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lunedì 27 febbraio 2017

“Beata Ignoranza”: scontro “social” Gassmann – Giallini

di Silvia Sottile

Scritto e diretto da Massimiliano Bruno, giunto al suo quinto film da regista, Beata Ignoranza si inserisce a pieno titolo nel recente filone – aperto da Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese – di pellicole che affrontano il tema delle nuove tecnologie e soprattutto il rapporto spesso malsano e di estrema dipendenza che tendiamo ad instaurare con i social network attraverso pc, tablet e smartphone.

Ernesto (Marco Giallini) e Filippo (Alessandro Gassmann), due ex amici che non si frequentano più da oltre vent’anni a causa di una donna (Marianna/Carolina Crescentini), si ritrovano ad insegnare nello stesso liceo con un approccio totalmente diverso e si scontrano aspramente per il loro rapporto col web che, neanche a dirlo, è agli antipodi: Filippo è perennemente connesso ed insegna matematica grazie ad una sua app che risolve automaticamente ogni tipo di calcolo; viceversa Ernesto, docente di italiano, è rigido e tradizionalista, possiede un Nokia del ‘95 e vive totalmente al di fuori della rete. Quando una loro feroce diatriba (avvenuta in classe) finisce online ed ottiene innumerevoli visualizzazioni, vengono raggiunti da Nina (Teresa Romagnoli, al suo debutto cinematografico), una ragazza di 25 anni che fa parte del loro passato. Nina, desiderosa di costruire un rapporto con suo padre (anzi, con i suoi padri), propone ai due uomini di scambiarsi i ruoli per un documentario: Ernesto dovrà connettersi mentre Filippo dovrà uscire dal web.

L’idea di partenza è interessante, anche se non particolarmente originale, ma lo sviluppo della trama soffre di una sceneggiatura imprecisa e poco coerente. Eppure  la pellicola funziona e lo deve quasi esclusivamente  all’affiatata coppia di mattatori: Gassmann e Giallini (già ben collaudati e di recente apprezzati insieme in Se Dio Vuole di Edoardo Falcone).

La prima parte del film risulta molto divertente e frizzante, grazie alle esilaranti gag comiche giocate tutte sullo scontro “tecnologia sì vs tecnologia no” e sul netto contrasto tra i due protagonisti, ottimamente interpretati da Giallini e Gassmann che hanno potuto esprimere al meglio le proprie caratteristiche recitative dando vita a dialoghi brillanti e serrati. La seconda parte purtroppo perde un po’ mordente, si fa più riflessiva e qualche snodo narrativo risulta forzato o troppo prevedibile. Sembra scontata infatti anche la riflessione sui social network così come il finale un po’ melenso. A ravvivare il ritmo ci pensano i simpatici comprimari, interpretati da bravi caratteristi (Emanuela Fanelli, Luca Angeletti, Giuseppe Ragone e Malvina Ruggiano). Nel cast anche Valeria Bilello, Michela Andreozzi e un cameo del regista.

Risulta azzeccata la trovata di abbattere la quarta parete grazie all’escamotage del documentario che consente così ai personaggi di parlare direttamente in camera creando un contatto diretto e immediato con lo spettatore che non faticherà a riconoscersi (o a riconoscere amici e conoscenti) in uno dei due contendenti, per quanto inevitabilmente enfatizzati.

Beata Ignoranza, nelle nostre sale dal 23 febbraio, è una piacevole commedia, magari imperfetta ma decisamente godibile. 

mercoledì 15 febbraio 2017

“Ballerina”: il coraggio di credere sempre nei propri sogni

di Silvia Sottile

Ballerina, diretto da Eric Summer e Eric Warin, è un delizioso film di animazione francese che racconta la storia di Félicie, una piccola orfana della Bretagna che ha un’unica grande passione: la danza. Insieme al suo migliore amico Victor, che sogna di diventare inventore, studia un folle piano per fuggire dall’orfanotrofio in cui vive e raggiungere Parigi per realizzare il suo sogno: diventare la prima ballerina dell’Opera. Félicie per riuscirci dovrà superare i propri limiti e anche tante difficoltà, oltre a dimostrare di crederci veramente. Potrà contare sull’aiuto di Odette e del Maestro Louis Mérante, mentre Camille e soprattutto la crudele Régine faranno di tutto per ostacolarla.

