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mercoledì 26 ottobre 2016

“In guerra per amore”: Pif e la Mafia - parte II

di Silvia Sottile

Dopo il meritato successo ottenuto col suo primo film, La Mafia uccide solo d’estate, il regista e attore palermitano Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif) torna a parlare di Mafia e questa volta ne indaga i rapporti con lo sbarco degli alleati e la successiva occupazione americana.  In guerra per amore, presentato come film di preapertura all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, torna infatti indietro nel tempo per raccontare la seconda guerra mondiale dal punto di vista di Pif, con un’ottica diversa dal solito ma tanto realistica da risultare al tempo stesso sconcertante e amaramente vera.

Siamo nel 1943, il mondo è nel pieno della seconda guerra mondiale. Arturo (Pif) vive a New York la sua travagliata storia d’amore con Flora (Miriam Leone). I due si amano ma la ragazza è la promessa sposa del figlio di un importante boss di New York, braccio destro del temuto Lucky Luciano. L’unico modo per sposarla è ottenere il consenso del padre, che però vive in un paesino siciliano. Arturo, che è un giovane squattrinato, ha un solo modo per raggiungere la Sicilia: arruolarsi nell’esercito americano e partecipare all’imminente sbarco sull’isola, evento che cambierà per sempre la storia della Sicilia, dell’Italia e della Mafia. 

Nel cast troviamo anche Andrea Di Stefano (nei panni dell’onesto Tenente Philip Catelli), Stella Egitto (Teresa) e tanti altri bravissimi attori e caratteristi siciliani, anche di provenienza teatrale, tra cui la straordinaria Aurora Quattrocchi (Annina).

L’abilità principale di Pif è quella di affrontare un tema delicato e importante con intelligenza ed ironia. Dietro l’apparente leggerezza di una storia d’amore emerge con urgenza la denuncia di un fatto storico che ha favorito l’ascesa della Mafia nel secondo dopoguerra. Chi scrive, da siciliana, sente fortemente questo argomento e apprezza il coraggio del regista nel prendersi il rischio di dire le cose in maniera candida ed esplicita: all’epoca dello sbarco in Sicilia il governo americano collaborò con la Mafia per garantirsi supporto e appoggio tra la gente; così facendo, però, ne favorì lo strapotere che pesò sull’isola per decenni, grazie anche all'inserimento coscientemente di boss mafiosi, supportati dal neonato partito politico della Democrazia Cristiana, in ruoli istituzionali, come i sindaci.  E la Sicilia paga ancora le conseguenze di questi fatti.  La cosa drammatica è che tutto ciò è storicamente documentato dal rapporto del capitano Scotten (a cui si ispira il personaggio del Tenente Catelli) che aveva denunciato questo connubio già all’epoca dei fatti nel cosiddetto Rapporto Scotten, a cui non fu purtroppo dato seguito.

Oltre ad essere un importante strumento di denuncia sociale e politica, In Guerra per Amore è anche un buon prodotto cinematografico: una pellicola godibile e piacevole, in cui si racconta una storia inventata ma veritiera, su basi storiche reali, con intelligenza, sincerità, ironia e commozione. C’è spazio per il dramma e per il sorriso e non può certo mancare quella punta finale di amarezza. Gli ultimi dieci minuti del film danno i brividi e indubbiamente regalano il miglior cinema italiano visto quest’anno.

Dal 27 ottobre al cinema.

"Doctor Strange": un caleidoscopico viaggio nel Multiverso

di Emanuela Andreocci
  
Difficile contenere l'entusiasmo dopo la visione di  Doctor Strange, un  film tanto aspettato - forse il più atteso dell'anno a pari merito con Star Wars - Rogue One  che sarà nei nostri cinema a dicembre - che non solo non delude le aspettative, ma le supera ampiamente. 
Cercheremo, dunque, di procedere con ordine, perchè del film di Scott Derrickson (SinisterThe Exorcism of Emily Rosec'è tanto da dire, ma non vogliamo in nessun modo rovinare il piacere della scoperta ai futuri spettatori.

Partiamo da un'ovvietà: la bravura di Benedict Cumberbatch che, a giudizio di chi scrive, sarebbe assolutamente capace di rendere interessante la mera lettura di un elenco telefonico. Il suo Doctor Strange - o, se si preferisce, il suo "signor dottor Strange" - è un carismatico neurochirurgo, tanto affascinante quanto presuntuoso e arrogante, che a seguito di un incidente d'auto, sperando di riacquisire il completo utilizzo delle mani,  è costretto ad andare oltre la medicina e la scienza e a rivolgersi a qualcosa di più alto e metafisico che troverà - insieme a molto altro! - a Kamar-Taj.

