe lasciarci con un velatissimo dubbio al riguardo, sicuramente completerà la squadra Skye, ex hacker della Rising Tide, organizzazione che si muove in modo diametralmente opposto allo S.H.I.E.L.D. e che vuole rivelare al mondo tutto ciò che la società di spionaggio invece nasconde.   
La serie, dedicata per lo più al pubblico di appassionati ed esperti conoscitori dell'universo Marvel (numerosi sono, infatti, i riferimenti e le citazioni) ha un buon potenziale, ma non conquista fin da subito: i personaggi potrebbero risultare interessanti, ma al momento sono solo abbozzati e non sembra esserci una trama così forte da sostenere un'intera stagione; d'altra parte, però, certamente non mancheranno futuri colpi di scena, rivelazioni improvvise e sicuri rovesciamenti di fronte, per cui non è corretto dare un giudizio troppo affrettato. Concediamogli un po' di respiro (sulla carta ha tutti i requisiti per poter riuscire) e vediamo come evolve nei prossimi episodi.

"Una mamma imperfetta": un gioiellino made in Italy che di imperfetto ha solo il titolo

Una bella rivelazione quella avuta ieri sera al RomaFictionFest: la serata dedicata a Una mamma imperfetta, infatti, si è dimostrata assolutamente piacevole e, in qualche modo,  illuminante. Premetto che non ne sapevo nulla e che ho scelto di vederla per due motivi, uno più professionale, l’altro sicuramente meno: da una parte la voglia di documentarmi su quello che succede nel panorama Italia (che in genere passa sempre in secondo piano per qualità e, quindi, ascolti rispetto ai prodotti esteri), dall’altra la comodità (nella stessa sala Petrassi, subito dopo, veniva presentato Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. che non volevo perdere).
Più che l’antefatto, però, quello che è sicuramente importante è il fatto stesso: una serie che dal web (la prima stagione è stata pubblicata sul sito del Corriere della Sera www.corriere.it) passa alla televisione (dal 9 settembre la troviamo alle 21 su Rai2) e che trova talmente tanti consensi da essere venduta anche all’estero (notizia fresca fresca di ieri sera, come ha tenuto a precisare Piera Detassis che ha presentato l’evento insieme al Direttore Artistico Steve Della Casa e a tutto il cast).
Molte, sicuramente, le caratteristiche vincenti della coproduzione Indigo Film, Rai Fiction e Rcs scritta e diretta da Ivan Cotroneo: ogni puntata, della durata di 8 minuti, si presenta come una sorta di video-diario o video-blog di Chiara (Lucia Mascino), una mamma imperfetta che insieme alle sue amiche Irene (Anna Ferzetti), Claudia (Vanessa Compagnucci) e Marta (Alessia Barela), imperfette quanto lei,  riflette sulla sua condizione di donna, moglie, madre. Accanto a loro, ovviamente, un universo di altri personaggi che di volta in volta vengono chiamati in causa: la tata, i mariti, i figli, altri amici… I temi trattati sono all'ordine del giorno, fanno ridere perché veri e concreti, assolutamente tangibili e sperimentati dai più, ma trattati con garbata ironia e delicatezza. Ottimi sia l’uso della macchina da presa, che alterna le riprese frontali della protagonista che si confida davanti al computer ad altre più dinamiche e d’insieme, sia la scrittura scenica e la consecutiva realizzazione sullo schermo: alle immagini confidenziali e narrative nel senso più basico del termine, si aggiungono infatti fantasie, ricordi, testimonianze in chiave fanta-documentaristica che rendono ogni singolo episodio un concentrato di divertimento e stile.
Dal 15 ottobre la seconda stagione andrà in onda sia sul web che su Rai 2... da non perdere!

