di Emanuela Andreocci

La storia è molto semplice e lineare, come il genere vuole, tutto si concentra sul tormento interiore dei protagonisti. Siamo nel 1870 e l'immigrato Jon (Mads Mikkelsen) accoglie moglie e figlio in America dopo anni di lontananza. Fatale, però, è la diligenza e l'incontro con gli uomini che pongono fine alla felicità appena riassaporata. Jon, accecato dal dolore, si vendica uccidendo il responsabile di una simile atrocità che però si scopre essere il fratello dello spietato colonnello e bandito Delarue (Jeffrey Dean Morgan) che già terrorizzava il villaggio di Black Creek e che ora è disposto a tutto per vendicare l'assassinio. Grazie anche all'aiuto indispensabile del fratello Peter (Mikael Persbrandt), Jon rispolvera la sua formazione di soldato e da pacifico coltivatore di terra si trasforma in un eroico vendicatore che vuole ristabilire l'ordine giusto delle cose.


La sequenza iniziale all'interno della diligenza è decisamente ben riuscita: il pathos è tangibile, così come l'ansia e la certezza di ciò che sta per succedere in un climax di paura mista ad impotenza. Prologo decisamente efficace, forse la parte migliore del film, ma soltanto perché ciò che viene dopo segue il più classico dei copioni. Niente di nuovo sul fronte occidentale, quindi, ma questo è un bene: Levring ha avuto la sensibilità, l'umiltà e sicuramente anche l'intelligenza di riportare sul grande schermo un genere senza reinterpretarlo soggettivamente, ma rendendogli un puro omaggio.
Il color ocra predominante, lo strazio consumato al chiar di luna, la polvere e la calura tangibile, il saloon, la tipica musica di accompagnamento, gli sguardi che non necessitano di dialoghi ed i personaggi legati ai ruoli che ognuno si aspetta rendono The Salvation un bel tuffo nel passato.
Dall'11 giugno al cinema.
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