In Nepal scopriamo chi affiancherà Strange nella sua ricerca: l'Antico, l'androgina ed enigmatica figura interpretata da Tilda Swinton, eterea guardiana delle arti mistiche (che capiamo di aver già incontrato nella splendida scena di combattimento a inizio pellicola), Mordo (Chiwetel Ejiofor), un apprendista dell'Antico diventato il suo braccio destro, che farà da mentore al nostro dottore e Wong (solo Wong, come Adele, Eminem o Beyonce!, interpretato da Benedict Wong), il saggio custode della biblioteca e dei suoi segreti.

Come da copione, c'è ovviamente il villain di turno: per Kaecilius, un apprendista passato al lato oscuro, è stato scelto un carico da undici come Mads Mikkelsen. Tolte alcune scene di combattimento mozzafiato, in particolare quella a inizio film cui abbiamo già accennato e su cui ritorneremo, dispiace che il suo personaggio sia così marginale e poco definito: si poteva certamente sfruttare meglio la forza evocativa dell'attore chiamato ad interpretarlo. 
Completa il cast la dolce Rachel McAdams nel ruolo della traumatologa Christine Palmer, ex/amica/confidente di Strange.

"Gli Avengers proteggono il mondo da minacce fisiche, gli stregoni da quelle mistiche": ecco, in una sola battuta, spiegato l'universo che il nuovo film Marvel è andato ad esplorare: realtà parallele, dimensioni alternative, il tempo come elemento predominante e determinante. 

Una pellicola basata sulla forza espressiva degli attori (la potenza visiva di Strange con mantello e bavero alzato è altissima), ma soprattutto sulla fisicità delle scene e sul loro continuo cambiare, evolversi, modificare per poi ritornare allo stato originale. La battaglia iniziale per le vie di una città i cui edifici vengono plasmati a proprio piacimento da Kaecilius non è altro che un piccolo assaggio di quanto vedremo durante tutto il film. Non può non venire in mente Nolan e il suo Inception, ma pensiamo di non esagerare citando anche Kubrick: la geometria ha un ruolo fondamentale nella pellicola, si compone e scompone a seconda dell'effetto desiderato, dà un'idea tangibile del tempo e del suo utilizzo. Doctor Strange è un viaggio caleidoscopico nel Multiverso dato da linee e colori, luci ed ombre, corpi astrali che si separano da quelli fisici, con sequenze action di altissimo livello, la piacevolezza dei dialoghi e delle solite battute ben posizionate che aiutano nella visione e un cast ricchissimo che rappresenta un valore aggiunto.

Doctor Strange arriva nelle nostre sale il 26 ottobre, non fatelo aspettare!

Ps è estremamente consigliata la visione in 3D.

giovedì 13 ottobre 2016

“Qualcosa di nuovo”: una moderna educazione sentimentale

di Silvia Sottile

Cristina Comencini adatta per il grande schermo la sua piéce teatrale di successo, La Scena, lavorando alla sceneggiatura insieme a Paola Cortellesi e Giulia Calenda. Qualcosa di nuovo nasce dunque come un’opera destinata al teatro e la trasposizione cinematografica, purchè molto godibile, ogni tanto ne risente sia come impianto stilistico che nella recitazione.

Lucia (Paola Cortellesi) e Maria (Micaela Ramazzotti) sono amiche da una vita. Eppure sono diverse come il giorno e la notte: Lucia è una cantante jazz con un brutto divorzio alle spalle, seria e responsabile, che ha chiuso definitivamente con gli uomini; Maria (anche lei separata e con due figli) invece non riesce proprio a farne a meno, tanto da rimorchiare spesso e volentieri uomini improbabili solo per una notte. Una sera finisce nel suo letto l’Uomo perfetto, Luca (Eduardo Valdarnini): bello, sensibile, appassionato, maturo…  se non fosse per quel piccolo dettaglio dell’età: il ragazzo è infatti poco più che diciottenne! A partire dalla mattina successiva, tra sorprese,  equivoci,  piccole e grandi bugie, Lucia e Maria finiranno per iniziare entrambe una relazione con Luca, prendendosi una bella vacanza da se stesse e soprattutto dal ruolo che si erano costruite e ritagliate nella vita, scoprendo di star bene anche nel ruolo opposto. Un ragazzo così giovane e schietto riuscirà a sconvolgere le loro vite, buttando all’aria abitudini e falsi miti. In cambio le due donne gli offriranno una sorta di educazione sentimentale sulla comprensione dell’universo femminile.