Impostata come una classica storia di formazione, la pellicola si sviluppa seguendo un percorso molto prevedibile, che contempla tutti i tipici punti chiave di ogni fiaba che si rispetti. Eppure è costruita in maniera impeccabile, sia a livello di scrittura che di animazione, riuscendo così facilmente nell’intento di emozionare lo spettatore. Del resto il messaggio che porta non passa mai di moda ed è anzi un bene che venga spesso ricordato ai bambini (e anche ai genitori) da film tutto sommato gradevoli come questo. Per realizzare i propri sogni bisogna dunque crederci con tutti se stessi ed impegnarsi al massimo delle proprie possibilità. E naturalmente non si deve mai smettere mai di sognare!

Ballerina vanta un cast vocale originale di tutto rispetto in cui spicca Elle Fanning nel ruolo della protagonista. Invece nella versione italiana Félicie è doppiata dalla giovane Emanuela Ionica, affiancata da Sabrina Ferilli, Alex Polidori, Francesco Prando, Federico Russo e addirittura l’Etoile Eleonora Abbagnato. Segnaliamo che le coreografie sono curate da Aurélie Dupont, direttrice del Corpo di Ballo dell’Opera di Parigi. La bella e accattivante colonna sonora di Klaus Badelt mescola musiche originali, musica classica e brani pop. La canzone dei titoli di coda è cantata da Francesca Michielin. 

Molto accurata l’animazione, anche nella ricostruzione storica, geografica e scenografica: ad esempio in Bretagna possiamo riconoscere i complessi megalitici preistorici di Dolmen e Menhir tipici della zona di Carnac, mentre a Parigi vediamo una Tour Eiffel ancora in costruzione.

Ballerina, al cinema dal 16 febbraio, è un divertente film d’avventura ma anche una deliziosa e commovente storia di amicizia e affetto, che fa della passione per i propri sogni il filo conduttore. Naturalmente va specificato che si tratta di un prodotto indirizzato principalmente alle bambine.

“Manchester by the Sea”: un intenso e toccante dramma familiare

di Silvia Sottile

Presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2016 e successivamente alla Festa del Cinema di Roma in selezione ufficiale, Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan è un intenso e struggente dramma familiare, sorretto dalla straordinaria interpretazione di Casey Affleck che, dopo aver vinto per questo ruolo Golden Globe e Bafta, punta all’Oscar come miglior attore protagonista.

Dopo l'improvvisa morte del fratello maggiore, Lee Chandler (Affleck), un idraulico di Boston, si vede costretto a tornare nella sua città natale, Manchester by the Sea, dove scopre di essere stato nominato tutore del nipote sedicenne Patrick (Lucas Hedges – candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista). Lee dovrà fare i conti con il suo passato, funestato da una dolorosa tragedia. Da segnalare anche la presenza di Michelle Williams che, nonostante la breve durata delle sue scene, lascia il segno, tanto da meritare la nomination come migliore attrice non protagonista.

Lonergan, autore anche della delicata sceneggiatura (per cui ha appena vinto un Bafta), riesce a costruire un dramma privo di scene madri violentemente urlate, che invece entra lentamente e con dolcezza dentro l’anima, toccando tutte le corde emotive dello spettatore. La tragedia è sussurrata, senza bisogno di alcun artificio per strappare lacrime, e forse proprio per questo l’angoscia in certi momenti è così intensa da star male. Manchester by the Sea, forte di una regia impeccabile e di una scrittura accurata, alterna due piani temporali, il presente e il passato, attraverso flashback che solo intorno alla metà della pellicola lasciano emergere pian piano il dramma che ha devastato l’esistenza di Lee fino a farci comprendere finalmente la portata del dolore che quest’uomo ha dovuto affrontare e che porta ancora dentro di sé. Eppure nei dialoghi e nei silenzi tra zio e nipote c’è spazio non solo per gli scontri ma anche per un’inaspettata e affettuosa  ironia, capace di alleggerire la tensione, evitando così che la tristezza diventi eccessiva.