giovedì 26 settembre 2013

RomaFictionFest 2013: una scorpacciata di attese anteprime

Meno di due giorni ormai ci separano dall’inizio della settima edizione del RomaFictionFest: dal 28 settembre al 3 ottobre 2013 , infatti, l’Auditorium Parco della Musica offrirà, come afferma anche l’efficace slogan dell’evento, “il meglio della tv, prima della tv”.
Il primo weekend è dedicato soprattutto ai giovanissimi, ai teen e non che seguono con ammirazione e impazienza i loro beniamini. Tra gli appuntamenti dedicati a loro sicuramente spiccano l’incontro con Peppa Pig e Geronimo Stilton (l’ormai più che famoso direttore dell’Eco del Roditore, inventato dalla penna di Elisabetta Dami) e la presentazione della seconda stagione di Violetta con Pink Carpet e successiva esibizione di Ruggero Pasquarelli, che nella serie interpreta Federico.
Il Festival si inaugurerà ufficialmente domenica 29, serata a cui ovviamente prenderà parte Serena Autieri, madrina dell’evento. A seguire l’anteprima di Altri tempi (regia di Marco Turco e protagonista Vittoria Puccini), che rientra nella Sezione Italia insieme a L’assalto (regia di Ricky Tognazzi, verrà presentato il 30 settembre), Il ritorno di Ulisse, coproduzione internazionale di Rai Fiction con Alessio Boni e Caterina Murino (1 ottobre) e  Angeli – Una storia d’amore, con Raul Bova e Vanessa Incontrada (2 ottobre).
La sezione che crea più aspettative è sicuramente quella internazionale, con le anteprime delle nuove stagioni delle serie più attese in tutto il mondo e le Master Class con autori, registi e produttori internazionali: sabato 28 verrà presentato Marvel’s agents of S.H.I.E.L.D.; lunedì 30 settembre Nymphs, Devious Maids, Les revenants, Burning Bush (miniserie ispirata alla storia di Jan Palach) e The Millers, solo per citarne alcuni; martedì 1 ottobre grande scorpacciata di titoli noti con Under the Dome (in sala saranno presenti Rachelle Lefèvre e Dean Norris, uno dei protagonisti dal 2008 di Breaking Bad), Homeland, Sleepy Hollow e The Americans; mercoledì 2 ottobre The newsroom, la nuova serie di Aaron Sorkin con Thomas Sadoski, che sarà presente in sala, The Michael J. Fox Show, The blacklist, Master of sex e The fear; anche giovedì 3 ottobre, giorno della cerimonia di premiazione, non mancheranno gustose anteprime come Generation War e la presentazione della settima stagione della spumeggiante The Big Bang Theory (ricordiamo che il pilot della serie è stato presentato proprio al RomaFictionFest nel 2008 con la partecipazione dei protagonisti).
Last but not least, grande spazio e tempo anche quest’anno sono dedicati alle web series, diventate ormai un fenomeno di successo in grado di attirare l’attenzione di milioni di fan, specie tra i più giovani. Quindici titoli in tutto, tra cui numerose anteprime: tra le più attese, alcuni episodi inediti della seconda stagione dei The Pills e una nuova produzione Magnolia, Il Candidato, con FilippoTimi, Lunetta Savino e Antonio Catania.

Insomma, chi più ne ha, più ne metta. L’importante è studiarsi per bene il programma (completo sul sito ufficiale  www.romafictionfest.org), munirsi di biglietto (gratuito) e prepararsi ad una bella scorpacciata: ce n'è per tutti i gusti! 