Con i toni della commedia, ben scritta e ben diretta, fatta di dialoghi brillanti e molto divertenti, la Comencini riesce a far riflettere sul rapporto tra uomini e donne, su quello tra amiche, e persino tra generazioni diverse, senza tuttavia prendersi troppo sul serio e lasciando grande spazio alla verve delle sue bravissime  protagoniste.  È indubbio infatti che il piacere maggiore che si trae dalla visione della pellicola sia godere delle splendide interpretazioni della Ramazzotti e della Cortellesi. Quest’ultima, artista poliedrica, ha una marcia in più, ed in questo caso ha anche l’occasione di dar mostra delle sue straordinarie doti canore. Il giovane Eduardo Valdarnini, per quanto alle prime armi, riesce a tenere discretamente la scena, nonostante l’inevitabile mancanza di esperienza che emerge a tratti.

Qualcosa di nuovo è una commedia leggera e godibile che affronta senza falsi moralismi ma con realismo e ironia il rapporto tra donne mature e uomini molto più giovani. Forse voleva essere anche qualcosa di più, senza tuttavia riuscirci fino in fondo. L’impostazione teatrale, infatti, mantiene la prima parte della pellicola avvincente e frizzante, grazie a dialoghi brillanti, tempi comici perfetti e all’ottimo montaggio veloce  di Francesca Calvelli, per un film tutto al femminile.  Purtroppo però la trama si rivela piuttosto esile e poco approfondita per un film di un’ora e mezza, che da metà in poi perde un po’ mordente e lascia qualche dubbio sull’interpretazione del finale. Nonostante questi piccoli difetti si tratta sicuramente di una piacevole commedia che innanzitutto fa ridere (cosa non da poco) e in fondo anche riflettere, rivolta principalmente alle donne che magari non faranno fatica ad immedesimarsi, almeno in parte, nelle protagoniste.


Nelle nostre sale dal 13 ottobre con 01 Distribution.

giovedì 6 ottobre 2016

“Pets – Vita da animali”: divertente film "domestico"

di Silvia Sottile

Presentato fuori concorso alla 73^ Mostra del Cinema di Venezia, Pets – Vita da animali (titolo originale: The Secret Life of Pets ) è un film di animazione diretto da Chris Reneaud e Yarrow Cheney e prodotto dalla Illumination Entertainment (Cattivissimo me, Minions) di Chris Meledandri. La brillante e geniale idea di partenza, che si rivela assolutamente vincente, prende il via da questa semplicissima domanda: cosa fanno tutto il giorno i nostri animali domestici quando noi li lasciamo soli a casa per andare al lavoro?

Il cagnolino Max (doppiato in italiano da Alessandro Cattelan) vive a New York con la sua padrona Katie, sereno e felice, fino a quando un giorno Katie non torna a casa con un altro cane, l’enorme Duke (Pasquale Petrolo alias Lillo), salvato da un canile. La convivenza tra i due è tutt’altro che pacifica, tanto che in assenza della padrona finiscono per mettersi nei guai e ritrovarsi lontani da casa e braccati da un gruppo di animali selvatici e abbandonati che vivono nelle fogne, capitanati dal folle coniglietto sociopatico Nervosetto (Francesco Mandelli). L'’innamoratissima cagnolina Gidget (Laura Chiatti) chiamerà a raccolta tutti i suoi amici (cani, gatti, uccellini e criceti domestici) per andare a cercare (e salvare) Max e Duke.

Partiamo subito col dire che Pets – Vita da animali è un divertente prodotto di intrattenimento indirizzato soprattutto ai più piccoli. Le avventure dei simpatici animaletti domestici hanno un ritmo dinamico e incalzante, ricco di continue ed esilaranti gag comiche che funzionano benissimo e fanno ridere di cuore. La trama in fondo è molto semplice e collaudata e pesca parecchio dai film Disney, in particolare dal capolavoro della Pixar Toy Story, con gli animali che sostituiscono i giocattoli. Anche le svolte narrative sono piuttosto lineari e prevedibili: abbondano i cliché tipici del genere, eppure il tutto è sapientemente amalgamato e sfruttato al meglio grazie ad una brillante comicità. 

Pets riesce dunque ad essere avvincente e a conquistare il suo pubblico, rivelandosi una pellicola gradevole e di puro intrattenimento, a scapito però di un maggiore approfondimento emotivo: manca infatti completamente quella forza drammatica tipica dei film Disney.  In compenso si è puntato tutto su un’incredibile abbondanza di personaggi animali di ogni tipo, colore, dimensione e carattere (strani, teneri, folli o simpatici), sulle sequenze di azione frenetiche e rocambolesche che caratterizzano la maggior parte del film, sempre in movimento, e sull’aspetto comico che può scaturire da ogni situazione.

