di Luca Cardarelli
In un futuro non troppo lontano,
il Dottor Will Caster (Johnny Depp) riesce a creare, in collaborazione con la
moglie Evelyn (Rebecca Hall) e con il suo migliore amico Max (Paul Bettany),
una macchina dotata di una così grande intelligenza artificiale da poter
prendere coscienza di sé e vivere autonomamente. Questa creazione potrebbe dar
vita ad una vera e propria rivoluzione in ambito scientifico, soprattutto
medico. Si scatena così un dibattito etico-morale sulla bontà del progetto che
porterebbe la tecnologia a sostituire completamente l'umanità, ma c'è chi di
discutere non ha assolutamente intenzione: un gruppo di terroristi infatti
osteggia strenuamente gli studi del Dottor Caster fino ad arrivare ad ucciderlo
per fermarlo. Ottengono, però, l’effetto contrario: Il Dottor Caster rinasce
sotto forma di "macchina", grazie anche alla moglie che mette online
la sua coscienza e il suo sapere insieme con l'unità centrale dal macchinario
da lui generato (non chiedete come), e si appresta a diventare una sorta di dio
onnipotente che oltrepassa ogni limite nella sua ossessiva corsa al potere e,
appunto, trascende. Si scatena una guerra, sia fisica che virtuale.
Transcendence,
film che segna l'esordio alla regia di Wally Pfister, conosciuto come direttore
della fotografia dei nolaniani Inception e Il cavaliere
oscuro, parte dall'idea, tutt'altro che originale, secondo cui le macchine e le
intelligenze artificiali un giorno sostituiranno in tutto e per tutto quelle
umane. Ma quando si ha un punto di partenza così trito e ritrito (2001
Odissea nello Spazio è stato uno dei primi film a parlarne, ma potremmo
stilare una lista infinita di film sullo stesso argomento fino al recentissimo Her) o il film è uno di quelli classificabili tra le "pietre
miliari della storia della cinematografia mondiale", o è un film di cui,
appena scorso l'ultimo titolo di coda, già si fatica a tenere a mente il
titolo. Ecco, possiamo tranquillamente relegare Trascendence in quest'ultima
categoria: dimenticabile.
Pur trattandosi di un film che si propone di
analizzare in maniera molto nobile i pro e i contro di studi e scoperte molto attuali ed importanti per il progresso dell'intera umanità, lo fa
molto superficialmente, distrattamente, sviluppando la narrazione in maniera
molto confusionaria e non tenendo conto di dettagli sui quali da decenni si
scatenano accesissimi dibattiti scientifici, lasciandoli morire nell'arco di
una sequenza come se si trattasse di elementi poco importanti ai fini della
storia. Inoltre il regista non deve aver tenuto conto del fatto che il pubblico
in sala non sarebbe stato composto di soli ingegneri informatici o esperti nel
campo delle nanotecnologie, e quindi molti passi del film sono risultati oscuri
ai più, rendendo molto difficile la comprensione degli sviluppi della
storia.
Il cast, che vede in Johnny
Depp, Rebecca Hall, Cillian Murphy e Morgan Freeman (questi ultimi, a dire la
verità, un po’ troppo emarginati dalla storia) le sue punte di diamante, con
un'interessante Kate Mara nella parte della terrorista (ma a fin di bene), non
fa salire di tanto il livello complessivo della pellicola che, tuttavia,
eccelle nelle scenografie futuristiche dei laboratori, alternate a quelle
fatiscenti di Brightwood, cittadina semi-fantasma in mezzo al
deserto dove è stata girata gran parte delle scene in esterna.
Anche il finale, estremamente veloce, lascia trasparire una certa inesperienza
del regista che ha pensato maggiormente alla forma che alla sostanza,
infarcendo la pellicola di sequenze al rallenty e immagini naturalistiche piene
di colori ma totalmente inutili per quanto riguarda le vicende narrate. La
delusione aumenta quando si pensa alle potenzialità immense di questo sci-fi
thriller, sprecate maldestramente da Wally Pfister (anche a causa di una
sceneggiatura alquanto lacunosa), molto più abile a scegliere lenti e filtri
ottici che a dirigere film.
Nei cinema dal 17 aprile.
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