di Emanuela Andreocci
Ammetto di essere un po' in ritardo con Hannibal: la serie creata da Bryan Fuller per il network NBC è approdata sui nostri schermi domestici il 12 settembre. Chi la sta seguendo potrà certamente confermare, oppure smentire, le mie impressioni sul primo episodio.
Ammetto di essere un po' in ritardo con Hannibal: la serie creata da Bryan Fuller per il network NBC è approdata sui nostri schermi domestici il 12 settembre. Chi la sta seguendo potrà certamente confermare, oppure smentire, le mie impressioni sul primo episodio.
Will Graham (interpretato da Hugh Dancy), il talentuoso profiler cui l'FBI ricorre per alcuni casi impossibili, è in bilico tra genio e follia, possiede un'abilità che compromette il suo "stare al mondo" ed il rapporto con il prossimo: non solo ricostruisce le scene del crimine immaginando i delitti avvenuti, ma vede e vive i crimini, li sperimenta in prima persona. Se per intuizione scopre che la serie di omicidi su cui Jack Crawford (Laurence Fishburne) gli ha chiesto di lavorare è opera di un cannibale, per volere del caso si trova a lavorare fianco a fianco proprio con il dottor Hannibal Lecter (Madds Mikkelsen). Lo spettatore capisce subito che qualcosa non va: chi non ha mai visto il film interpretato da Anthony Hopkins? In questo modo la storia è ancora più avvincente e la suspance ancora più efficace: nel momento in cui il pubblico conosce qualcosa di più rispetto ai personaggi è costretto a non abbassare la guardia perché sa che, prima o poi, quel qualcosa succederà e si arriverà ad un punto di svolta. A dir la verità, quella in cui la serie colloca il pubblico è una posizione strana, ambigua: privilegiata per quanto concerne il rapporto e la conoscenza con Lecter, assolutamente marginale nel momento in cui vengono introdotti gli altri personaggi. Lo spettatore nel secondo caso si sente trascurato: rimanendo all'interno del genere psico-thriller, infatti, in qualsiasi pilot che si rispetti i personaggi vengono abitualmente presentati in modo che il pubblico li conosca superficialmente fin da subito, ma abbia allo stesso tempo alcune informazioni che alludano al loro passato, alla loro psicologia e ai legami che li mettono in relazione tra di loro. Insomma, di solito vengono forniti dei piccoli tasselli che aiutano ed invogliano lo spettatore a completare il puzzle. In Hannibal tutto questo non c'è e la storia progredisce omettendo dei passaggi che per chi è seduto davanti la televisione sono fondamentali: come può Graham permettere a Crawford un simile atteggiamento? Chi è la donna che ne vuole preservare la salute? Perchè Lecter può permettersi di andare a trovarlo a casa e di preparargli addirittura la colazione? Che ruolo ha il medico legale? E, a questo punto, che ruolo ha il povero spettatore?
Nel primo episodio si individuano elementi grafici e sonori d'impatto che connotano l'opera fin da subito, evidenziando la ricerca di un "marchio di fabbrica" che possa rendere il prodotto diverso dagli altri e immediatamente riconoscibile: un battito di un cuore in sottofondo, l'uso costante della soggettiva nelle visioni, flashback e pensieri del protagonista, il rallenty e le sequenze a ritroso per ricostruire, da ciò che si vede, ciò che è stato, la cura del dettaglio e del colore sono sicuramente strumenti vincenti.
Che altro dire? E' sicuramente una serie con tanta carne sul fuoco...!
Nel primo episodio si individuano elementi grafici e sonori d'impatto che connotano l'opera fin da subito, evidenziando la ricerca di un "marchio di fabbrica" che possa rendere il prodotto diverso dagli altri e immediatamente riconoscibile: un battito di un cuore in sottofondo, l'uso costante della soggettiva nelle visioni, flashback e pensieri del protagonista, il rallenty e le sequenze a ritroso per ricostruire, da ciò che si vede, ciò che è stato, la cura del dettaglio e del colore sono sicuramente strumenti vincenti.
Che altro dire? E' sicuramente una serie con tanta carne sul fuoco...!
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