Impeccabile la qualità dell’animazione, sempre fluida e caratterizzata da forme tondeggianti, quasi da fumetto,  e da colori vividi e sgargianti. La colonna sonora, anch’essa frizzante, ben si adatta alle immagini, accentuando il ritmo adrenalinico della pellicola.

Pets ha riscosso un enorme successo in patria (negli USA è uscito a luglio), probabilmente perché è un film godibile, molto divertente e adatto alle famiglie con bambini. I più piccoli infatti ne apprezzeranno maggiormente l’allegria e la comicità, anche se non manca qualche battuta comprensibile solo da un pubblico adulto.

Pets – Vita da animali, nelle nostre sale dal 6 ottobre, è preceduto dal cortometraggio Minions Giardinieri, i cui simpatici protagonisti non hanno bisogno di presentazione.


giovedì 29 settembre 2016

“Indivisibili”: un legame indissolubile

di Silvia Sottile

Presentato al Toronto International Film Festival e alle Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia, Indivisibili ha ricevuto il prestigioso Premio Pasinetti assegnato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani ed è anche andato molto vicino a rappresentare l’Italia ai prossimi Oscar (scelta poi caduta sul documentario Fuocoammare di Gianfranco Rosi, già vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino).

Diretto dal regista napoletano Edoardo De Angelis, Indivisibili racconta la storia di Dasy e Viola (Angela e Marianna Fontana), due gemelle siamesi diciottenni unite per il bacino, due belle ragazze, con una voce straordinaria, che cantano canzoni neomelodiche scritte dal padre e si esibiscono a feste e matrimoni per dare da vivere alla famiglia, sottostando alle rigide direttive paterne. In paese le ragazze hanno addosso gli occhi di tutti, come fossero un fenomeno da baraccone, tra attrazione e repulsione, tra religione e superstizione: la gente le venera come Sante, tutti vogliono toccare il lembo di pelle che le unisce perché pensano porti fortuna. Quando incredibilmente scoprono di potersi dividere, Dasy e Viola (nomi scelti in omaggio alle gemelle siamesi di Freaks, Daisy e Violet Hilton) iniziano a sognare la libertà, la normalità: mangiare un gelato, viaggiare, ballare, bere vino senza temere che l’altra si ubriachi… fare l’amore.

Indivisibili parte da un presupposto surreale, inserito in un contesto profondamente reale, per raccontare, con grande emozione, il coraggio di queste ragazze in fuga da quel continuo reality che è la loro famiglia, un percorso di crescita e di separazione, una viaggio  – non privo di sofferenze – verso la libertà, una lotta interiore tra la paura del distacco e il desiderio di una vita diversa, nuova, normale, divise ma sempre unite.

Il paesaggio è quasi un altro personaggio fondamentale della storia. De Angelis ambienta questo toccante racconto in una realtà difficile, a Castelvolturno (in provincia di Caserta), per raccontare ancora una volta il degrado della riva destra del Volturno: il film inizia infatti esattamente nello stesso punto dove finiva il precedente, Perez.  Eppure, in questo intenso dramma familiare, profondo, crudo e poetico, non manca la luce della speranza.

Straordinaria la prova delle gemelle Angela e Marianna Fontana (non siamesi, ma ugualmente unitissime, ancor di più con la protesi in silicone medico che richiedeva ogni giorno 5 ore di trucco prima di iniziare a girare e che ha rinsaldato il loro già fortissimo legame di intimità): pur essendo così giovani e al loro esordio cinematografico, riescono a reggere abilmente sulle proprie spalle tutta la pellicola con una forte e innata presenza scenica, supportate da un cast esperto che vede Antonia Truppo (David di Donatello 2016 per Lo chiamavano Jeeg Robot) e Massimiliano Rossi nei panni dei genitori (figure drammaticamente umane, che sbagliano, ma non demonizzate), e la partecipazione di Tony Laudadio, Gianfranco Gallo e Peppe Servillo.

Ad accompagnare il percorso di crescita e di autodeterminazione delle ragazze, la loro lotta, sofferta, verso una separazione simbolo di libertà ma anche di lacerazione, ci sono le magnifiche musiche originali di Enzo Avitabile, che intensificano le emozioni e toccano l’anima.

Indivisibili , nelle nostre sale dal 29 settembre, distribuito da Medusa, è un piccolo gioiello: un film d’autore, amato dalla critica, che ha nelle sue corde anche la capacità di essere apprezzato dal pubblico.