di Carlo Anderlini

Ed ecco ora riapparire Xavier, oramai sfigato
quarantenne, in Rompicapo a New York, che è anche il titolo del romanzo serio
che sta scrivendo. Lui ora vive a Parigi, ma il lavoro non procede come
vorrebbe e il rapporto con Wendy si è oramai logorato perché “…l’amore non è
una cosa logica”. Lei si trasferisce a New York per vivere accanto al suo nuovo
compagno e anche Xavier, per non perdere il contatto con i due bambini, si
costringe a seguirla. Tra le tentacolari e multietniche braccia di Chinatown,
straniero tra gli stranieri, egli diviene parte di quel folle crogiolo di
umanità problematica che convive con il borderline, con l’instabilità
dell’umore e delle relazioni interpersonali; dove lo smantellamento della
famiglia tradizionale è work in progress e dove il grande cantiere delle
avversità è aperto H24.
Per sua fortuna, Xavier non è solo in questa guerra
metropolitana. Rimasto fedele ad alcune amicizie catalane, viene assistito dalla
vecchia amica Isabelle, nel frattempo scopertasi lesbica. Klapisch dà il meglio
di sé nello scolpire il loro profondo legame di amicizia: complicità,
comprensione, contrasto. Lui dona a Isabelle il seme per consentirle di fare
famiglia con la sua fidanzata di origini cinesi. Mentre Xavier lotta alla
ricerca di un job under the table, arriva il momento stritolante del divorzio,
la difficile gestione degli incontri con i figli, i contrasti con l’Ufficio
Immigrazione che non crede al suo nuovo matrimonio bianco organizzato per
fargli ottenere la cittadinanza americana. In parallelo procede speditamente il
suo romanzo, quello sempre sognato. E arriverà come sua ospite anche Martine,
il suo primo amore, anch’essa madre stordita dalle legnate di un finito legame
ma oramai abile donna d’affari. Xavier è frastornato, mangia polvere, vede
instabilità in tutto, diffida dell’ amore. Ma intanto dipinge le pareti con i
figli, si riappropria delle radici familiari pur disfacendosi del padre, si
libera, e vuole avere anch’egli diritto al cielo. Quando tutto sembra perduto,
Xavier diventa il guerriero che era in lui, trova l’illuminazione, scopre che
l‘agognato punto B è a portata di mano: happy end, fine del suo viaggio e del
suo romanzo, perchè “…quando torna la felicità, non c’è più niente da
raccontare”.
La saga, la trilogia dell’ appartamento, è ora
sicuramente finita. L’eterno loser ha attraversato sulla barca del dubbio e del
coraggio l’insidioso oceano dell’ Amore, nel mezzo della tempesta perfetta ha
fatto la sua scelta e come d’incanto è arrivata la agognata bonaccia. Come i
grattacieli di Ground Zero che riemergono dalle ceneri, Cédric Klapisch ha
incastrato alla perfezione l’ ultimo pezzo del suo puzzle rimettendo in piedi
il suo spento eroe.

Lo svolgimento della vicenda procede equilibrato, in
un fluido crescendo di delicata genialità. Il regista cura i particolari, si
sofferma sugli sguardi insistenti dei figli dei separati, dà anima alle
pornostar delle riviste hot, utilizza Shopenahuer e Hegel come consiglieri,
rende esilarante una asettica riunione di lavoro con i cinesi. Siamo un po’
nella New York di Woody Allen. Questa fresca e non banale commedia termina
sulla Main Street con una disneyana passeggiata collettiva, che trasmette un
messaggio di assoluzione piena per tutti, perché (in amore e nei rapporti di
coppia) il fatto non sussiste.
Nei cinema dal 12 giugno.
L'ho trovato molto simpatico...certo non un cult come L'appartamento spagnolo, ma godibile!
RispondiEliminaEcco cosa ne penso:
http://myindiepoptaste.blogspot.it/2014/06/rompicapo-new-york-cedric-klapisch.html