di Silvia Sottile

La banda dei ricercatori è dunque tornata. I nostri geniali
laureati, che in mancanza di altre opportunità avevano creato una nuova droga
divenendo spacciatori, in Smetto quando
voglio – Masterclass lavorano dalla
parte della giustizia. Avevamo lasciato Pietro Zinni (Edoardo Leo) in carcere
dopo un patteggiamento. Qui viene contattato dall’ispettore Paola Coletti (Greta
Scarano) che gli propone – in cambio
della fedina penale pulita – di rimettere in piedi la banda per contrastare la
crescita esponenziale delle smart drugs. Per un compito del genere servono
nuove leve e così al neurobiologo (Leo), al chimico (Stefano Fresi), ai
latinisti (Valerio Aprea e Lorenzo Lavia), all’archeologo (Paolo Calabresi),
all’economista (Libero De Rienzo) e all’antropologo (Pietro Sermonti), si
aggiungono l’avvocato esperto in diritto canonico (Rosario Lisma) e due
“cervelli in fuga”: l’anatomista (Marco Bonini) e l’ingegnere meccatronico
(Giampaolo Morelli). Nel cast anche Valeria Solarino e Luigi Lo Cascio.
Pur venendo fisiologicamente meno l’originalità del primo
film (del resto ormai sappiamo di cosa si tratta), Smetto quando voglio – Masterclass
è un sequel che ha ancora molto da dire e lo fa reinventandosi grazie ad una inedita commistione di generi:
da una parte la classica commedia all’italiana che prende spunto da una
situazione di disagio sociale per poi far ridere in maniera tragicomica,
dall’altra l’action movie americano degli anni ’70, ’80 e ’90 (con una
predilezione per i poliziotteschi). L’abilità di Sibilia sta proprio nel
trovare il giusto mix che rende la pellicola un divertentissimo susseguirsi di
scene destinate a diventare cult: dalla corsa per Roma con i sidecar nazisti
(ogni riferimento a Indiana Jones non
è assolutamente casuale) all’assalto al treno (omaggio a Ritorno al futuro – Parte III) che ha visto coinvolti numerosi
stuntman a dimostrazione dell’enorme sforzo produttivo fatto. Parecchie anche
le aperte citazioni ad altre riconoscibili pellicole rimaste nel nostro
immaginario, tra cui i film della saga di James Bond. Il tutto risulta
armoniosamente amalgamato, mantenendo sempre un registro ironico grazie ad una
scrittura attenta e precisa e ad un montaggio innovativo. E alla fine viene
naturale provare empatia per i protagonisti, degli intellettuali che non riescono
a spendere il loro sapere e si sono reiventati. L’importante è tener presente
che siamo sempre in un ambito decisamente surreale, cosa che viene messa in chiaro fin
dall’inizio.
Il cast è eccellente, anche se per forza di cose,
trattandosi di un film corale, qualche personaggio risulta un po’ sacrificato; dal
punto di vista tecnico segnaliamo la fotografia vivida, quasi psichedelica, dai
colori sgargianti e la colonna sonora adrenalinica, che dà la carica, realizzata
da Michele Braga, reduce dal grande successo di Lo chiamavano Jeeg Robot che gli è valso il David di Donatello.
Smetto quando voglio –
Masterclass, nelle nostre sale dal 2 febbraio, è una fresca e frizzante
commedia d’azione. Questo secondo capitolo della saga si rivela esilarante
almeno quanto il primo e lascia nello spettatore una voglia incredibile di
vedere il terzo e ultimo (attualmente in post-produzione) che si intitolerà Smetto
quando voglio – Ad Honorem.