La lunga durata (135 minuti) non pesa minimamente, del resto ci si affeziona talmente ai personaggi da provare reale empatia per le loro emozioni. Merito indubbiamente delle intense e toccanti interpretazioni di tutti i protagonisti, in particolare, come dicevamo, di Casey Affleck, che dimostra di possedere grandi doti attoriali, un enorme talento drammatico e un’espressività tale da essere in grado di recitare anche solo con gli sguardi o con poche sofferte parole.

I  meravigliosi paesaggi costieri del Massachusetts, ritratti al meglio grazie alla fotografia dai toni desaturati, sono l’ideale per lo svolgersi di un dramma di tale portata, ed entrano nel cuore al pari dei protagonisti. Sembra quasi di passeggiare insieme a loro in riva al mare, in quei luoghi in cui la natura ha realizzato qualcosa di magico.

Manchester by the Sea, al cinema dal 16 febbraio, è un dramma intimo e profondo che tocca anima e cuore. A nostro avviso il miglior film dell’anno. Non è certo un caso che abbia ricevuto 6 candidature agli Oscar, tra cui miglior film e miglior regia. Un capolavoro imperdibile.

giovedì 9 febbraio 2017

“Lego Batman – Il film”: per costruire un eroe serve un lavoro di squadra

di Silvia Sottile

L’idea di animare i mitici mattoncini Lego si era già rivelata vincente nel 2014 con The Lego Movie, diretto da Phil Lord e Christopher Miller. In attesa di un sequel, attualmente previsto per il 2019, Warner e DC hanno deciso di puntare sul personaggio indubbiamente più carismatico ed affascinante, il supereroe di Gotham City. È così che nasce Lego Batman di Chris McKay, divertentissimo spin-off  in cui il giustiziere mascherato diventa protagonista assoluto.

Il Batman dei film Lego è però molto diverso da quello che abbiamo conosciuto nei numerosi film live action precedenti; è tronfio, pieno di sé, un po’ coatto. In appena un’ora e mezza la pellicola riesce a ripercorrere tutto l’immaginario fumettistico e cinematografico in chiave irriverente e parodistica, ma anche a fornire un ritratto intimo del protagonista.

La trama è semplice e ben strutturata. Batman prosegue nel suo compito di difendere in solitaria la città di Gotham City, e anche nella vita privata è un uomo solo, ancora tormentato dal suo passato. Le cose cambiano quando il commissario Gordon va in pensione lasciando il suo posto alla figlia Barbara (futura Batgirl), donna in gamba che non vuole dipendere in tutto e per tutto dall’eroe mascherato e crede nel lavoro di squadra. Nel frattempo entra nella vita di Batman anche il giovane figlio adottivo Dick Grayson (alias Robin), mentre è sempre presente il fedele maggiordomo Alfred, quasi una figura paterna. Intanto il principale nemico di Batman, il Joker, vuole a tutti i costi essere considerato il cattivo numero uno (a sottolineare un rapporto di odio/amore col nostro supereroe) e raduna un gruppo di super cattivi per distruggere Gotham City.  Riuscirà Batman a salvare ancora una volta la città e ad aprirsi all’affetto di famiglia e amici? Il percorso di crescita lo porterà a scoprire che l'unione fa la forza.

Lego Batman si rivolge ad un pubblico molto ampio. Il messaggio finale, che vede il trionfo dell’amicizia e l’importanza della famiglia e degli affetti, è principalmente rivolto ai bambini che si divertiranno tantissimo anche per le innumerevoli scene d’azione, le gag esilaranti, il ritmo frenetico e adrenalinico, una bella colonna sonora onnipresente (le musiche forse sono un tantino martellanti) e le immagini dai colori sgargianti di un meraviglioso mondo animato fatto di mattoncini Lego. Saranno invece gli adulti a gustarsi le numerose citazioni ironiche ed i rimandi ai vecchi film di Batman (da quelli di Tim Burton, a Nolan, al recente Batman V Superman), per non parlare dei fantastici cross over con varie saghe tutte di proprietà Warner e di cui naturalmente esistono set di costruzioni Lego: vedere sullo schermo, insieme a Batman e compagni, anche la Suicide Squad, la Justice League e soprattutto Godzilla, King Kong, Lord Voldemort  (dalla saga di Harry Potter) e addirittura l’occhio di Sauron (Il Signore degli Anelli) è davvero uno spasso. Inoltre non mancano le battute irriverenti nei confronti dei “rivali” Marvel.

