di Emanuela Andreocci
Quando lo spettatore esce dalla sala col sorriso, lo stesso che ha mantenuto durante tutto il film, vuol dire che il prodotto ha fatto centro: "La piccola impresa meridionale" di Rocco Papaleo, al cinema dal 17 ottobre, è promossa a pieni voti. Tratta dall' omonimo suo primo romanzo, in libreria dalla settimana scorsa, e sceneggiata insieme a Valter Lupo, la pellicola racconta l'"esilio" di Costantino (interpretato dallo stesso regista e autore) che, dismesse le vesti sacerdotali, è fortemente spinto dalla Mamma Stella (una severa Giuliana Lojodice nei panni di una donna di paese tutta d'un pezzo, rigida e bigotta) a isolarsi in un vecchio faro abbandonato, proprietà di famiglia. Ci troviamo al sud: il paese è piccolo e la gente mormora, Dio non voglia che si crei uno scandalo...! La signora, d'altronde, è già provata da un altro "fattaccio": sua figlia Rosa Maria (Claudia Potenza) ha improvvisamente abbandonato il marito Arturo (un convincente Riccardo Scamarcio) per scappare con un amante misterioso.
L'esilio di quello che tutti continuano a chiamare "padre" Costantino, però, dura poco ed il malandato faro inizia a popolarsi ed animarsi. La prima ad arrivare è la ex top escort Magnolia (una scoppiettante Barbora Bobulova), sorella di Valbona (la badante di Mamma Stella interpretata da Sarah Felberbaum) e subito a seguire anche Arturo chiede asilo al fu sacerdote. Al trio già ben nutrito (riepiloghiamo: un ex prete, un ex prostituta ed un ex marito) si aggiungono gli improbabili membri della ancora più improbabile società a responsabilità limitatissima Meridionale Ristrutturazioni srls (nel ruolo di Raffaele, Mela e Gennaro detto Jennifer troviamo rispettivamente Giovanni e Mela Esposito e Giampiero Schiano).
Dal piccolo intervento per riparare un'infiltrazione del tetto ai lavori di ristrutturazione del faro e delle vite dei protagonisti dell'impresa (tutti ne entrano a far parte) il passo è breve. Il film di Papaleo offre uno spaccato leggero e spensierato della vita nelle sue forme più variegate e del modo in cui i rapporti possono ricucirsi, basta rimboccarsi le maniche. Quello che in Basilicata coast to coast era rappresentato dal viaggio, in Una piccola impresa meridionale è costituito dal faro: non bisogna necessariamente muoversi per trovare qualcosa, ci si può anche fermare ad ammirare il mare, panorama obbligato ed immagine ricorrente e rasserenante di tutta la pellicola.
La musica, come nel primo film, torna ad essere grande protagonista: persino la pioggia viene scandita in 5/4, il tempo del jazz. La colonna sonora contiene le felici composizioni di Rita Marcotulli e le canzoni di Rocco Papaleo (il sodalizio viene quindi confermato), le apprezzabili performance vocali di Scamarcio e della Bobulova ed il brano "Dove cadono i fulmini" della cantautrice pugliese Erica Mou. Reduce dai fasti sanremesi, troviamo con piacere il tormentone "Torna a casa foca".
Interpreti scelti ad hoc che sorprendono gradevolmente, tempi comici precisi ed efficaci, stereotipi trattati con eleganza ed un accenno felliniano che non guasta: il film di Papaleo è così delicato e ben equilibrato che gli si può certamente perdonare qualche eccesso di retorica e ridondanza cui verso la fine tende.
Una piccola stonatura, all'interno di una briosa sinfonia, è concessa.
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