di Carlo Anderlini

Il filone dei film che esplorano le esistenze di oscuri
anti-eroi della nostra epoca cattura da sempre l’attenzione dei cinefili più
arditi con budget limitato, ed in quest’ultimo periodo tale fenomeno si è
accentuato, testimoniato dal successo di critica, se non di pubblico, di opere
pregevoli quali Sacro GRA e TIR. E quindi,
ora che Pinuccio Lovero ha una compagna stabile con la quale fa seri progetti
di vita, ha rinforzato il suo ego e ha tentato di fare, nel suo piccolo, il
grande salto di farsi eleggere consigliere comunale presso il Comune di
Bitonto, questa sua nuova avventura non poteva sfuggire al suo mentore, di
nuovo Pippo Mezzapesa, che per un mese lo ha seguito nelle varie fasi della sua
avventura elettorale, ricavandone “Yes I can”; un docu-fiction
farsesco-paradossale di 70 minuti che è stato presentato e accolto con
benevolenza da critica e pubblico al penultimo Festival del Cinema di Roma e
che arriverà nelle sale il 15 maggio.
Il programma elettorale di Pinuccio è tutto incentrato sui
suoi interessi primari: cimitero più pulito, più loculi e ossari per tutti,
nuove fontane per i fiori, panchine per gli anziani e bagni per i disabili; lo
slogan “Pensa al tuo domani” condisce il tutto. Il regista pugliese (Zinanà, Come
a Cassano, L’Altra Metà, Il Paese delle Spose Infelici)
lo segue ovunque, nella sua sgangherata campagna elettorale per la SEL di Nichi
Vendola. Di casa in casa, di parente in parente, il candidato si mostra
amabile, genuino, sereno, si esprime con parole e gesti semplici (ha la terza
media serale), e la sfida delle elezioni politiche ne esalta pregi
e criticità. Vestito da becchino, Pinuccio fa propaganda e cerca voti
attraverso contatti semplici con personaggi semplici, prima d’ora invisibili,
in uno spaccato di minimale autenticità paesana, quasi una Macondo di
marqueziana memoria. Si muove con vitalità ma con difficoltà e, tra meschinità
di bottega e diffidenze dei compaesani, ci confida i suoi teneri desideri di
paternità e le speranze di divenire attore (il cimitero è oramai la sua
prigione). Durante la campagna elettorale, le votazioni e le post-elezioni,
Mezzapesa cerca forse un po’ di svelare quale porzione del controverso Pinuccio
c’è in noi, se i suoi sogni, i suoi trasformismi, i suoi crucci e i suoi
fallimenti, pur nei diversi contesti, possono avere il DNA dell’universalità.
Bitonto come l’Arizona, “terra di sogni e di chimere”. Cerca forse anche
di smitizzare l’illusione della celebrità che è in noi tutti per ricondurla a
consapevolezza di normalità; ci sarà tempo, per il nostro Pinuccio-Godot, per
un altro sogno, perché “…il cuore è uno zingaro, e va”. Ma attraverso
gli occhi del regista si vola basso soprattutto su un piccolo mondo antico,
alla deriva, viscerale nella difesa dei suoi particolarismi, destinato
inevitabilmente all’estinzione per eccesso di meschinità. Una testimonianza
prima della sparizione, un voler dire “C’ero anch’io”, un appassionato
inno d’affetto e di critica ad un mondo che forse già fu.

Che dire allora? Pinuccio, yes, you can!
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