Tra i doppiatori originali si segnalano Will Arnett, Rosario Dawson e Ralph Fiennes, mentre in Italia la voce di Batman è quella di Claudio Santamaria, che ha fatto un lavoro straordinario. Del resto ha già doppiato il Batman di Christian Bale, quello di The Lego Movie ed ha anche interpretato un supereroe nostrano in Lo chiamavano Jeeg Robot. Bene anche Alessandro Sperduti nel doppiaggio di Robin, mentre non convince Geppi Cucciari come Barbara Gordon, a causa di un accento sardo volutamente troppo marcato.

Lego Batman – Il film, nelle nostre sale dal 9 febbraio, è una divertente parodia di tutto l’universo Batman. È un film allegro, esilarante, dinamico, decisamente riuscito e adatto a tutta la famiglia. 

mercoledì 1 febbraio 2017

“A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia”: film romantico contro la segregazione razziale

di Silvia Sottile

A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia, diretto da Amma Asante, è tratto dall’omonimo romanzo di Susan Williams (edito in Italia da Newton Compton), basato sulla storia vera di Seretse Khama, erede al trono del protettorato britannico del Botswana, nell’Africa meridionale.

Il protagonista (David Oyelowo) studia legge a Londra per prepararsi a diventare Re del suo popolo e si innamora, ricambiato, della dattilografa Ruth Williams (Rosamund Pike). I due decidono di sposarsi ma incontrano innumerevoli difficoltà non solo da parte delle rispettive famiglie, ma anche del Governo britannico a causa degli interessi economici che l’Inghilterra ha in Sudafrica, paese in cui sta prendendo piede la drammatica politica dell’apartheid. Siamo infatti nel 1947: Ruth è bianca, Seretse è nero. In un mondo in cui la segregazione razziale è al suo apice, Seretse subisce episodi di razzismo in Inghilterra ma anche Ruth vive inizialmente enormi difficoltà nell’essere accettata in Botswana. I due giovani lottano instancabilmente per difendere il loro amore e superare i pregiudizi, passando anche per l’esilio e l’abdicazione al trono, fino a cambiare la storia e a trasformare il Botswana in una ricca Repubblica democratica in cui bianchi e neri convivono pacificamente. Un esempio a cui negli anni ’60 guardò con speranza anche Nelson Mandela.

La storia di A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia è dunque molto forte e porta con sé un messaggio importante. Eppure la pellicola, purtroppo, ha il sapore di un’occasione mancata. La realizzazione infatti non è all’altezza del contenuto. La prima parte del film sembra una smielata storia d’amore e la seconda, molto più politica, non riesce comunque ad essere incisiva come avrebbe dovuto.

L’impressione è che la regista abbia dato un’impostazione troppo classica da intensa e struggente love story, mentre avrebbe dovuto dare maggior rilievo all’aspetto realmente più importante,  ovvero il messaggio politico contro la segregazione razziale. Sicuramente quest’ultimo punto fondamentale emerge chiaramente dal racconto ma appare tuttavia eccessivamente romanzato. Anche la recitazione soffre dello stesso problema, rivelandosi troppo impostata e sdolcinata, anche se bisogna ammettere che le interpretazioni dei protagonisti risultano fortemente penalizzate da dialoghi melensi e soprattutto da un pessimo doppiaggio italiano da soap opera. I comprimari (tra cui segnaliamo Jack Davenport e Tom Felton, ovvero il Draco Malfoy della saga di Harry Potter) si trovano addirittura costretti in ruoli stereotipati.

Buono il lavoro del comparto tecnico, in particolare vanno elogiati i costumi del premio Oscar Jenny Beavan (Camera con vista, Mad Max: Fury Road) e la fotografia di Sam McCurdy (Il Trono di Spade) che  dà il suo meglio nel rendere gli splendidi paesaggi africani, caldi e assolati, evidenziandone la netta differenza rispetto all’ambientazione londinese dai toni e colori freddi. Le musiche invece non lasciano il segno.

A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia, al cinema dal 2 febbraio, nonostante il tema affrontato, ha perso l’occasione di fare qualcosa di realmente memorabile.