di Emanuela Andreocci
Quale strumento migliore del caro e vecchio cinematografo per raccontare l'affascinante mondo dell'illusione, con tutti i suoi pregi e difetti e i relativi sostenitori e detrattori? E' meglio cedere al fascino dell'illusione, credere che il treno stia realmente entrando nella stazione de La Ciotat, o rimanere impassibili difronte a quello che si sa essere solo un mero spettacolo, frutto dell'estro e della scaltrezza di un geniale impostore? Magic in the Moonlight, il nuovo film di Woody Allen in arrivo nelle nostre sale domani 4 dicembre, racconta la storia del grande prestigiatore Wei Ling Soo (pseudonimo e maschera di Stanley Crawford - Colin Firth) che viene chiamato dal suo amico e collega Howard Burkan (Simon McBurney) a passare qualche giorno in Costa Azzurra in compagnia della famiglia Catledge per smascherare Sophie Baker, un'apparentemente inattaccabile medium interpretata da Emma Stone.
Se lo spettatore più sensibile non può non rimanere affascinato dall'aspetto fresco e ingenuo della ragazza, lo stesso non vale per il protagonista, unicamente attento a coglierla in fallo fin dal primo incontro. Ma se i movimenti e gli atteggiamenti della donna sono quelli di una veggente da quattro soldi, le sue parole colpiscono sempre il bersaglio. Possibile che sia reale? Può esistere veramente qualcosa che superi l'intelligenza umana e che non sia spiegabile con la scienza? Come prevede il più classico dei cliché, ovviamente, il rapporto tra i due inizia a consolidarsi e mentre la loro conoscenza si rafforza, le convinzioni del rigido Crawford cominciano a vacillare.
Gran parte della pellicola si basa proprio sull'amabile (o detestabile, questioni di punti di vista!) protagonista, "un genio col fascino di un'epidemia di tifo" assolutamente agli antipodi rispetto a Brice (Hamish Linklater), il dolce e benestante spasimante di Sophie, tutto occhi a cuoricino e serenate. Asociale, logorroico, inopportuno: Colin Firth interpreta l'ospite che nessuno vorrebbe mai ritrovarsi in casa. Allo stesso tempo, però, è intelligente, a volte addirittura divertente, sicuramente molto, ma veramente molto, charmant. Insomma, l'uomo che ogni donna desidererebbe al suo fianco.
Al film si può, forse, rimproverare di essere leggermente lento in apertura: dopo lo stupore iniziale dato dallo spettacolo di Wei Ling Soo, l'arrivo in Riviera e i primi approcci con la mistificatrice fanno bramare subito dell'altro, lo spettatore vuole passare all'azione. Ma basta veramente un attimo per innamorarsi del protagonista, dell'ambiente e di un tempo magico (il Sud della Francia negli anni '20), dei fedeli costumi e della squisita zia Vanessa (Eileen Atkins) con cui il protagonista ha un rapporto adorabile. E poi ci sono i dialoghi, costruiti con mirabile sapienza, puntali e precisi, con dei tempi comici perfetti e argute battute. E così compare anche il marchio del regista: scene molto lunghe e verbose, con fermi e movimenti di macchina.
Lo spettatore, affascinato, assiste alla proiezione con un sorriso costante impresso sul volto, si affeziona al protagonista e arriva a pregare con lui nell'unico momento serio che la pellicola si concede. E poi, ovviamente, torna a sorridere e a farsi incantare.
a me non è garbato, l'ho trovato inconsistente ...una bella fotografia con poco dietro...
RispondiEliminaL'unica "cosa" inconsistente che ho trovato è la Stone... qui secondo me neanche bellissima!
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