di Silvia Sottile
La regista Giorgia Farina, al suo secondo lungometraggio
dopo il buon esordio con Amiche da Morire racconta ancora una volta una storia a tinte forti. Ho ucciso Napoleone è un film molto particolare, una commedia noir,
sopra le righe, moderna e spiazzante.
Anita (Micaela Ramazzotti) è una single e brillante manager
in carriera, fredda e calcolatrice che alla vigilia di una promozione si
ritrova licenziata e incinta di Paride (Adriano Giannini), il suo capo sposato
e con figli. Ma Anita non si piange
addosso, lei ha un cuore di ghiaccio (anzi, per usare le sue parole, come “un
sofficino congelato”) e vuole solo riottenere il suo posto di lavoro, la cosa
più importante del mondo ai suoi occhi. Con mente lucida e spietata, inizia allora
ad ordire un preciso e diabolico piano di vendetta contro i suoi ex-colleghi e
il suo capo. Viene aiutata da Biagio (Libero De Rienzo), timido e goffo
avvocato, e soprattutto da uno
squinternato gruppo di donne che incontra al parco sotto l’ufficio ovvero la
spacciatrice Olga (Elena Sofia Ricci) e le sue clienti: Gianna (Iaia Forte),
Enrica (Thony) e Filippa (Monica Nappo). Riuscirà in questa impresa
matematicamente pianificata? L’imprevisto è sempre in agguato anche perché
nessuno è come sembra, con continui colpi di scena - uno su tutti - che
stravolgeranno le carte in tavola. E allora ecco un secondo piano di vendetta: perché
Anita non crolla, lei “è così”!
La protagonista assoluta è Anita, una brava Michaela
Ramazzotti tutta d’un pezzo, versione Crudelia De Mon, con acconciature
diaboliche e persino una ciocca rosso sangue. Una donna diversa dalle solite,
odiosa ma anche affascinante, che non perde mai di vista il suo obiettivo e
anche se (solo a tratti) ha cenni di dolcezza nei confronti della sua bambina,
non diventerà mai la madre perfetta. Del resto sia lei che gli altri
protagonisti hanno alle spalle situazioni familiari deleterie (interessante a
questo proposito l’inserimento di flashback) che li hanno resi così come sono.
Il tema di fondo è la vendetta ma anche il bel rapporto di
amicizia al femminile con questa complicità che si crea tra donne (tutte
bravissime attrici tra l’altro). Ne esce male la gravidanza, vissuta come un
incidente con Anita che continua a bere e fuma persino marijuana.
Tirando le somme possiamo definire decisamente positive l’originalità,
la freschezza e l’impronta di internazionalità data dalla giovane regista, che
ha il merito di spiazzare lo spettatore, forse anche troppo. Indubbiamente
tutto il film è recitato sopra le righe, i personaggi sono delle caricature
portate all’eccesso. Costumi, acconciature, fotografia, montaggio
contribuiscono a dare un ritmo pulp quasi da fumetto. L’innovazione è
sicuramente un merito. La Farina non ha paura di osare anche a costo di
apparire cinica.
Nella prima ora, nonostante la poco realistica trama (che
volendo ci può stare, siamo ben consapevoli dell’ironia di fondo) si ride
piacevolmente. La seconda parte del film invece, dopo un netto taglio dovuto a
un incredibile colpo di scena, perde nettamente di ritmo ed è troppo discontinua,
facendo dimenticare quanto di buono visto prima. Peccato.
Ma alla fine, chi è Napoleone? È possibile scoprirlo direttamente al cinema: Ho ucciso Napoleone sarà nelle nostre sale dal 26 marzo.
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