di
Luca Cardarelli
Ci sono film destinati ad essere dimenticati, e poi ci
sono film che invece, sin dal primo fotogramma, sono destinati a rimanerti
impressi nell'anima e nel cervello come il marchio a fuoco che si pratica sui
cavalli. Posh, l'adattamento cinematografico della Piece teatrale
di Laura Wade, diretto dalla cineasta danese Lone Scherfig (An Education)
è uno dei film appartenenti alla seconda categoria.
Un gruppo di ragazzi provenienti da famiglie
"bene", o addirittura di "alto lignaggio", studenti della
più prestigiosa Università del mondo, Oxford, si radunano in un club che non è
la classica confraternita che siamo stati abituati a vedere nei "College
movies" americani come Animal House o il recentissimo Bad
Neighbors. Qui si tratta di una vera e propria Lobby, quasi una setta
segreta, i cui appartenenti si distinguono per meriti sia scolastici che di estrazione
sociale: il Riot Club, fondato sulla fine diciottesimo secolo da Lord Riot
(nomen omen, è proprio il caso di sottolinearlo). Regole del Riot Club:
non parlarne con chi non può e non deve farne parte; drogarsi e ubriacarsi
fino, quasi, alla morte. Sesso selvaggio e promiscuo. Caciara. Zero rispetto
per il ceto popolare medio. E' così che va. E' cosi che si deve fare. E' il
Riot Club, bellezza.
Protetti dall'aura impenetrabile del loro storico club
i 10 ragazzotti di buona, buonissima famiglia ne combinano di ogni, fino ad
arrivare al punto di non ritorno: la cena che inaugura il nuovo anno
accademico. 8 membri storici e 2 "novellini" in un modesto risto-pub
della campagna inglese (perchè banditi in tutti gli altri posti più vicini ad
Oxford) il cui proprietario fa di tutto per soddisfare le loro bizzarre
richieste. Ed è qui che assistiamo ad una delle più brutali scene di
violenza "da branco" sin dai tempi, forse, di Arancia
Meccanica nella visita che i Drughi fanno allo scrittore e alla sua
gentil Signora. Il Motivo: "tanto abbiamo i soldi per permetterti di
pagare i danni".
Il Club ci viene dipinto da Lone Schergig come una
sorta di preparazione alla vita che affronteranno una volta fuori da Oxford i
10 rampolli protagonisti. Ed è brava la Scherfig a contrapporre questi dieci
rampolli alle persone "normali", identificate per l'occasione
dall'oste e da Lauren (Holliday Grainger), che incrocerà, anche se per poco, il
proprio cuore con Miles (Max Irons), forse il più "normale" tra i
dieci viziatelli.
Un film duro che cela quella rassegnazione che
proviamo noi comuni mortali quando abbiamo a che fare con chi vive nel lusso
non curandosi della società che gli sta intorno. Sono loro, i Posh,
l'eccezione, ma vivono pensando di essere la regola. Il finale, poi, è
l'esaltazione del senso di rassegnazione sopra accennato. Così va la vita. C'è
chi, nonostante tutto, conserverà sempre, qualunque cosa combini, un posto in
prima fila.
Nelle sale dal 25 settembre.
Ho una grandissima voglia di vederlo da mesi! Non so perchè ma lo immagino come l'opposto dell'Attimo Fuggente...e la cosa mi attira parecchio! Stasera corro al cinema! :)
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