lunedì 23 settembre 2013

Emmy Awards 2013: "Behind the candelabra" on the scene

Trionfo per Behind the Candelabra ai Primetime Emmy Awards (più volgarmente definiti come “gli Oscar della televisione”): il 22 settembre 2013 al Nokia Theatre di Hollywood, infatti, durante la serata presentata da Neil Patrick Harris (il Barney di How I met your Mather) l’opera del regista dei vari Ocean’s (solo per citarne, con uno, tre) ha portato a casa il premio per la migliore miniserie o film tv, quello per la miglior regia per un film, miniserie o speciale drammatico e quello assegnato a Michael Douglas per il miglior attore protagonista (sempre in miniserie o film tv) nel ruolo del pianista gay Liberace. Aspiravano alla statuetta altri nomi degni di  nota, tra cui Matt Damon (per aver interpretato Scott Thorson all’interno dello stesso lavoro) e Al Pacino (con il ruolo di Phil Spector nell’opera omonima).  
Breaking Bad è risultata, meritatamente, la miglior serie drammatica, battendo prodotti di altissimo livello come Games of Thrones, Mad Man, Downton Abbey, Homeland (a cui è andato il premio per la migliore sceneggiatura) e House of Cards (l'episodio pilota è valso a David Fincher il premio per la miglior regia nella sezione drama).
Jeff Daniels e il suo Will McAvoy, personaggio principale di The Newsroom, è risultato il miglior attore protagonista in una serie tv drammatica (avremo modo di vederla in autunno su Rai 3), mentre il corrispondente premio femminile è andato a Claire Danes e alla sua Carrie Mathison, l’agente della CIA con disturbo bipolare che interpreta in Homeland – Caccia alla spia.
Star del calibro di Jessica Lange, Sigourney Weaver e Helen Mirren hanno visto assegnare il premio come migliore attrice in una miniserie o film tv a Laura Linney e alla sua Cathy Jamison in The Big C: Hereafter. Il premio al miglior attore non protagonista per la stessa categoria è andato all’eccellente interpretazione di James Cromwell in American Horror Story – Asylum, dove era in lizza, tra gli altri, anche il suo collega e compagno di serie Zachary Quinto.
Mentre Modern Family ha vinto il quarto Emmy consecutivo come miglior serie tv commedia, confermando il proprio primato, il relativo premio come miglior attore è stato assegnato ad un meritevolissimo Jim Parsons per il suo adorabile Sheldon Cooper in The big bang theory (Bazinga!), mentre il corrispettivo femminile è andato a Julia Luis-Dreyfus e alla sua Selina Meyer in Veep.


Tanti i premi assegnati, numerosissime le serie da non perdere o da recuperare. Con l'arrivo del freddo, cosa c'è di meglio di una bella e sana dose di tv di qualità? D'altronde, per rimanere in tema, winter is coming...!


Miglior serie drammatica
Breaking Bad

Miglior serie comica
Modern Family

Miglior attore protagonista in una serie drammatica
Jeff Daniels per The Newsroom

Miglior attore protagonista in una serie comica
Jim Parsons per The Big Bang Theory

Miglior attrice protagonista in una serie drammatica
Claire Danes per Homeland

Miglior attrice protagonista in una serie comica
Julia Louis-Dreyfus per Veep

Miglior attore non protagonista in una serie drammatica
Bobby Cannavale per Boardwalk Empire – L’impero del crimine

Miglior attore non protagonista in una serie comica
Tony Hale per Veep

Miglior attrice non protagonista in una serie drammatica
Anna Gunn per Breaking Bad

Miglior attrice non protagonista in una serie comica
Merritt Wever per Nurse Jackie – Terapia d’urto

Miglior guest star femminile in una serie comica
Melissa Leo per Louie

Miglior guest star maschile in una serie comica
Bob Newhart per The Big Bang Theory

Miglior guest star femminile in una serie drammatica
Carrie Preston per The Good Wife

Miglior guest star maschile in una serie drammatica
Dan Bucatinsky per Scandal

Miglior sceneggiatura di una serie drammatica
Homeland, Q&A, Henry Bromell

Miglior regia di una serie drammatica
House of Cards, Chapter 1, David Fincher

Miglior regia di una serie comica
Modern Family, Arrested, Gail Mancuso

Miglior mini-serie o film tv
Behind the Candelabra

Miglior attore protagonista  in una mini-serie o film tv
Michael Douglas per Behind the Candelabra

Miglior attrice protagonista  in una mini-serie o film tv
Laura Linney per The Big C

Miglior attore non protagonista in una mini-serie o film tv
James Cromwell American Horror Story: Asylum

Miglior attrice non protagonista in una mini-serie o film tv
Ellen Burstyn per Political Animals

Miglior regia in una mini-serie o film tv
Steven Soderbergh per Behind the Candelabra