di Emanuela Andreocci
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Nel nuovo spettacolo, accompagnati al pianoforte dal maestro Denis Biancucci, viene messa in scena la tragedia del titolo ironizzando sul plot e dissacrando i testi di Verdi e di Shakespeare in una serie di botta e risposta musicali che, fin dall'inizio, continuano per tutto lo spettacolo in un climax incessante.
È possibile raccontare la leggendaria gelosia del moro di Venezia (un "Nutello", forse cugino del bresciano "Balotello") attraverso Elio e le storie Tese, i Queen, Lucio Battisti e le colonne sonore Disney, solo per citare alcune delle musiche, rigorosamente dal vivo, utilizzate? Per gli Oblivion non solo è assolutamente possibile, ma è l'unico modo plausibile, quello in cui eccellono e che li ha resi famosi e apprezzati da ogni tipo di pubblico teatrale.
La storia di Othello, in realtà, è solo il fil rouge dello spettacolo: è vero che ne è l'oggetto, ma è anche il pretesto per i numerosi, sorprendenti ed esilaranti quadri che mettono in luce le evidenti doti dei protagonisti e che "fanno" lo spettacolo. Attraverso le canzoni, le parodie e le imitazioni si ironizza sul teatro in generale: sull'essere attore, sulla finzione, sui metodi di interpretazione e sulle entrate dei vari personaggi che evidenziano il loro grado di importanza.
Tra gag più attinenti ed altre che concedono piacevoli digressioni divertendo senza distrarre, i cinque Oblivion offrono uno spettacolo che è completo, regalando sorrisi e risate con battute, alcune più impegnate, altre più popolari, che rivelano grande cultura ed un approfondito studio alle spalle: oltre al piano di Iago, anche il loro è perfettamente riuscito.
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