di Valerio Cassarino
Exodus - dei e re di Ridley Scott (Il gladiatore, Prometheus) porta sul grande schermo il racconto
biblico, tratto ovviamente dall’Esodo, di Mosè e della fuga degli ebrei dall’Egitto. Il film in uscita il 15 gennaio, però, fornisce una lettura completamente nuova e diametralmente opposta
rispetto all’acclamatissimo predecessore I dieci comandamenti (C. B. DeMille, 1956) a cui lo spettatore, volente o nolente, torna con la memoria. Si parte subito dal confronto perché è fondamentale per comprendere
bene lo spirito che anima il film di Scott rispetto al suo antecedente e perché
permette di dare una lettura più profonda di quelle che sono le intenzioni del
regista. Il tono epico che si respira ne I dieci comandamenti e che avvolge
tutto il film grazie anche alle interpretazioni magistrali di Charlton Heston
(Mosè) e Yul Brynner (Ramses), viene qui completamente stravolto: tutto, infatti, ruota intorno al realismo e all’umanizzazione dei protagonisti
Christian Bale (Mosè) e Joel Edgerton (Ramses).
Il film racconta la storia che tutti conoscono: i due - il primo raccolto dalla acque del Nilo da una principessa, il secondo l'erede al trono d’Egitto - da bambini vengono cresciuti come fratelli dal Faraone Seti, ma da grandi diventano acerrimi rivali. Mosè, salvando in battaglia la vita di
Ramses, fa avverare la profezia: colui che avrebbe salvato l’altro
sarebbe stato destinato a guidare il suo popolo. Il principe, insicuro e geloso, entra così in una
spirale di rabbia e frustrazione che, dopo la morte di Seti, porta all’esilio di
Mosè per le sue origini ebraiche. Abbandonato nel deserto, la futura guida d'Israele giunge al Mar Rosso, ma la serenità recuperata grazie alla pastorizia e all'amore viene nuovamente presto interrotta: un dio bambino, spietato e
vendicativo, lo richiama al suo dovere e, spingendolo ad un confronto senza
esclusione di colpi contro il suo fratellastro egiziano, lo guida verso la liberazione del suo
popolo. Il Faraone, colpito negli affetti più cari dall’ultima piaga,
cercherà allora una resa dei conti definitiva che, però, lo condurrà all'estrema rovina sul fondo del Mar Rosso.
Come già detto, il film ruota intorno alla caratterizzazione
dei protagonisti, dando ad entrambi un forte connotato psicologico che viene evidenziato dalla gelosia e dall’atteggiamento quasi puerile del faraone, dal legame inscindibile di odio e
amore che lega i due fratelli anche dopo i disastri, le piaghe ed i lutti, e dal senso di
appartenenza di Mosè che si sente egiziano anche dopo aver saputo le sue vere
origini. Christian Bale dà una grande prova interpretativa regalando al pubblico la trasformazione fisica e psicologica del suo personaggio: il Mosè egiziano, fisico e prestante come il gladiatore di Russel Crowe, diventa pian piano il Mosè visionario, un uomo provato dagli eventi e combattuto internamente.
Dal punto di vista tecnico, la pellicola offre senza dubbio un’esperienza
visiva impressionante grazie ad una fotografia sensazionale e ad effetti speciali
straordinari (due esempi fra tutti sono lo scatenarsi delle piaghe e la separazione delle acque
del Mar Rosso), ma non convince e suscita controversie per il suo
approccio alla parte religiosa della narrazione, che compare solo a metà del
film quando Mosè, inseguendo delle capre sul monte Sinai, cade e, battendo la
testa, "incontra" per la prima volta dio alla luce del roveto ardente. Ma, attenzione!, niente voce grossa, niente barba bianca: dio, l'abbiamo accennato sopra, è un bambino di dieci anni che parla e si comporta come tale, dalla prima all'ultima apparizione. Da questo punto segue la canonica narrazione biblica, dove il regista cerca di fornire una motivazione plausibile ad ogni manifestazione del divino: il dottore della corte
egiziana dà una sua interpretazione razionale sulle possibili cause delle piaghe, il passaggio attraverso il Mar Rosso risulta soltanto la conseguenza di uno sconvolgimento naturale ed il dialogo di Mosè con Dio, agli occhi di un suo seguace, non è altro che un soliloquio.
Ridley Scott ci lascia la facoltà di scegliere: si tratta di dei, dei e re o semplicemente uomini?
Ridley Scott ci lascia la facoltà di scegliere: si tratta di dei, dei e re o semplicemente uomini?
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